Un esponente del centrodestra, pochi giorni fa, ha definito la candidatura di Amalia Bruni, una sorta di specchietto per le allodole. La definizione, politicamente parlando, effettivamente, risulta essere appropriata. Abbiamo già avuto modo di sottolineare che la professoressa Amalia Bruni è una scienziata di prestigio, e anche dotata di una discreta dialettica politica. Il problema, dunque, non è la scelta, né la qualità della candidata ma, semmai, dalla dinamica con la quale si è arrivati a questa scelta ma, soprattutto dei compromessi interni al Pd.

La definizione specchietto per le allodole, dunque, si riferisce alla dinamica poco chiara con la quale la ricercatrice è stata scelta. Lo specchietto delle allodole, è un congegno usato come richiamo nella caccia alle allodole, costituito da una o più palette girevoli azionate da un meccanismo a molla o da un motorino elettrico, sulle quali, sono applicati varî pezzi di specchio. Spesso viene utilizzato come metafora per indicare “atteggiamenti, azioni, comportamenti che hanno lo scopo di attirare e lusingare, per poi ingannarle, le persone più ingenue, sprovvedute.”

La coalizione Pd-M5s

Le azioni, appunto, messe in atto in queste ore da Francesco Boccia, responsabile nazionale del Pd degli enti locali, e dal suo scudiero, il commissario regionale Stefano Graziano, per attrarre “allodole” (sprovveduti) verso la coalizione di PD-M5s, confermano i sospetti, su patti poco trasparenti di tipo interno e che andrebbero approfonditi.

Sia chiaro, la costruzione di una coalizione di centrosinistra competitiva, in una regione come la Calabria, diventa un dovere morale oltre che politico. E, tuttavia, proprio in considerazione di questi doveri, si pretende che sia messa in campo una coalizione in grado di affermare un progetto politico di rinnovamento rispetto ad un centrodestra che, allo stato, non ha dimostrato, al pari del centrosinistra, capacità di innovazione. Per fare ciò, dunque, non è sufficiente varare una candidatura a presidente che diventi specchietto per le allodole teso ad ingannare quei vasti settori della società civile calabrese che sperano nel cambiamento di una regione che, Corrado Augias, forse non a torto, definisce irrecuperabile. Allora la domanda sorge naturale: Francesco Boccia e Stefano Graziano, i due soggetti ai quali il Nazareno diretto da Enrico Letta ha affidato il compito di dirigere e orientare il destino dei democrat calabresi, stanno lavorando a questo progetto di rinnovamento? Oppure nascondono la verità sulla natura del “patto interno” che ha determinato la candidatura della scienziata Amalia Bruni?

Il patto

Il patto, effettivamente, ha consentito di portare fuori dalle secche, in cui Boccia e Graziano lo avevano cacciato, il “Titanic democrat” calabrese ma a quale prezzo? Il prezzo più evidente, è la perpetuazione della condizione di sudditanza del Pd calabrese alle correnti nazionali e alle dinamiche di potere romano. Ciò, ha impedito l’esercizio della democrazia delle primarie, consentita nel resto del paese. Una donna come Amalia Bruni, dalle primarie, avrebbe ricevuto una grande forza di legittimazione dal popolo della sinistra.

Secondo autorevoli fonti del Pd e non solo, il patto che hanno siglato dietro le quinte, console e proconsole del Nazareno con alcuni pezzi del Pd calabrese, prevede il mantenimento di alcuni vecchi assetti di potere democrat. Unica condizione l’esclusione dell’ex governatore della regione Mario Oliverio.

Sul punto, il nervo risulta estremamente scoperto. A conferma di ciò, basti pensare la reazione verso la presa di posizione della leader delle sardine calabresi Jasmine Cristallo, la quale ha espresso forti critiche proprio sul metodo che ha partorito la candidatura della scienziata Bruni e che per tale motivo, è stata demonizzata da alcuni media vicini al commissario regionale del Pd calabrese, Stefano Graziano, in alcuni casi anche con aggettivi al limite dell’insulto. Unica colpa della Cristallo: essere stata coerente fino alla fine con una proposta di rinnovamento del centrosinistra calabrese, nonostante fosse stata incensata da Boccia a Letta con la promessa di prestigiosi incarichi.

Ma torniamo al patto del “Mare Chiaro” che prende il nome del noto ristorante della costa tirrenica lametina, nel quale, è alloggiato il quartier generale del commissario regionale del Pd Graziano e del responsabile nazionale degli enti locali Boccia.

Un autorevole e prestigioso dirigente del Pci sul finire degli anni 80, alla fine di una estenuante riunione del comitato regionale per la composizione delle liste Pci al parlamento, alla domanda di un militante che gli chiedeva conto di com’era riuscito a sbloccare una situazione che sembrava complicatissima e ad affermare così il proprio progetto politico, così rispose: “semplice, perché io prima scelgo gli uomini e poi faccio il progetto”. Tra tutti i protagonisti che girano intorno alla candidatura della ricercatrice lametina, solo uno, ancora, è figlio di quella scuola, e si chiama Nicola Adamo.

La candidatura di Amalia Bruni

La candidatura della Bruni, dunque, nasce da un progetto che, preventivamente, ha definito la sopravvivenza di alcuni uomini e donne di potere del PD calabrese. Il resto sono chiacchiere.

