VIDEO | Intervista al direttore ff di Pediatria dell’ospedale Annunziata di Cosenza, Natale Dodaro: «Abbiamo avuto diversi piccoli ricoverati e c'è chi ha rischiato di finire in Terapia intensiva» (ASCOLTA L'AUDIO)
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Alle undici del mattino l’ingresso di Pediatria dell’ospedale dell’Annunziata è affollato ma silenzioso. I bimbi se ne stanno buoni a seguire i percorsi colorati delle pareti. In quelle tinte che rompono il grigiume, gocciola l’attesa dei genitori impazienti raccolti dietro la porta chiusa del reparto. Palloncini e pupazzi tengono compagnia ai piccoli in braccio ai papà che nascondono la preoccupazione dietro una mascherina di carta azzurra. «È tempo di influenza, purtroppo, e capire se è solo una febbre o altro non è facile, tutt’altro».
La stagione dell’influenza e i sintomi simili al Covid
Il direttore facente funzioni del reparto è il dottor Natale Dodaro. La lenta risalita dei contagi anche fra minori e il periodo, a cavallo tra l’autunno e l’inverno, che, come l’anno scorso, mescola i sintomi di mali di stagione con altro, fino a rendere le diagnosi sempre più difficili e le paure più vive, sta togliendo il sonno a tutti i pediatri.
Negli Stati Uniti è in corso la vaccinazione dei più piccoli appartenenti alla fascia 5 anni-11 anni, fino a questo momento esclusa dal novero dei soggetti da sottoporre a iniezione. Adesso, complici anche le varianti che hanno dato un’accelerata nella diffusione, Biden dopo l’ok della Fda, ha invogliato tutti i genitori a vaccinare i propri figli specie se piccoli, ancor di più se fragili. E in Italia non si aspetta altro che l’ok dell’Ema e dell’Aifa per iniziare.
La diatriba infinita sui favorevoli e contrari
L’argomento, inutile dirlo, non è caldo ma bollente. Solo alla parola “vaccino” si scatenano fazioni di credenti contro miscredenti, la pattuglia di chi crede nella scienza e nella medicina e chi spalleggia tesi complottistiche magari per mascherare paure e tremori. Dunque associare la parola “vaccino” alla parola “bambino” per moltissimi, anche vaccinati della prima ora, può sembrare troppo azzardato, rischioso, inutile. Ma è davvero così?
L'intervista al dottor Dodaro
Dottor Dodaro, facciamo chiarezza. Negli Stati Uniti hanno cominciato a vaccinare i bambini, in Italia non siamo così lontani da quel giorno, cosa ne pensa?
«Guardiamo i dati forniti dall’Iss nei primi giorni di novembre. Cosa dicono? Che dall’inizio della pandemia fino al 9 novembre scorso sono stati segnalati in Italia 790mila casi di Covid-19 in età pediatrica che è quella che va dagli 0 ai 18 anni. Ottomila pazienti hanno richiesto l’ospedalizzazione e di questi 250 sono finiti in Terapia intensiva con 36 decessi registrati. Questi dati sono allarmanti».
Il comune sentire dice: ok, i più piccoli possono ammalarsi ma non gravemente, pare non sia così.
«Infatti non lo è. Qui all’ospedale dell’Annunziata, per esempio, abbiamo avuto casi di bambini ricoverati a causa del Covid e un paio di loro presentavano gravi complicanze».
Erano bambini che soffrivano di altre patologie?
«Non tutti, un piccolo di otto anni era perfettamente sano. Siamo riusciti a non portarlo in Terapia intensiva per un soffio ma è stato molto male a causa della Mis-C».
Di che si tratta?
«È una patologia respiratoria conseguenza del virus, una sindrome infiammatoria multisistemica che inizialmente si credeva fosse la cosiddetta Sindrome Kawasaki. E non è l’unico problema di cui possono soffrire i più piccoli, c’è anche il rischio di Long Covid».
Anche per i bambini?
«Non riguarda solo gli adulti e si manifesta anche dopo dodici settimane dalla guarigione dal Covid con difficoltà di concentrazione, dolori alle ossa, affanno».
Questo aumento nei contagi la preoccupa?
«Preoccupa tutti. Negli ultimi due mesi l’incremento riguarda soprattutto, e mi rifaccio di nuovo ai numeri ufficiali forniti dall’Iss, la fascia d’età che va dai 6 ai 12 anni al momento esclusa dalla vaccinazione».
Cosa ne pensano i pediatri italiani della possibile introduzione della vaccinazione in età pediatrica?
«La Società italiana di pediatria ha formulato un documento, sottoscritto anche dall’associazione pediatrici italiani, che condivide in pieno l’atteggiamento del Fda americana di permettere la vaccinazione ai bambini e auspica che avvenga anche in Italia al più presto».
Dottore, parliamo chiaro: questi vaccini per i bambini sono sicuri o comportano rischi?
«L’Fda ha valutato sia l’efficacia che la sicurezza. La prima è pari del 90,7%, la seconda ha registrato ottimi riscontri. I bambini non hanno avuto effetti collaterali gravi ma di lieve entità: dolore al punto di inoculazione, un po’ di febbre, dolori articolari che durano al massimo un paio di giorni. I benefici superano di molto i rischi, non v’è dubbio».
Lei è d’accordo, quindi, nel vaccinare contro il Covid i bambini?
«Sono perfettamente in linea con quanto già ribadito dalla Società italiana di Pediatria, quindi sì, sono favorevole. È importante che la vaccinazione sia fatta a tappeto e riguardi tutti, se rimane una fascia scoperta allora aumentano i casi in quel segmento e questo favorisce il subentrare di varianti più aggressive».
Ci sono dei bambini, magari affetti da patologie, per cui è sconsigliato il vaccino?
«La vaccinazione va bene per tutti i piccoli, soprattutto per i pazienti più fragili che dovranno avere la priorità».
In questo momento, parlo dell’inizio della stagione fredda, è facile scambiare i sintomi influenzali per altro, cosa consiglia ai genitori?
«Di procedere con i vaccini anti-influenzali. Se in Italia dovesse partire la vaccinazione anti-Covid è bene sapere che si può procedere contestualmente con i due vaccini o attendere un intervallo di due settimane tra una somministrazione e l’altra».