«Per tutti coloro che, dopo sacrificio e studio, hanno partecipato al concorso per operatore socio sanitario e collaboratore professionale sanitario infermiere l’estate, che non è mai iniziata, è stata, e continua ad essere, decisamente rovente ed afosa». Così scrive in una nota l’avvocato del foro di Catanzaro, Stefania Valente, legale rappresentante di un gruppo di partecipanti ai due concorsi che l’azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio di Catanzaro ha bandito annullando poi le prove preselettive sull’onda mediatica scatenata dalle denunce di presunte irregolarità.

 

Una battaglia di civiltà morale 

«Molti dei non ammessi, occupando le piazze e suscitando l’attenzione dei mezzi di informazione, hanno scritto una bella pagina di dignità umana ed impegno civile. Questi con coraggio, senza ipocrisia e convenienti furbizie, hanno pubblicamente denunciato alcune evidenti irregolarità nello svolgimento della prima fase selettiva del concorso. A me, come pure altri colleghi, è stato richiesto da un nutrito numero di candidati un supporto legale per quella che da subito si è palesata una grande battaglia di civiltà giuridica oltre che morale. Già dalla prima documentazione esibitami, ho compreso che difendendo questo “drappello di coraggiosi” avrei difeso l’interesse di tutti i concorrenti ad accertare lo svolgimento di una prova, seppur nella fase preselettiva, rispettosa del principio legalità e della persona».

 

Le conferme

"Tutto quello che è accaduto da un mese a questa parte conferma che quanto da noi sostenuto sia legittimo e fondato. La conferma proviene proprio dalla stessa amministrazione che ha indetto il concorso, la quale attraverso due delibere del direttore generale ha prima sospeso e poi annullato i risultati dello svolgimento della prima prova. Quando la pubblica amministrazione risolve i suoi conflitti attuali o potenziali, intervenendo, in via di autotutela, unilateralmente su una questione di propria competenza, riesaminando criticamente la propria attività in vista dell’esigenza di assicurare il più efficace perseguimento dell’interesse pubblico ed annullando un provvedimento, vuol dire che le anomalie riscontrate, benché nella fattispecie di qualità e numero inferiori a ciò che i non ammessi denunciano, sono molto evidenti. Quello che accadrà successivamente su questo terreno, reso ancor più scivoloso dalla strana decisione di annullare un concorso ma di confermare le commissioni di valutazione dello stesso, prescinde dalle posizioni che sul piano giuridico ed in ogni giurisdizione noi assumeremo. Ritengo pertanto improprio e non condivisibile che si dibatta su questioni tecnico-giuridiche attraverso dichiarazioni ai mass media perché si rischia di creare un clamore tale da confondere le cose e mettere nella famosa notte hegeliana tanti elementi diversi tra loro. Per esempio quello in cui si vedrebbero confusi in un generale indistinto le vere vittime del concorso, in particolare tutti gli esclusi magari colpevoli di aver perso la prima fase selettiva per la loro incapacità ed ignoranza e non, invece, per le gravi scorrettezze che hanno fatto di questo concorso un luogo che proprio le capacità e le competenze ha mortificato".

 

Sparare nel mucchio

La nostra missione non è quella di “sparare nel mucchio” tanto per colpire qualcuno ma ricercare la verità per capire chi o cosa ha impedito lo svolgersi di una selezione ad armi pari, senza vantaggi precostituiti o poco nobili espedienti, spesso malcelati o goffamente messi in atto. Non viene rivendicato il diritto di sostituirsi a qualcuno tra coloro che hanno superato la prima selezione ma “molto più semplicemente” di potersi ripresentare tutti ai nastri di partenza forti soltanto delle proprie capacità e preparazione al fine di pervenire ad una selezione effettivamente meritocratica. Mi piace sottolineare altresì, per una mera puntualizzazione di principio che, in un concorso siffatto e per giunta annullato, se vi è una sola cosa certa è proprio la totale assenza di vincitori poiché ci sarebbe stato, semmai, soltanto un elenco di ammessi alle prove successive. Parlare, quindi, in maniera impropria di “vincitori” equivale, a mio avviso, a confondere ulteriormente le fasi del concorso e ad estendere la eco di una guerra tra poveri, già causata da questo sistema di falsa selezione dei meriti, cui la Calabria intera ha assistito".

 

l.c.