Individuare in Spirlì l’unico responsabile del mancato controllo sulla privatizzazione, oltre che falso, risulta palesamene ipocrita. Le sue responsabilità non sono inferiori né superiori agli altri attori politici e istituzionali di questa Regione
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Il neo presidente della Regione con il suo intervento sulla privatizzazione della società di gestione degli aeroporti calabresi ha scoperchiato un piccolo vaso di pandora, i cui maggiori mali sono disseminati nella gestione del centrodestra. La presa di posizione in sè, non servirà a rendere reversibile quello che ormai sembra acclarato: Sacal è a trazione privata.
Occhiuto, tuttavia, con la sua presa di posizione conferma il profilo che lo sta caratterizzando fin dalle prime ore della sua elezione: la linea politica del centrodestra la detta lui. Punto. Con l’intervento su Sacal, dunque, dichiara il suo dissenso sull’operazione di ricapitalizzazione e punta l’indice sui responsabili e sulle responsabilità di chi ha fatto in modo che ciò avvenisse. E chissenefrega se tutto ciò, mette alla berlina un determinato modus operandi della sua coalizione di centrodestra! Tra l’altro, anche sulla visione delle relazioni politiche, nel rapporto con la sua coalizione ha voluto mettere i puntini sulle “i”.
Il suo approccio è chiaro anche rispetto al dibattito nazionale. Occhiuto è un centrista, e crede che per Forza Italia ci sia uno spazio politico grande in questo momento. Ciò è emerso abbastanza forte a margine dell’iniziativa del partito azzurro a Mazara del Vallo, organizzata da Gianfranco Miccichè. Quel Miccichè che ha dato vita al laboratorio siciliano con Italia Viva di Matteo Renzi. Il governatore della Calabria lo dice chiaro: non ha nessuna intenzione di farsi condizionare delle forze politiche della coalizione. Ha rivendicato la centralità degli azzurri e il relativo risultato elettorale. «Sarò leale ma avrei vinto anche senza FdI e Lega» – ha affermato il neo presidente della regione.
Sacal: “al lupo al lupo” dopo che la pecorella è stata divorata
Ma torniamo alla questione della Sacal, anche per smontare la tentazione di un facile luogo comune che attraversa tutto il quadro politico calabrese e buona parte della stampa alle nostre latitudini, e cioè, che tutti gli errori di questo anno e mezzo siano riconducibili alla inadeguatezza della gestione dell’ex presidente ff leghista. Che la gestione di Nino Spirlì sia stata una sciagura per questa regione, per tutti i comparti sui quali ha messo mano, ciò è abbondantemente acclarato. Noi lo andiamo sostenendo e scrivendo fin dall’inizio della sua attività di governo. Per tali motivi, l’ex vice poi presidente ff, non ci ha risparmiato stilettate velenose e qualche momento di meschino sciacallaggio.
Tuttavia, sulla vicenda Sacal, individuare in Spirlì, l’unico responsabile del mancato controllo sulla privatizzazione della Sacal, oltre che falso, risulta palesamene ipocrita. Le sue responsabilità, infatti, non sono inferiori né superiori agli altri attori politici e istituzionali di questa Regione: i partiti, il Consiglio regionale, gli Enti pubblici che non hanno ricapitalizzato in Sacal. Primi fra tutti, la Provincia di Catanzaro e il Comune dello stesso Capoluogo, entrambi, guidati, da Sergio Abramo. Anche l’Enac non ci sta facendo una bella figura: gridare “al lupo al lupo” dopo che la pecorella è stata divorata, ci sembra abbastanza curioso, ambiguo e, per certi aspetti, comodo. La mission dell’Enac, tra le altre, è quella di elaborare e proporre la pianificazione dello sviluppo del sistema aeroportuale nazionale. Valutare i programmi d’intervento aeroportuali, infrastrutturali e operativi attraverso l’approvazione dei piani quadriennali o decennali e i connessi piani di investimento.
L’Enac è in ritardo e può fare poco
In considerazione di tutto ciò, ad occhio, la vicenda della ricapitalizzazione della Sacal, che è la società di gestione degli aeroporti calabresi, è difficile che possa incorrere in censure, tra l’altro a babbo morto, dal parte della società di controllo. La nota di Enac che afferma di non essere convinta delle procedure adottate da Sacal per la ricapitalizzazione, appare abbastanza debole. La Sacal, infatti, sostiene di essere una società a partecipazione pubblica e non sottoposta a controllo pubblico e, dunque, la ricapitalizzazione è l’effetto della libera scelta da parte di tutti i soci sia pubblici che privati di avvalersi o meno del diritto di sottoscrivere l’aumento di capitale. Una posizione molto chiara. Difficile, dunque, se così stanno le cose, che l’Enac possa impedire l‘applicazione di un diritto societario.
