«L’8 giugno torno a fare l’avvocato, ma con la politica, che insieme alla toga rappresenta l’altra mia grande passione, non ho affatto chiuso». Il sindaco uscente di Vibo Valentia, Maria Limardo, costretta a rinunciare alla ricandidatura per il mancato sostegno del suo partito, Forza Italia, non alcuna intenzione di farsi da parte. Anzi, si aspetta che il suo passo indietro conduca a un nuovo incarico e manda un messaggio implicito al coordinatore calabrese di Fi, Francesco Cannizzaro: «Nell’esprimere apprezzamento per come ho governato la città in questi ultimi cinque anni - dice Limardo riferendosi a un recente intervento di Cannizzaro - credo che abbia immaginato per me un nuovo impegno, non solo politico, ma anche amministrativo». Parole, opere e omissioni del sindaco di Vibo snocciolate oggi nel corso di Dentro la Notizia, la striscia quotidiana di approfondimento di LaC Tv condotta da Pier Paolo Cambareri, al quale Limardo ha concesso la prima intervista dopo la rinuncia alla candidatura e il quasi contestuale annuncio da parte del centrodestra che a correre per il Comune sarà il dirigente regionale Roberto Cosentino.

Ed è proprio a lui che il sindaco uscente riserva le parole più affilate. «Nel presentarsi all’elettorato vibonese ha detto che vuole cambiare le cose, che finora la città di Vibo ha avuto un ruolo marginale. Chi parla così è uno sprovveduto», ha detto senza mezze misure Limardo.

«Io credo che solo uno sprovveduto possa fare un’affermazione di questo genere - ha insistito Limardo -. E poi, santiddio, c’è un partito, Forza Italia, lo stesso che sostiene Cosentino, lo stesso che è forza di governo a livello nazionale e regionale. Solo uno sprovveduto può fare un’affermazione di questo tipo, visto che critica indirettamente anche il partito che l’appoggia. Credo che debba approcciarsi in modo diverso alla sua candidatura per venire a conoscenza di cosa è stato fatto in questi ultimi 5 anni. Ma presto faremo parlare numeri e grafici con la relazione di fine mandato».

La rinuncia alla candidatura resta una ferita aperta e Limardo non lo nasconde: «Una scelta determinata dalle circostanze. Prima mi sono sentita sull’otto volante poi, più chiaramente, non ho avvertito entusiasmo da parte del mio partito. Ringrazio il presidente Roberto Occhiuto per quello che ha detto nell’intervista a Perfidia, quando ha affermato che a suo parere dovevo essere sostenuta da Forza Italia, ma ho percepito una distanza incolmabile e ho preferito che il partito scegliesse altro. Un nome che, d’altronde, era già pronto, come ha raccontato Roberto rivelando che non ne era a conoscenza».

Insomma, l’avvocato vibonese, che ha guidato Palazzo Luigi Razza dal 2019, non ha intenzione di andarsene senza almeno l’onore delle armi. E rivendica quelli che considera i meriti principali della sua amministrazione, a cominciare dal risanamento dei conti dell’Ente. «Quando sono arrivata il Comune di Vibo aveva un buco di 62 milioni di euro - racconta a Cambareri -. Tanti mi consigliarono di dichiarare il dissesto per poter cominciare senza debiti. Ma a pagare lo scotto sarebbero stati cittadini e imprese. Ecco perché mi sono opposta a questa soluzione facile e di certo più vantaggiosa politicamente. Grazie anche all’energia dell’assessore Maria Teresa Nardo, abbiamo risanato le casse e costruito un bilancio quanto più vicino alla reale condizione dell’ente, eliminando il sovradimensionamento della spesa. Oggi abbiamo cristallizzato in circa 30 milioni di euro il “deficit”, debiti che ci vengono pagati interamente dallo Stato grazie a un accordo ventennale, il cosiddetto “patto salva città”. Solo altri 6 o 7 Comuni in Italia possono beneficiarne. Chi arriverà dopo di me troverà le finanze in salute e potrà lavorare al meglio».

Limardo ha poi ricordato che attualmente a Vibo «ci sono opere finanziate per 130 milioni di euro, in parte già in cantiere», grazie al Pnrr e «all’impegno a favore della città del senatore Mangialavori», che più volte, nel corso dell’intervista, ha ringraziato.

Poi ha ostentato i risultati nel settore dell’Ambiente, sottolineando l’attività in questo senso dell’assessore Bruni: «Le micro discariche che costellavano la città sono sparite e la raccolta differenziata ha raggiunto il 70%». Soddisfazione anche per la lotta all’abusivismo edilizio: «Abbiamo avviato le demolizioni, come al Pennello. Inoltre ora esiste un fondo di un milione di euro per coprire il costo di questi interventi. Chi arriverà non dovrà fare altro che dare seguito alle delibere di abbattimento».

Ma non mancano di certo le note dolenti, e Limardo ne è consapevole. La più emblematica è la falsa partenza del teatro comunale, inaugurato il 14 febbraio scorso dopo quasi 30 anni di attesa e subito chiuso per mancanza di alcune autorizzazioni: «Gli uffici mi avevano assicurato che potevamo partire, poi in commissione di vigilanza per i pubblici spettacoli è saltata fuori la mancanza di altri adempimenti legati alla sicurezza. Conto comunque che il teatro possa essere aperto definitivamente entro la fine del mio mandato».

Le cose sono andate storte anche sul Sistema bibliotecario vibonese, ma su questo argomento Limardo è più drastica: «Sono state dette tante cose non vere. Innanzitutto va smentito lo sfratto, che non c’è stato. A fronte di una convenzione scaduta abbiamo concesso gratuitamente l’uso di Palazzo Santa Chiara e ci faremo anche carico delle bollette, nella convinzione che il Sistema bibliotecario debba continuare la sua attività. Ma non possiamo non tenere conto dei debiti, circa un milione di euro. Anche la guardia di finanza vuole vederci chiaro. Ci sono dei pignoramenti in corso e dunque non si possono trasmettere risorse che sarebbero subito pignorate. Stiamo cercando trovare la soluzione per un percorso nuovo. La fondazione? Sì, ma chi ci mette i soldi? Io sono concreta, è questo il mio difetto».

Infine, torna a ragionare sul suo futuro politico. «Andarmene mi dispiace, lo ammetto – conclude -, ma ormai non si torna indietro. Questo non vuol dire che abbia finito con l’attività politica, una passione che non mi lascia».