Francesco Boccia, che ha il compito di testare in Calabria il patto Letta-Conte da portare in dote al Nazareno, per farlo, non ha esitato a siglare il patto con l’ex consigliere regionale democrat Adamo. Chiaramente il compromesso in questione ha un prezzo. Adamo, ancora oggi, sul piano tattico, non ha rivali nella politica calabrese, sia all’interno che all’esterno del centrosinistra.

Niente di nuovo sotto il sole. Si ripete quello che nella sinistra calabrese si perpetua ormai da 5 lustri: vendere a Roma, la propria autonomia politica, in cambio della carriera di singole posizioni personali. Il dramma della sinistra calabrese degli ultimi 25 anni ruota intorno a questa consuetudine. Legittimo scegliere questa strada. In fondo si privilegia il realismo al sogno del ricambio di una classe dirigente. Il conservatorismo all’innovazione. Tutto lecito. È la politica. L’importante è che, né Boccia né Graziano parlino o straparlino di rinnovamento, utilizzando, appunto, lo specchietto per le allodole.

Il progetto Adamo-Boccia

Proviamo a capire dunque, cosa prevede il progetto Adamo/Boccia. Intanto, la ricandidatura degli uscenti, Guccione e Bevacqua, i quali, rappresentano in regione il ministro Andrea Orlando e il Ministro Franceschini. Assodata anche la candidatura del Presidente della Provincia di Cosenza, Franco Iacucci, il quale, farebbe il tandem, grazie alla doppia preferenza di genere, con Enza Bruno Bossio, new entry nella competizione regionale, consorte di Adamo, parlamentare in uscita, dopo due legislature a Montecitorio. La candidatura rappresenta il dazio da pagare all’ex segretario dei DS e consigliere regionale democrat per la pax sulla candidatura della Bruni. Il passaggio della Bruno Bossio da Montecitorio a palazzo Campanella, potrebbe aprire spazi sia per la ricandidatura di Nico Stumpo di Art.1(altro protagonista del “patto del Mare Chiaro”) vicinissimo al ministro della sanità Speranza, e per la candidatura di Stefano Graziano, il quale, in subordine, potrebbe essere candidato al Senato.

Infine, archiviata la stagione del coinvolgimento largo imposta dall’ex commissario provinciale del Pd di Cosenza, Miccoli, in vista delle elezioni comunali del capoluogo bruzio, il patto prevede la candidatura del socialista Franz Caruso per il centrosinistra. Grazie a questo impegno, i socialisti di Gigino Incarnato, hanno dato il loro assenso alla candidatura di Amalia Bruni alla presidenza della Regione. Infine, il PD nazionale e Art.1 del Ministro Speranza, si sono impegnati a rendere nazionale il centro diretto dalla ricercatrice lametina. Il resto sono dettagli. Il cuore del patto sta tutto in questi impegni. In queste ore, Francesco Boccia, è particolarmente attivo nel tentare di spegnere gli incendi interni al PD in ogni parte della Calabria. In perfetto stile stalinista, chiunque, si ritrovi a criticare l’impostazione venuta fuori da questo patto, viene accusato di intelligenza con il nemico. Ad impensierire i protagonisti del patto del Mare Chiaro rimane la minaccia di Mario Oliverio di correre con liste proprie nella competizione regionale. In queste ore, sembra che Boccia abbia contattato l’ex presidente della Regione per trovare un qualche accomodamento. Una trappola, considerato che, il “patto del Mare Chiaro”, comprende il veto a Mario Oliverio dai vecchi alleati Adamo&Bruno Bossio. Tutto questo scenario, sostanzialmente è stato determinato, come dicevamo, dalla necessità di affermare l’alleanza con i pentastellati di Conte a Roma. E, tuttavia, in Calabria, questa alleanza non rappresenta un granché. I grillini che seguiranno la Bruni, Graziano e Boccia sono solo 5 parlamentari su di 18, i quali, molto probabilmente, non saranno in condizione neanche di fare una lista.

Nelle prossime ore si capirà che direzione prenderà la dinamica politica e come andrà a finire. Intanto, il quadro politico continua a mutare. La rottura tra FdI e il resto del centrodestra, infatti, potrebbe portare nello scacchiere elettorale la candidatura di Wanda Ferro. Una ipotesi del genere potrebbe riaprire i giochi per tutti.

Partita chiusa per Ernesto Magorno

Partita chiusa invece, quella del senatore Ernesto Magorno, il quale ha annunciato il suo ritiro dalla corsa come candidato Presidente della regione. Nessuno ha mai capito il perché si fosse candidato, né oggi si è compreso per quale motivo si sia ritirato. Lascia intendere però che potrebbe seguire la chimera di Occhiuto.

Carlo Tansi e il put

Infine, ieri è stata la giornata dell’adesione di Carlo Tansi al progetto del centro sinistra e il suo sostegno alla candidatura della professoressa Amalia Bruni. Il geologo, a coloro che gli hanno rinfacciato di essersi consegnato al Put, il partito unico della torta, termine da lui stesso coniato, ha risposto che lui sarà come il cavallo di Troia, entrerà nel sistema per farlo saltare dall’interno. Può darsi. Ci permettiamo di suggerire al dott. Carlo Tansi però, di stare in campana, i commensali del patto del Mare Chiaro”, si sono mangiati ben altri cavalli, alcuni di razza, e molti ronzini, le probabilità che il cavallo di Troia allestito dal dott. Tansi, finisca nei piatti del mare Chiaro, sono molto alte.  

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