I dati analizzati dal fisico e divulgatore scientifico Giorgio Sestili dimostrano che il trend si sta invertendo dopo 15 settimane consecutive di riduzione degli indici
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Ci sono i primi, chiari, segnali di risalita dei casi di infezione da virus SarsCoV2 in Italia: aumentano i valori in otto regioni, molte delle quali meta di vacanze, così come accennano a salire sia il tasso di positività sia l'indice di contagio Rt: è quanto emerge dall’analisi del fisico Giorgio Sestili, fondatore della pagina Facebook 'Coronavirus-Dati e analisi scientifiche' e del network di comunicazione della scienza 'giorgiosestili.it'.
«Abbiamo i primi segnali di un aumento dopo 15 settimane consecutive di riduzione - ha detto Sestili all'Ansa -. Nell'ultima settimana registriamo un aumento del 7% dei casi positivi e un aumento del 40% del rapporto fra i casi positivi e tamponi molecolari». Ha superato il valore 1 anche il Covindex, ossia l'indice confrontabile all'indice di contagio Rt e che viene calcolato sulla base del rapporto tra il numero dei nuovi casi positivi e i tamponi eseguiti.
«Dal 15 marzo scorso, ossia per quasi quattro mesi, il Covindex era sceso sotto 1 e adesso è di nuovo leggermente al di sopra di 1», ha osservato Sestili. «Per l'Istituto Superiore di Sanità l'indice Rt è ancora sotto 1, ma bisognerà vedere - ha osservato - perché il Covindex anticipa di alcune settimane quello calcolato dall'Iss».
Segnali di risalita dei casi sono evidenti anche nelle regioni: «Fino alla settimana scorsa tutte le regioni scendevano, ma adesso otto sono in salita». Si tratta di Sicilia, Abruzzo, Campania, Marche, le province autonome di Trento e Bolzano, Veneto e Sardegna.
Nel loro insieme, «sono segnali che vanno presi sul serio e monitorati perché è probabile che in Italia sia in corso un fenomeno analogo a quello che è accaduto in Gran Bretagna e che sta avvenendo nei Paesi europei in cui si rileva un aumento nei contagi». Bisogna però considerare, ha osservato, che «c'è una fetta ancora troppo grande di popolazione non vaccinata. È chiaro che ricoveri non potranno salire come un anno fa grazie ai vaccini, ma proprio sui vaccini serve un cambio di strategia». Il problema, ha concluso il ricercatore, riguarda soprattutto «gli over 50 e gli over 60 che non si sono ancora vaccinati e che per questo motivo corrono un serio rischio di ammalarsi e nello stesso tempo mettono a repentaglio la salute pubblica».