I genitori di una bimba autistica che vive nella zona dell'alto Tirreno cosentino, non dovranno più pagare le cure Aba per la figlia autistica fino al diciottesimo anno di età e le somme fin qui sborsate dovranno essere risarcite fino all'ultimo centesimo. Lo ha stabilito il giudice Antonio Dinatolo, in servizio alla Prima Sezione Civile del tribunale di Paola, che si occupa di controversie legate al lavoro e alla previdenza sociale. La sentenza è del 22 luglio scorso. Dinatolo ha accolto il ricorso avanzato da una giovane coppia, che per un anno ha dovuto pagare le terapie erogate da un centro privato, autorizzato ma non convenzionato, che prova a sopperire alla mancanza di strutture sanitarie pubbliche che garantiscano percorsi educativi individualizzati di tipo cognitivo-comportamentale nel territorio dell'alto Tirreno cosentino.

La vicenda

Protagonisti della vicenda sono una giovane coppia e la loro bimba di sei anni, che due anni fa ha ricevuto la diagnosi di autismo. Per le cure, la famiglia si era rivolta al poliambulatorio di Scalea, dove sorge un reparto di neuropsichiatria infantile, ma qui le cure Aba (utili al trattamento dello spettro del disturbo autistico), non sono contemplate (come vi abbiamo raccontato qui). Di conseguenza, chi vive nella Riviera dei Cedri e ha necessità di sottoporsi a tali terapie, di norma dovrebbe affrontare un viaggio di andata e ritorno anche di cinque ore, per almeno cinque giorni alla settimana. In provincia di Cosenza la prima struttura pubblica che garantisce le cure Aba si trova a Rossano, dall'altra parte della Calabria, sul versante ionico.

Così numerose famiglie sono costrette a rivolgersi alle strutture private del posto, come è successo ai genitori della bimba protagonista di questa storia. Ma spesso i costi sono insostenibili e le ore di terapie indicate dai medici, 36, si riducono drasticamente. «Al fine di concordare un intervento educativo individualizzato di tipo cognitivo-comportamentale a beneficio della minore - si legge nel documento redatto dal giudice - la famiglia, che è monoreddito, a causa degli elevati costi dei trattamenti, si vedeva costretta a stipulare una convenzione che prevedeva un intervento educativo individualizzato di tipo cognitivo-comportamentale di sole tre ore settimanali».

La famiglia, prima di adire le vie legali, aveva provato autonomamente a chiedere all'Asp di Cosenza di provvedere ad erogare le prestazioni sanitarie necessarie alla piccola, ma gli uffici di via Alimena avevano respinto la richiesta «in quanto la struttura indicata non è convenzionata con il Sistema Sanitario Regionale». Di qui, la decisione di affidarsi a un giudice.

La sentenza

Il giudice del tribunale di Paola, qualche giorno fa, ha accolto in toto il ricorso della famiglia della bimba autistica e ha condannato l'Asp di Cosenza alle spese di lite e a risarcire le spese fin qui sostenute (alla data del 20 aprile 2022 erano 3.000mila euro) «e di tutte le future spese che i coniugi dovranno sostenere per continuare la terapia del trattamento riabilitativo cognitivo comportamentale mediante la metodologia Aba».

L'Asp dovrà anche occuparsi «sino al compimento della maggiore età, dell’erogazione diretta o indiretta del trattamento riabilitativo cognitivo comportamentale mediante la metodologia ABA, per almeno 36 ore a settimana». Nell'emettere la sentenza, il giudice Dinatolo fa riferimento all'art. 32 della Costituzione, che tutela il diritto alla salute di tutti i cittadini, senza alcuna distinzione. La famiglia della bimba, che si dice soddisfatta della sentenza, è stata assistita dagli avvocati Achille Ordine ed Emilia Nervino.