Vive a Sibari e qui ha fondato la sua azienda: «La passione nasce dai miei viaggi a Malaga, da lì ho iniziato a importare le prime varietà. Andare via dalla Calabria? Assolutamente no!»
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Stefano Rocca è da 22 anni un lavoratore precario all’azienda sanitaria provinciale di Cosenza. Da ragazzo è stato ballerino di breakdance e per 7 anni anche pugile. Non essendo soddisfatto della sua condizione lavorativa si è dedicato a un progetto inedito, che riguarda il futuro della nostra terra, sempre più esposta ad un clima nord africano. Così ha messo in piedi un’idea interessante e innovativa: la coltivazione di frutti tropicali. Stefano vive a Sibari con moglie e figlia. E qui è nata l’idea di ‘Frutti Tropicali’. Con lui cerchiamo di saperne di più.
«Come tutte le passioni non c’è sempre un perchè... ma fin da piccolo sono stato sempre attratto da piante e frutti tropicali.....ma credo che mia madre abbia contribuito tantissimo poiché ho sempre il ricordo quando a tavola eravamo tutti insieme e si parlava di piante e posti tropicali bellissimi e quindi di frutti. Un giorno trasferitomi a Sibari ho iniziato a sperimentare le prime varietà di frutti e piante principalmente importate dai miei viaggi a Malaga».
Stefano ha un obiettivo molto chiaro. Ed è determinato nel realizzarlo.
«Il mio obiettivo è quello di creare un giardino botanico e sperimentale, visitabile, coltivando più specie botaniche possibili, dimostrando che proprio in Calabria è possibile coltivare di tutto, rivolgendomi soprattutto agli agricoltori».
Stefano pensa che gli agricoltori stiano pagando un prezzo molto alto
«Sì, perché sono costretti a svendere i propri raccolti a prezzi ridicoli. Io credo che sia possibile cambiare coltura come e quando si vuole, magari diversificando e puntando soprattutto sulla qualità anziché la quantità, poiché è proprio la sovrapproduzione che incide negativamente sui prezzi di mercato, favorendo senza dubbio solo la grande distribuzione».
Con ‘Frutti Tropicali’ Stefano Rocca ha iniziato a produrre. Ed oggi coltiva circa 220 varietà di frutti.
«Sono partito realizzando una coltivazione di circa 400 piante di passionfruit, o frutto della passione, ma non essendo soddisfatto del tutto, negli anni ho ridotto la produzione, lasciando pochissime piante e diversificando con altri frutti. Così facendo ho realizzato una produzione intesa come disponibilità minima, ma avendo le varie specie tempi di fioritura diverse, è possibile raccogliere frutti durante tutto l'anno. Attualmente coltivo circa 220 varietà di frutti tra cui alcuni ibridi di passiflora unici poiché incrociando le varie specie tramite impollinazioni è possibile, selezionando in base soprattutto alla bellezza della pianta ed alla qualità dei frutti, ottenere delle varietà appunto uniche del genere».
Stefano insieme alla moglie e altri 3 amici fidati, ha costituito un’associazione culturale che si occupa di salvaguardare le specie botaniche.
«Sì, ma oltre a salvaguardare le specie botaniche di origine tropicale e subtropicale ormai adattate al nostro clima, anche alla creazione di luoghi appositi che favoriscano in modo autonomo e quindi naturale l'accrescimento delle specie fruttifere. In pratica con degli appositi accorgimenti (come realizzare piccoli laghetti e piante acquatiche idonee , alcune piante specifiche) si crea un microclima e delle condizioni in cui le piante prosperano molto meglio».
In Calabria con i mutamenti climatici cambieranno molte cose. Soprattutto per l’agroalimentare. Probabilmente molto presto nulla sarà come prima.
«Tra gli obiettivi principali della nostra associazione c'è soprattutto quello di adattare le piante al loro naturale sviluppo, ovvero intervenendo il meno possibile per far si che le piante crescano autonomamente. Questo è possibile solo se si ha una grande quantità di varietà di piante a disposizione. Basti pensare al dragon fruit o frutto del drago, la cui pianta produce un frutto buonissimo e bellissimo che cresce con pochissima acqua. In situazioni critiche di siccità produce di meno, ma la pianta si salva sempre e quindi potrebbe essere un’alternativa per i luoghi con scarse riserve di acqua. Lo stesso discorso vale per la passiflora cincinnata, una pianta originaria della foresta secca del Caatinga in Brasile, la cui pianta cresce e produce frutti eccellenti praticamente senza acqua».
Il discorso tocca inevitabilmente le difficoltà di fare impresa in Calabria.
«Io credo che la Calabria abbia delle risorse infinite che certamente sono dovute alla posizione geografica al clima. Questi sono i lati positivi su cui bisogna puntare. Il mio discorso è un po’ particolare poiché tutto quello che faccio è legato principalmente alla passione per le piante e per la natura in genere, e quindi vedere fruttificare una pianta considerata quasi impossibile, già questo mi appaga. Ma se dovessi pensare a fare impresa ho sempre avuto l'impressione di ricevere poca gratitudine proprio da coloro che dovrebbe rappresentarti e quindi in qualche modo tutelarti. Ma ovviamente penso sempre in positivo. È solo questione di tempo, per ottenere qualcosa bisogna sacrificarsi, in questo caso il sacrificio significa ‘resistere’».
Resistere, dice Stefano. Nonostante le difficoltà spingano tanti a partire. Magari per fare impresa fuori dalla Calabria.
«Io non c’ho mai pensato, assolutamente no. Se proprio dovessi trasferirmi, potrei pensare di andare in Basilicata, dove è nata mia madre. Ma ho scelto di rimanere qui».