«Attrezzature all’avanguardia, che costano centinaia di migliaia di euro, capaci di fare i tamponi per il coronavirus, sono ferme all’ospedale di Lamezia». La denuncia, rivolta al sindaco di Lamezia Terme, è dell’associazione Senza Nodi presieduta da Nadia Donato. Le macchine si troverebbero nel reparto di Microbiologia del Giovanni Paolo II, lo stesso reparto chiuso da anni e di cui da tempo si chiede la riapertura. Un tesoretto capace di analizzare tamponi in tempi brevi, poche ore.

 

«Tre gli strumenti utili a dare risposte per almeno cento tamponi al giorno, uno addirittura fa due tamponi in un’ora e trenta minuti, certo esistono quelli che ne fanno dodici, ma chi li ha? – chiede Donato - Questi apparecchi in questi mesi in cui avere una risposta all’esito del tampone sul Coronavirus è stata di estrema importanza per la vita di tutti, sono fermi o sottoutilizzati per altri virus».

 


«La strumentazione, fornita e “fittata” all’ospedale dalle ditte Roche e Biomerieux, ha sempre fatto della Microbiologia lametina, oggi chiusa, una delle migliori strutture della Calabria, per farla ripartire subito basterebbero i tecnici ed i reattivi. Pare che si stia provvedendo ad ordinare qualche reattivo, magari fosse così - commenta ancora l’associazione - Ma è sempre tutto sulle spalle dei dirigenti dell’ospedale che spesso trovano un muro in Regione. Resta comunque l’enigma su quali reattivi, per quanti tamponi e per quale macchinario? E poi i tecnici? Il personale era già stato chiesto prima del Corona Virus e come tutto l’altro personale richiesto dall’ospedale non è mai arrivato, ancora oggi è tutto sulle spalle e sulla volontà dell’ospedale, la Regione tace e non ascolta».

 


«Oggi a Lamezia c’è il laboratorio di Patologia clinica che ha sei tecnici e che questo anno ha lavorato un milione di esami di routine e oltre 300 mila in urgenza, tutto con una carenza di personale dirigente e tecnico cronica. Nella fase due – conclude - è ancora di grande importanza aprire e far funzionare questa struttura».