A meno che l’operazione di cui stiamo parlando, non metta in discussione la sicurezza o le attività legate agli aspetti economici del trasporto aereo, oppure dovesse minare alle basi l’istruttoria per l’affidamento in concessione delle strutture/beni del demanio aeroportuale e dei servizi aeroportuali, che vengono effettuati sulla base della valutazione del livello di affidabilità, efficienza e competitività dei soggetti economici e imprenditoriali coinvolti. Ciò significa, che l’Enac potrebbe commissariare solo se Sacal venga meno ai requisiti di affidabilità e agli standard nazionali di efficienza applicati al sistema aeroportuale. Sul punto sorge l’interrogativo: l’operazione di ricapitalizzazione societaria che ha potenziato la società con l’aumento di capitale sociale, potrebbe rientrare in uno delle fattispecie previste per il commissariamento paventato da Enac ai danni di Sacal? Possiamo sbagliarci, ma ci pare improbabile. L’arcano potrebbe essere risolto facilmente più da un team di esperti di diritto societario piuttosto che, dalla Procura della Repubblica, a meno che, l’Enac, che ha annunciato un esposto alla Procura, non sia al corrente di gravi violazioni del codice penale che, dalle informazioni pubbliche sembra che non si evincano.
Tuttavia, suona strano, che l’Enac sia intervenuta successivamente alla denuncia del presidente Occhiuto, il quale, ha dichiarato di voler vederci chiaro. L’Enac, ha inviato una durissima nota ai soci pubblici della Sacal, in cui parla di «grave violazione» degli accordi siglati e di una privatizzazione avviata surrettiziamente, in contrasto con le disposizioni che regolano la materia. Sarebbe stato più opportuno che tale richiamo fosse stato recapitato in corso d’opera.
Perché a Reggio Calabria è stato impedito di entrare in Sacal?
Oltre alla posizione tardiva di Enac, andrebbe chiarita la questione posta dalla città metropolitana di Reggio Calabria. Perché nessuno durante le operazioni di sottoscrizione dell’aumento di capitale, ha tenuto in considerazione la volontà della Città dello Stretto di entrare nella compagine societaria con una quota da due milioni di euro? È indubbio che se quella richiesta fosse stata accettata, il pubblico avrebbe continuato ad avere il controllo della maggioranza delle azioni.
Saccomanno (Lega) come un turista di passaggio
Torniamo alle scelte politiche. Alla pantomima che la politica non fosse al corrente di quanto stava accadendo intorno alla ristrutturazione delle quote societarie della Sacal, messa in piedi dal primo cittadino del capoluogo di Regione, ma non solo da lui, non crede nessuno, anzi, ci sembra un offesa all’intelligenza dell’opinione pubblica. Il socio privato, di fatto, ha acquisito il controllo maggioritario grazie alle quote della mancata ricapitalizzazione della Provincia e del Comune di Catanzaro.
Le responsabilità del primo cittadino e presidente della Provincia del capoluogo, dunque, sono chiare e non confutabili, e il suo attacco a Spirlì, abbastanza bizzarro. Tant’è che, l’esponente leghista di Taurianova, ha replicato con argomenti difficilmente contestabili. La responsabilità di Spirlì, semmai, è da ricercare nella scarso entusiasmo nel mobilitare e allertare le istituzioni pubbliche sulla circostanza che i privati, nella ricapitalizzazione, avrebbero avuto la meglio. Una “negligenza” evidente quella dell’ex presidente ff. Alla luce di ciò, dunque, appare grottesca la nota stampa della Lega a firma del suo Commissario regionale, l’avvocato Giacomo Francesco Saccomanno, il quale, con lo stesso stupore di un turista di passaggio, facendo finta di ignorare che il suo partito ha retto le sorti della Regione in questo ultimo anno, ha candidamente affermato: «Lo stato di estremo disagio e di mancanza di chiarezza nelle condotte di molti sono la conseguenza di gestioni passate molto leggere, senza il rispetto della legge e, maggiormente, per aver, a volte, privilegiato gli interessi personali rispetto a quelli generali. La vicenda Sacal, però supera ampiamente tutte le ipotesi di possibile malaffare!». L’avvocato Saccomanno, forse, avrebbe fatto prima a chiedere lumi all’ex FF, sulle presunte “gestioni passate molto leggere”. Oggi la sua soddisfazione per la netta presa di posizione del Presidente della giunta Regionale appare poco credibile.
