Maria e Luigi, oltre la demenza: storia di un amore lungo 38 anni

VIDEO | Dopo 38 anni di matrimonio la malattia non ha portato via ciò che c'è di più prezioso: l'amore. Maria: «Mi prenderò cura di mio marito fino all'ultimo respiro»

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di Rossella  Galati
14 febbraio 2020
18:04

Sono uniti in matrimonio da 38 anni Luigi Talarico e Maria Codispoti, nella buona e nella cattiva sorte. Una vita insieme fatta di amore e di gioie, di sacrifici e di rinunce ma anche di malattia.

Tra la fine del 2017 e i primi giorni del 2018 infatti qualcosa si inceppa e quell’uomo educato, un pò taciturno, che per 40 anni ha lavorato al monopolio di Stato, inizia ad avvertire un senso di smarrimento.

E quelli che sembrano essere i primi sintomi di depressione, dopo qualche mese si riveleranno invece i primi segnali di una demenza vascolare progressiva.


La malattia

«All’inizio non riuscivo a gestire la situazione perché mio marito, che è sempre stato molto educato, andava in bagno con la porta aperta, se doveva uscire nudo davanti a mia madre lo faceva, faceva i bisogni dappertutto.

La situazione iniziava ad essere ingestibile. Finchè non sono andata dal dott. Gareri, un medico eccezionale. E devo ringraziare lui e l’assistente sociale Perrone perché in sette mesi di puro calvario mi sono stati vicini soprattutto a livello umano. Mio marito ha paura di tutto, ha le allucinazioni. Non nascondo che all’inizio ero talmente stanca e avvilita che non riuscivo nemmeno a pensare. La malattia di mio marito purtroppo è stata devastante e mi fa rabbia pensare che non ci sia nessun aiuto da parte delle istituzioni».

L'amore vince su tutto

Lo sconforto e la paura di non farcela sembrano  avere il sopravvento nella vita di Maria che ad un certo punto decide di battersi per difendere la sua dignità e quella di suo marito, perché la malattia non ha portato via ciò che per loro è più prezioso: l’amore. «Mi mancano tante cose che purtroppo so di non poter avere più. Non si tratta di cose materiali, quelle non le ho mai pensate. Mi mancano i viaggi che facevamo insieme, le nostre uscite, le cene con la famiglia di mio figlio e con i consuoceri. Però è andata così e non posso farci niente, devo solo andare avanti per lui perché è ritornato bambino e so che ha bisogno di me».

Il centro diurno Alpade

Ma ad un certo punto, lungo il suo percorso, Maria incontra Elena Sodano e il centro diurno Al. Pa. De., Alzheimer, Parkinson e demenze gestito dall’associazione Ra. Gi. di Catanzaro, dove Luigi tre volte a settimana trascorre il suo tempo in un ambiente accogliente e rassicurante.

«Elena e il suo staff sono stati meravigliosi: mi hanno accolto, mi hanno fatto parlare, con loro ho pianto, ho gridato e nel momento in cui volevo andare via e lasciare tutto mi hanno capita e aiutata. E lo stesso hanno fatto con mio marito e posso dire di aver visto i risultati. Non finirò mai di ringraziarli.

Quello che mi dispiace è che non siamo ascoltati dalle istituzioni e fondi per questi centri non ce ne sono».

Maria, che nel gestire la sua famiglia non ha mai chiesto l’aiuto di nessuno, si emoziona mentre parla e i suoi occhi si riempiono di lacrime: «Mi emoziono perché penso alla tenerezza che mi fa mio marito quando mi cerca come un bambino, mi fa emozionare mia mamma e mi fa emozionare il calore che trovo al centro Ra. Gi.».

Il rapporto con il mare

Maria ha quasi 64 anni, è mamma, moglie, nonna e figlia. È una donna forte e fragile allo stesso tempo che ogni giorno si prende cura non solo del marito ma anche della madre che ha tanto bisogno di lei. Un donna che nei momenti di debolezza trova nel mare il suo confidente: «A chi mi riconosce il fatto di essere una donna forte dico che anche i muri cadono e così anche io a volte perdo l’equilibrio e la fiducia in me stessa ma non sono il tipo che nasconde la testa sotto la sabbia e quindi mi rialzo subito perché non  voglio lasciarmi andare.

L’ho fatto e non lo voglio fare più. Devo andare avanti per mio marito, per mia madre, per mio figlio, per la mia nipotina, per mia nuora. Nei momenti in cui mi sento agitata vado in riva al mare - confessa - lì trovo pace. Racconto al mare la mia storia, le mie emozioni, le mie gioie, le mie paure, le mie ansie. Gliele racconto perché so che lui mi ascolta e non parla con nessuno. E certe volte penso che al di sopra di me ci sia qualcosa che mi dà la forza di andare avanti e ogni tanto rivolgendomi a Dio gli dico “pensaci Tu”. Sono certa che lui mi ascolta perché nei momenti più bui in cui credevo di toccare il fondo, ho visto un po’ di luce».

Maya, una nipotina speciale

Ma a dare sollievo a Maria c’è anche la sua adorata nipotina Maya, di 4 anni: «Menomale che c’è – racconta –, lei è la mia fonte di vita, la mia energia, il mio tutto».

L’amore, un sentimento tanto bello quanto doloroso, vince nella vita di Maria e quando ad un certo punto viene messa di fronte ad una scelta, ovvero se affidare Luigi alle cure di una clinica specializzata, considerata la gravità della situazione, o prendersi personalmente cura di lui giorno per giorno, decide di dedicare la sua vita all’uomo che ha sposato: «Finchè io avrò vita, fino all’ultimo respiro, lo curerò io».

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