La pantofola del Papa rubata in Calabria e restituita mille anni dopo

L’incredibile storia della pianella sottratta a Callisto II che nel 1121 arrivò a Serra San Bruno per sanare un dissidio tra principi. La calzatura fu riconsegnata nel 1984 a Karol Wojtyla

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di Rocco Greco
1 settembre 2018
18:18

Era un caldo mattino quel 5 ottobre del 1984 quando papa Giovanni Paolo II, giunto nel Santuario di Santa Maria del Bosco a Serra San Bruno, dopo aver benedetto la prima pietra di una casa di riposo per anziani da edificare in quel comune, si trovò, incredulo, a dover benedire una pantofola.
«Di che si tratta?», chiese al padre priore della Certosa che gli stava a fianco, indicando la pantofola spaiata adagiata in un cofanetto in legno intagliato foderato di raso rosso.
«Poi ne parleremo!», rispose il certosino, lasciando sul viso di sua Santità un manifesto punto di curiosità.

 


Quando si ritrovarono nel refettorio della Certosa, prima che salisse sull’elicottero che l’avrebbe condotto a al Santuario di San Francesco di Paola, Papa Giovanni Paolo II guardò il Priore, come a dirgli: «Adesso mi spieghi!»
Ed il certosino spiegò che da quasi nove secoli il piccolo nucleo di Spadola attendeva di restituire al Papa il maltolto, quella pianella sottratta da un furfantello ad un suo predecessore, quel Callisto II che si trovava in Calabria intorno al 1121 per sanare dei dissidi sorti tra i principi di quelle terre, all’epoca teatro di aspri conflitti sotto la dominazione normanna.

 

Durante tale viaggio, pare che Calisto II° abbia fatto una sosta presso una fontanella a Spadola.
Gli abitanti del piccolo villaggio, riconosciuto che quel forestiero era il papa, affluirono in massa per ricevere la benedizione, e omaggiarlo devotamente baciandogli il piede, come era usanza dei tempi.
Il papa si levò la pantofola di colore dorato e la poggiò sul sedile della carrozza ma qualcuno, credendola d’oro, la sottrasse! La leggenda racconta che il papa Callisto rimase particolarmente contrariato per l’accaduto tanto che partendo lanciò una specie di anatema contro quel villaggio: «Che tu non cresca più di tanto, finché non avrò la mia pianella!».

 

Gli spadolesi, che ancora oggi, danno credito a tale misfatto, adducendone il motivo per il quale il numero di abitanti di Spadola è rimasto pressoché invariato per secoli, colsero ben volentieri l’occasione che si offrì loro e, durante quella visita a Serra San Bruno fu consegnata a Papa Karol Wojtyla, alla presenza del Vescovo ed il Prefetto di Catanzaro, a una scarpetta dorata, come segno di riconciliazione con i successori di Pietro.

 

Ad ogni modo, un’antica filastrocca serrese recita: «Spatula, Brognaturu e Zimbariu, catti ‘nu pagghjàreju e li ‘mbittàu!», ad indicare quanto piccoli fossero i tre paesi attaccati a Serra San Bruno.

Giornalista
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