Le tre varianti del virus SarsCoV2 più diffuse in Europa aumentano il rischio di ricovero, nei reparti Covid e nelle unità di terapia intensiva, anche fra i più giovani, ossia nelle classi di età comprese fra 20 e 39 anni e fra 40 e 59 anni, come fra i giovanissimi da zero e 19 anni: lo indicano i dati relativi alla variante inglese (B.1.1.7), alla sudafricana (B.1.351) e alla brasiliana (P.1), analizzati in sette Paesi europei, compresa l'Italia, nella ricerca pubblicata su Eurosurveillance, la rivista scientifica online del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc).

È un dato, si rileva nell'articolo, che indica «la necessità di raggiungere rapidamente livelli elevati di copertura vaccinale e di aderire alle misure di sanità pubblica tese a ridurre l'incidenza del virus SarsCoV2». Fra gli strumenti utili in questa fase dell'epidemia, nella quale giocano un ruolo anche le varianti, gli autori della ricerca indicano i test diagnostici e la tracciabilità come misure cruciali per ridurre la diffusione del virus.

La ricerca

La ricerca – riferisce ansa - è stata condotta su più di 23.300 casi provocati da varianti, selezionati fra i 3.2 milioni complessivi registrati in sette Paesi (Cipro, Estonia, Finlandia, Irlanda, Italia, Lussemburgo e Portogallo) nel periodo compreso fra metà settembre 2020 e metà marzo 2021. Dei casi provocati dalle varianti (23.343), quasi 20.000 (19,995) erano dovuti alle varianti che destano preoccupazione, le 'Voc' (Variant og Concern). In tutti i Paesi considerati nella ricerca la variante inglese risulta essere la più diffusa ed è stata identificata in 3.730 bambini e ragazzi fra zero e 19 anni, pari al 19,4% dei casi, in 6.005 giovani adulti fra 20 e 39 anni (31,3%) e in 6.151 adulti fra 40 e 59 anni (32,0%). Inferiori i numeri relativi alle fasce d'età più avanzate: 2.538 casi in quella fra 60 e 79 anni (13,2% e 783 negli over 80 (4,1%). Il rischio di ricovero risulta essere tre volte maggiore nella fascia 20-39 anni e 2,3 volte più alto in quella 40-59 anni, mentre i ricoveri in terapia intensiva erano confrontabili.

Le varianti e i rischi

Per le altre due varianti i numeri sono molti più bassi, con percentuali diverse nelle diverse fasce d'età. La sudafricana, per esempio, è più comune nelle fasce d'età 20-29 anni (147 casi, 33,7%), e 40 e 59 anni (139,31,9%), poi in quella 60-79 anni (62, 14,2%). Nei giovanissimi fra zero e 19 anni (60, 13,8%) e infine negli over 80 (28, 6,4%). Con questa variante il rischio di ricovero è fra 3,5 e 3,6 volte maggiore per i gruppi d'età 40-59 anni (in questa fascia aumentano anche le probabilità di ricovero in terapia intensiva) e 60-79 anni.

 La variante brasiliana è stata rilevata soprattutto nella fascia 40-59 anni (107, 30,4%) e da zero a 19 anni (79, 22,4%), a seguire nelle fasce d'età 20-29 (66, 18,8%), 60-79 (58, 16,5%9 e over 80 (42, 11,9%). In questo caso il rischio di ricovero aumenta fra 3 e 13,1 volte nei gruppi d'età 20-39 anni, 40-59 e 60-79: i ricoveri in terapia intensiva aumentano da 2,9 a 13,9 volte nei gruppi 40-59 anni, 60-79 anni e negli over 80).