Il sindacato all'attacco: «Sono affidabili al 98,9% eppure si continua su una strada accidentata che ci ha visto costretti anche a inviare tamponi in altre regioni»
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«È fatto noto a tutti che la prima ondata pandemica ha potuto diffondersi anche grazie all'impreparazione delle strutture sanitarie sul piano diagnostico». Così in una nota il coordinatore della dirigenza medica e sanitaria Cgil, Ivan Potente.
«L’avvento della pandemia, sottovalutato dagli organi di riferimento mondiali per come ampiamente dimostrato, è stato tale anche in funzione della scarsa possibilità di approccio diagnostico diffuso sui territori interessati dall’impatto del virus. Bene, da quel momento in avanti, fortunatamente la capacità di risposta si è irrobustita con la messa a punto di altri test in grado di effettuare diagnosi in maniera anche più rapida e con un progressivo abbattimento del costo».
«Su questo tema l’intera regione Calabria è in affanno, per i notevoli ritardi e la mancata programmazione cui le strutture preposte avrebbero dovuto ottemperare. Vieppiù un dato che ci sfugge: attualmente sono presenti sul mercato test diagnostici con marcatura CE che hanno una concordanza, stante i dati presentati, con la biologia molecolare del 98,9%. Nonostante ciò sia oramai un’evidenza scientifica, che oltretutto ha costi molto più ridotti (7 euro circa a test contro 20 euro circa) e tempi altrettanto più ridotti (circa 130 campioni/ora) e nonostante ci sia stato un impegno da parte di soggetti competenti che prontamente hanno provato a far ragionare su tal guisa chi di dovere, si continua su una strada accidentata che ci ha visto, fin qui, costretti anche a inviare tamponi in altre regioni».