«Polveri sottili veicolo di contagio», regioni “povere” del Sud meno esposte

La Società italiana di medicina ambientale mette in relazione i numeri della diffusione del coronavirus con l’inquinamento atmosferico che grava sulle aree del Paese più sviluppate

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di Redazione
20 marzo 2020
12:42

Tra i tanti studi che si vanno intensificando sulle possibili cause che accelerano o rallentano la diffusione dell’epidemia da Covid-19, molto dibattuti sono quelli relativi alla qualità dell’aria, contenenti i dati su inquinamento e polveri sottili. La constatazione che nel Sud d’Italia l’espansione del contagio sia stata sino ad oggi più lenta, o comunque ritardata, fa pensare che, aldilà della diversa concentrazione umana, anche lo smog influisca sul diffondersi della malattia. E suscita reazioni e conclusioni diverse, nel mondo scientifico.

 


I satelliti

Come mostrato dai molti satelliti in orbita, l’inquinamento atmosferico risulta in notevole calo in tutte quelle aree del pianeta dove sono state attuate misure restrittive per il contenimento del Covit-19. Nello specifico, dall’inizio delle ordinanze, si sta registrando una riduzione costante del 10% per settimana del dato relativo ai valori degli inquinanti.


Contagi e polveri sottili

La SIMA, Società Italiana Medicina Ambientale, mettendo in relazione i numeri del contagio con quelli relativi alla qualità dell’aria ha dimostrato che c’è una forte e stabile relazione tra il superamento dei limiti di PM10 e PM2,5 ossia delle polveri sottili maggiormente responsabili dell’inquinamento, e il numero dei contagiati. La conclusione a cui sono giunti gli scienziati è che le suddette polveri sottili fungono da trasporto per il virus, aumentando la possibilità di contagio anche alla distanza standard che ci hanno indicato di un metro, che quindi, nelle aree del pianeta maggiormente inquinate, andrebbe aumentata.

 

E al Sud?

In Italia la Pianura Padana, territorio in cui è maggiore la presenza e diffusione del Covit-19, è la più inquinata non solo d’Italia ma anche d’Europa e tra le prime di tutta la Terra. Questo non significa naturalmente che in Calabria, in Puglia, in Sicilia, seppur presentano un tasso di industrializzazione e di inquinamento meno elevato rispetto alle regioni del Nord Italia, la diffusione del virus non avviene, ma che avviene con un elemento di facilitazione in meno.

 

Salvare il pianeta

Una delle tante considerazioni a margine dell’analisi su questa terribile pandemia è da fare proprio in merito a come gli uomini hanno maltrattato, abusandone, l’intero ecosistema mondiale. Ora la natura ci ha dato un segnale forte e un’ultima occasione per ripensare a un nuovo modo di abitare il Pianeta, perché tutelarla significa tutelare noi stessi non più come singoli individui ma come intera specie.

 

*a cura di Marta La Torre

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