Dal primo luglio all’ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro, i papà, o un altro accompagnatore, avranno nuovamente accesso alla sala parto per stare accanto alle future mamme in uno dei momenti più importanti della propria vita, nel rispetto delle misure di sicurezza e prevenzione imposte dalla pandemia.

Cade così il divieto d’accesso, scattato con l’emergenza coronavirus. Ad annunciarlo è Menotti Pullano, direttore ff del reparto di ginecologia e ostetricia: «Noi abbiamo inteso rispettare completamente le normative che ci sono state trasmesse attraverso la direzione sanitaria per quanto riguarda la gestione degli ingressi e la frequentazione delle sale parto a scopo preventivo. Dobbiamo comunque mantenere un livello di sicurezza elevato, per questo dal mese di luglio le donne potranno essere assistite in sala parto da una persona a loro scelta, il marito, la mamma o qualche altro parente, che devono presentarsi in ospedale con l’autocertificazione anti-covid, che presenta anche la partoriente, e deve avere a disposizione un recente esame sierologico completo che dia sicurezza alla struttura stessa».

Attività ripartite

Dunque il reparto diretto dal dott. Menotti, che insieme alla ginecologia universitaria rappresenta un fiore all’occhiello della sanità calabrese, con una potenzialità di circa 2000 parti annui, anche  nell’era Covid-19 ha visto venire al mondo numerosi bambini e sta tornando ora alla normalità: «Il periodo che abbiamo attraversato è stato un po’ difficile, soprattutto all’inizio, perché il rischio è stato elevato per tutti gli operatori sanitari ma l’organizzazione ha sopperito a queste criticità e gli infermieri, le ostetriche e i medici hanno garantito e garantiscono tutt’ora un clima sereno, assicurando anche la giusta assistenza morale e psicologica alle pazienti. Ora – spiega Pullano - abbiamo riaperto anche le sedute operatorie della patologia minore ginecologica, la parte oncologica non si è mai fermata, abbiamo un remoto importante di ritardi ma ci stiamo rimettendo in carreggiata serenamente».

L'appello agli accompagnatori

Un appello infine agli accompagnatori delle pazienti, affinchè, con spirito di collaborazione, non affollino gli ambienti della struttura. «Il nostro è un ospedale datato, che non ha una connotazione moderna e, come succede in tutte le parti d’Italia, la frequentazione si dovrebbe  limitare a poche persone. Noi non riusciamo ad avere la collaborazione  da parte di chi accompagna le donne che devono partorire o devono essere operate. Forse in passato di più, ora di meno, ma in alcuni momenti i nostri ambienti sono troppo affollati creando confusione. Io faccio un invito all’utenza – conclude il direttore del reparto - perché l’ospedale deve tornare ad essere un ambiente vivibile per chi è ricoverato. La presenza di due, tre o quattro persone come accompagnatori mi pare fuori da ogni logica».