Dopo la denuncia della comunità competente per bocca del dottor Ruben Curia sull’ultimatum che il commissario Guido Longo ha dato per l’utilizzo dei fondi destinati alle case della salute, 50 milioni rimasti, qualcosa si è mosso. A Reggio Calabria, in particolare, dopo la casa della salute di Siderno la firma è arrivata anche per Scilla.

La storia

Ma rimane il rammarico di chi questo ospedale lo ha visto nascere con i sacrifici dei padri, gli Scillasi d’America che hanno creato questa realtà che oggi, dopo 50 anni, cade a pezzi. E i 9 milioni rimasti sono solo una parte. Tutto il resto è andato perso come ci spiega il dottor Camelo Lagana figlio dell’insegnate Rocco Laganà che è stato tra i fondatori del comitato pro ospedale di Scilla. Una storia fatta di impegno da parte degli scillesi che rischiava di scomparire. «Sono decenni che quei fondi sono stati destinati alla riconversione dell’ospedale in Casa della Salute ma Scilla non ha potuto avere questi finanziamenti perché i politici che si sono succeduti, nell’arco di un decennio, non hanno fatto nulla affinché questi soldi venissero spesi. Ma era una questione di volontà e lo ha dimostrato il nuovo commissario dell’Asp di Reggio Calabria Ginluigi Scaffidi che, a due giorni del suo insediamento, ha firmato la convenzione, con Invitalia per poter preparare il progetto per la ristrutturazione dell’ospedale».

Si riaccende una luce in fondo al tunnel proprio quando lo Scillesi d’America ha dimostrato di poter fare tanto per il territorio durante la pandemia. La struttura serve un bacino di quasi 80mila abitanti e in questa pandemia è stato centro fondamentale tanto per effettuare i tamponi tanto per le vaccinazioni. Ma questo non basta a recuperare anni e anni di abbandono. «Si poteva fare prima senza aspettare che la struttura si deteriorasse così, si poteva fare nell’arco di un decennio e i fondi non sarebbero stati così decurtati».

Struttura pericolante

Lo Scillesi d’America è stato lentamente svuotato di tanti reparti ma adesso, dopo anni petizioni popolari e lotte sarà necessario partire da zero come ci ha spiegato uno dei promotori della petizione che ha raccolto oltre 5mila firme Giovanni Luca Bellantoni. «Molti servizi negli anni sono stati portati via in quanto non compatibili con il nuovo status di casa della salute. Adesso, però, siamo arrivati all’assurdo perché manca proprio la struttura. Già dall’ingresso sembra di entrare in un ospedale fatiscente che cade a pezzi, la struttura è pericolante. Neanche in Africa sono in questo stato forse, quindi, urgente partire dalla messa in sicurezza della struttura».