Non che la sanità altotirrenica negli ultimi anni abbia brillato per efficacia, ma stavolta la situazione sembra essere veramente sfuggita di mano. Se non si trova una soluzione concreta in meno di 48 ore, dal 1° di marzo agli ospedali di Praia a Mare e Paola le operazioni rischiano lo stop. Le cause sono da imputare alla mancanza di medici anestesisti e alle richieste inascoltate dei sanitari, che per mesi hanno informato l'Asp di Cosenza su quanto stesse accadendo, senza mai ottenere risposta.

Contraddizioni e controversie

Nel presidio di Praia a Mare, che si finge un ospedale ma in realtà è un capt, un centro di assistenza primaria territoriale mai reinserito nel decreto aziendale della riorganizzazione ospedaliera, le operazioni si effettuano in regime di chirurgia ambulatoriale, dal momento che non essendo mai tornato ospedale, le sale operatorie non sono state rimesse in funzione. Situazione diversa al San Francesco, dove le stanze sono nuove di zecca, ristrutturate a dovere e riconsegnate soltanto lo scorso lunedì dopo 57 giorni di stop. Ma già mentre ci si preparava a festeggiare per la riapertura delle sale, il primario aveva scritto una lettera ai vertici della sanità per chiedere come fosse possibile mandare avanti un reparto senza personale. Si era parlato di dissidi interni e la possibile volontà politica di boicottare la riapertura delle sale operatorie, invece il medico aveva ragione. Nessun complotto dietro quella missiva, ma solo un grido di allarme che si è materializzato nel giro di poche ore. 

L'incognita chirurgia a Cetraro

Nonostante la gravità delle notizie, i drammi non finiscono qui. Appena tre giorni fa, il direttore del dipartimento di chirurgia dello spoke Cetraro-Paola, Massimo Candela, aveva disposto che tutta l’attività chirurgica venisse svolta in regime di emergenza/urgenza proprio all'ospedale di Paola, che, per inciso, non ha il reparto di animazione. In sostanza, Candela aveva disposto lo spostamento del polo chirurgico nella città di San Francesco. Dove potranno operarsi quindi i pazienti se tutti e tre gli ospedali pubblici della costa tirrenica interromperanno le attività chirurgiche? Candela ritirerà le sue disposizioni?

La clinica privata a Belvedere

Se il pubblico fa acqua da tutte le parti, in Calabria c'è sempre una clinica privata che può salvare una vita. Nei 70 chilometri che separano Tortora (primo paese della Calabria) da Paola, proprio al centro, nella città di Belvedere, sorge la clinica Rosano Tricarico, che nonostante il fallimento della società titolare e la vendita all'asta dell'imponente struttura, gode di ottima salute. Attualmente gestita dai curatori fallimentari nominati dal tribunale di Paola, rappresenta un'oasi di speranza per i potenziali clienti del Tirreno cosentino. Qui, per fortuna, le cose vanno a meraviglia.