Ciò che il centrosinistra ha impedito al suo presidente della Regione, il centrodestra lo ha fatto in pochi giorni. Anche questo evidenzia il fallimento del Partito democratico calabrese
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Commissariamento via, torna la politica
Come abbiamo avuto già modo di scrivere subito dopo le elezioni regionali, la vittoria di Roberto Occhiuto, in Calabria, ha segnato la vittoria della politica decretando la sconfitta dell’antipolitica della società civile sposata dal Pd per ben due volte consecutive e del populismo di sinistra incarnato da Luigi de Magistris. I primi giorni di governo Occhiuto confermano la nostra tesi: la politica in questa regione sembra essere tornata centrale. Il presidente della regione molto probabilmente lunedì varerà la nuova giunta. Sicuramente le sue scelte terranno conto del peso e del voto dei partiti ma, i segnali che lancia da qualche giorno, sono abbastanza chiari e denotano una direzione di marcia abbastanza decisa: il timone del governo è in mano sua e la leadership del centrodestra altrettanto.
La vicenda Sanità, inoltre, evidenzia un altro dato di fatto: il centrodestra seppur attraversato da lotte interne, quando governa è solidale a tutti i livelli con i propri rappresentanti territoriali. La fine del commissariamento della sanità e, il relativo trasferimento dei poteri in capo al Presidente della Regione, ne sono la prova. La liquidazione del commissariamento è il frutto della sinergia tra il neo Presidente della Calabria in quota centrodestra e la delegazione azzurra a livello nazionale. Il pragmatismo di Draghi ha fatto il resto. In capo a poche ore dalla proclamazione del nuovo presidente della giunta, infatti, il commissario Longo, senza troppi fronzoli, è stato destituito dal Consiglio dei ministri e i poteri trasferiti al neo governatore della regione. Chapeau a Forza Italia e alla delegazione dei Ministri azzurri. Sincronia perfetta.
A Occhiuto quello che la sinistra ha negato ad Oliverio
In sostanza, quello che il centro sinistra ha negato al suo Presidente della regione Mario Oliverio per anni, con i governi Renzi-Gentiloni prima e con il governo giallorosa di Conte e Speranza poi, il centrodestra, si può dire che lo abbia fatto in pochi giorni in favore del suo governatore. Perché il centrosinistra non è riuscito a farlo? La risposta è drammaticamente semplice.
La lotta per bande, correnti e capibastone che si trascina all’interno del Pd, fatta di veti e contro veti, e che si trascina anche nelle stanze di governo, ha di fatto impedito che Oliverio ricevesse il trattamento riservato oggi ad Occhiuto. Tutto qua. Nella lotta interna al Pd, infatti, un commissario è meglio di un collega di partito non allineato al padrone di turno della baracca di largo del Nazareno. Questa è la cruda verità. Chi lo nega è un ipocrita. Questo purtroppo è il metro di misura che ha caratterizzato i rapporti tra i rappresentanti del governo dei territori e le oligarchie nazionali del Pd. Il correntismo che intossica la vita dei democrat passa anche attraverso questi atteggiamenti. La vicenda Oliverio/Sanità, ha rappresentato la prova plastica di questo malcostume. La scarsa credibilità elettorale del centrosinistra come coalizione coesa agli occhi dei calabresi, è stata determinata anche da questa masochistica lotta politica interna. Il resto sono chiacchiere.
Fine della stagione di militari, prefetti e questori
È il centrodestra, dunque, che in questa regione, liquida definitivamente la stagione dei commissariamenti tecnico-legalitari della sanità. Una stagione nefasta, che non ha sanato i conti e che, ha prodotto colossali figure da pirla da parte dei commissari inviati dal governo centrale. La vicenda del gen. Cotticelli è stato il momento più basso di quella stagione. Eguagliata dalla gestione dell’ex super poliziotto Longo. La stagione dei commissari tecnici-legalitari fatta di militari, prefetti e questori, indubbiamente, è stata una stagione prevalentemente imposta dal Pd e dal centrosinistra e, in ultima fase, dai pentastellati. Se, nella nostra regione, la memoria non fosse corta, tutti ricorderebbero, a cominciare dalla stampa, chi ha imposto Cotticelli e chi, successivamente, ha suggerito Longo. Ma questo è argomento tabù. La Calabria in questo particolare momento storico è dominata dall’intoccabilità di alcuni monumenti sacri dell’ipocrisia. Guai a chi li tocca. Comunque sia, la stagione dei commissari esterni è stata una débâcle. E non solo nella sanità. Sul centrosinistra di governo, oggi, prevalentemente, ricade la responsabilità di questo fallimento. Scelte, tra l’altro, legate ad una sorta di subalternità alla cultura giustizialista, forcaiola e legalista che sta devastando questa terra.
La logica che è passata in questi anni è la seguente: in questa terra tutto è mafia e, per tale motivo, la risposta alle emergenze non può che essere quella dell’affermazione di uno Stato di polizia per imporre la legalità, piuttosto che, l’affermazione di una buona politica. Un’idea distorta della lotta per la legalità. Una concezione che passa attraverso la falsa convinzione che gli apparati dello Stato e i loro uomini, le Prefetture, i Corpi di Polizia, siano incorruttibili a prescindere. I fatti, purtroppo, si sono incaricati di smentire questa subalterna, quanto semplicistica idea “repressiva” legata alla soluzione dei problemi della nostra regione, tanto per usare un’espressione del grande meridionalista Giustino Fortunato. Il malcostume, l’infiltrazione, la collusione sono andati avanti comunque, nonostante commissari, generali, questori e prefetti imposti nei settori delicati della Pubblica amministrazione regionale. Non solo, nella sanità, invece dell’efficienza, ha prevalso l’incompetenza. Il risultato: i conti sono peggiorati e i debiti aumentati. A questo punto venga avanti la Politica, nella speranza, tuttavia, che non combini gli stessi disastri del passato.