Le responsabilità di alcuni big su Sacal
L’altro sport di queste ore, è quello di dare addosso a Giulio De Metrio, presidente di Sacal S.p.A. Il manager, ex Alitalia, con un curriculum di tutto rispetto. Fu imposto dalla defunta presidente Jole Santelli e dal deputato reggino di Forza Italia, Ciccio Cannizzaro, il quale, nella giunta precedente, era lo sponsor di un’altra sua cugina, Mimma Catalfamo, assessore della Regione Calabria, con delega alle Infrastrutture, lavori pubblici, trasporti e urbanistica. E Cannizzaro, in questi mesi, non si è risparmiato in quanto a summit con De Metrio, soprattutto per la risoluzione dei problemi dell’aeroporto dello Stretto, come documentato da ampia letteratura giornalistica. De Metrio, per mesi, è stato descritto come un outsider, un manager con una esperienza trentennale nel settore del trasporto aereo. Difficile, oggi, trasformarlo in capro espiatorio da parte di quella politica che lo ha voluto con forza. Legittimo tentare di salvarsi il sedere e, tuttavia, anche la decenza avrebbe un suo perché.
Il Consiglio regionale
Altra pantomima è quella degli esponenti politici del consiglio regionale. Il 28 luglio infatti, si è tenuta l’assise a palazzo Campanella che ha autorizzato la ricapitalizzazione. Le fasi dell’iter societario della Sacal e le dinamiche finanziarie dei soci pubblici erano, dunque, a conoscenza di tutti i gruppi politici sia di maggioranza che di opposizione. Curioso che tutti abbiano dovuto attendere la risoluta presa di posizione del neo governatore per accorgersi di essere contro la privatizzazione. Chiacchiere. Parole al vento, tipiche della politica alle nostre latitudini. “Chiudere la stalla dopo che sono scappati i buoi”, potrebbe essere comodo, ma assolutamente inutile. La verità è una: i partiti sono privi di una visione.
Si è aperta l’epoca dei privati nella gestione degli aeroporti
Ormai, al netto delle chiacchiere, la vicenda è già in un’altra fase. Si è aperta l’epoca della gestione privata degli aeroporti in Calabria. Il socio privato, Renato Caruso, che ha assunto il controllo in Sacal, da tempo era comunque socio di maggioranza relativa con quasi il 30% del pacchetto azionario. L’imprenditore è un uomo saggio ed equilibrato e, a quanto pare, solido dal punto di vista finanziario. È un calabrese. In Sacal ha investito milioni di euro. Segno che ci troviamo di fronte a un imprenditore che crede nelle potenzialità di sviluppo del sistema aereoportuale. Se tutto ciò è vero, la privatizzazione potrebbe trasformarsi in una opportunità. Chiaramente, con i privati, l’agenda, sarà dettata dal business e dal mercato. È il sistema capitalista bellezza. Difficile immaginare il mantenimento di comparti in perdita. È in questo contesto che potrà inserirsi un’intelligente strategia amministrativa da parte della Regione. La Cittadella e le parti sociali dovranno, a questo punto, e al netto di tutte le azioni lecite per il controllo pubblico della società, attivarsi per avere cognizione del piano industriale e del nuovo management e nel caso offrire il supporto in termini infrastrutturale.
Occhiuto ha messo a nudo l’approssimazione della politica
Il presidente Occhiuto ha avuto il merito, con la sua presa di posizione, di rimarcare il suo dissenso con un certo modo di governare questa terra. Lo ha fatto mettendo in chiaro le responsabilità delle parti politiche in commedia, a cominciare da quelle riconducibili alla sua coalizione politica. E ciò contiene in se un atto di onestà intellettuale. Ora gli toccherà essere conseguente. La situazione relativa alla ricapitalizzazione della Sacal, dunque, più che una vicenda amministrativa, è stata l’occasione per aprire una grande questione politica, di cui un politico accorto e sgamato come il neo governatore, è perfettamente consapevole: l’approssimazione della classe politica calabrese.
Una approssimazione che, in questo particolare momento storico, il neo presidente della Giunta regionale non può più permettersi, soprattutto, di fronte alla gigantesca sfida del Pnrr e alla sfida per la capacità di spesa e di progettazione di questa Regione. D’altronde, più volte, da quando è stato eletto, ha ripetuto come un mantra che nel governo della Calabria si giocherà tutto. E crediamo che abbia ragione. Ci saranno mugugni e mal di pancia, ma il Governatore sa benissimo di avere il coltello dalla parte del manico. Nessun consigliere regionale, di maggioranza o di opposizione, nessuna maggioranza, si spingerà mai al punto di mettere in discussione il potere del presidente e determinarne la caduta. Lo status e lo stipendio degli inquilini di palazzo Campanella rappresentano la polizza sulla vita, la durata e la stabilità del suo governo. C’è da augurarsi che questo vantaggio gli serva per spingere in avanti questa nostra Regione.