Ai tempi del 38% in tanti salirono sul carro di Salvini, adesso le defezioni sono continue. Autonomia differenziata, ridimensionamento in giunta regionale, assenza di una classe dirigente: lo sforzo di costruire un partito che non ha mai celebrato un congresso locale sembra titanico
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Nell’ottovolante che è diventata la politica italiana succede di arrivare al 38% e poi colare pesantemente a picco e non risalire più. Un destino che ha accomunato i due Matteo, Renzi e Salvini. C’è stato un tempo in cui a Salvini riusciva tutto. Mangiava la Nutella, la postava sui social e saliva nei sondaggi. Ora sembra non riuscirgli più nulla, schiacciato com’è dalla straripante Giorgia Meloni e dalla gestione triste di un Ministero che non vuole e che gli sta creando più problemi che voti. Anche se lui grida al complotto.
L’intuizione di trasformare la Lega in partito nazionale ha ravvivato un po’ il Carroccio, ma gli ha procurato molti nemici interni che alla visione territoriale restano ancorati. Eppure, paradossalmente, è stato proprio il Meridione a tenere in vita il partito e lo stesso Salvini.
Il risultato è quello di un partito che in questo momento sembra senza una direzione politica chiara, nonostante gli sforzi del Capitano. Soprattutto in Calabria la Lega sembra vivere questo dilemma. Ai tempi gloriosi del 38% molti calabresi hanno interpretato in senso letterale il nome Carroccio e sono saliti con entusiasmo, alla ricerca di un posto al sole. La crescita della Lega così è avvenuta in maniera disordinata, con tanti attivisti della prima ora messi nel dimenticatoio e commissari venuti dal Nord avulsi dal territorio. Senza mai celebrare un congresso regionale che misurasse i reali rapporti di forza, la litigiosità è sempre stata la principale caratteristica del partito calabrese. In questa confusione si è registrato un via vai di che nemmeno in un B&B di Tropea in agosto.
È vero che alle Europee il risultato è stato sopra la media nazionale, ma a quel 9,4% hanno contribuito alcuni fattori. Il più importante è stata la presenza in lista nelle circoscrizione Meridionale del generale Vannacci che ha “dopato” il risultato. La seconda, la candidatura di personalità come Aldo Patriciello, fuoriuscito da Forza Italia con una ottima dote di voti. Infine grazie al sacrificio di due big calabresi del partito come il presidente del consiglio regionale, Filippo Mancuso, e la deputata Simona Loizzo. Quest’ultima addirittura ha raggiunto un record forse ineguagliato nella politica italiana ovvero le tre candidature consecutive alle regionali, Politiche ed Europee. Un record che la dice lunga certamente sulla passione politica dell’onorevole, ma anche sulla carenza di classe dirigente.
C’è da aggiungere che le Europee sono politicamente lontanissime. Dopo c’è stato il rimpasto di giunta regionale dal quale la Lega è uscita evidentemente ridimensionata nelle deleghe. A parte la conferma di Mancuso, ottenuta prima del rimpasto, è uscita dall’esecutivo (e anche dal panorama politico pare) Emma Staine che aveva Welfare e Trasporti. E’ entrata Caterina Capponi alla quale è stato confermata la prima delega ma non la seconda, la più pesante.
C’è stata poi la vicenda dell’autonomia differenziata, un vecchio cavallo di battaglia della Lega che al Sud è risultata indigesta. Lo dimostrano anche le continue frenate del presidente Roberto Occhiuto che sul tema non ha mancato di polemizzare sia con Calderoli sia con lo stesso Salvini.
Insomma oggi è difficile capire il peso politico della Lega, anche perché le defezioni continuano. In consiglio regionale ha acquisito Katya Gentile, ma ha perso Pietro Molinaro. Sui territori i tanti sindaci hanno abbandonato, l’ultimo dei quali di peso come Roy Biasi che guida Taurianova. Insomma per Filippo Mancuso che ha l’onere di guidare il partito regionale si profila un lavoro difficile.
Il presidente del consiglio regionale non è uno che si fa spaventare dal lavoro e si è già messo all’opera. Proprio l’altro giorno sono stati nominati i delegati calabresi al delicato congresso federale di Firenze fissato per il 5 e 6 aprile. Sono stati celebrati i congressi provinciali quasi in tutti i territori e dovrebbero fare da apripista per la celebrazione del primo congresso calabrese della Lega. Ma oltre le formalità Mancuso dovrà fare legna in vista delle regionali dove il partito è chiamato a una difficile riconferma.