“Lo facciamo per Jole” oppure ancora “Proseguiremo l’opera di Jole” piuttosto che “vogliamo che non si fermi il cambiamento messo in atto da Jole”. Sono passati solo pochi giorni dall’appello delle sorelle di Jole Santelli, che hanno chiesto espressamente di non utilizzare il nome dell’ex presidente della Regione Calabria per tornaconto elettorale, ma in pochi sembrano ricordarlo e quello della presidente Santelli è il nome più ricorrente di questa campagna elettorale.

Sin dalla sua morte, infatti, è stata avviata un’opera di continuo ed (è il caso di dirlo) continuo citazionismo diuna personascomparsa in circostanze tragiche, che hanno aperto una profonda ferita nel cuore di chi la voleva bene e dei suoi familiari. Una morte, però, che in molto hanno continuato a tirare in ballo sull’onda emotiva di una scomparsa che ha colpito nel profondo i calabresi. Oggi l’ultimo atto, in una campagna elettorale avviata proprio nel nome di Jole Santelli e contro tutto ciò che ha chiesto la sua famiglia.

“Nel nome di Jole”: dalla Cittadella di Germaneto ai progetti

Nelle ore successive alla sua scomparsa, l’onda emotiva travolse tutto l’arco politico e i cittadini che riversarono sui social media il loro dolore: ricordi personali, foto, una splendida dimostrazione d’affetto che unì un popolo per natura litigioso e sospettoso. Eppure, sin da subito, si notò una propensione della politica a fagocitare con voracità il dolore social per farne facile consenso: il primo atto fu l’intitolazione della Cittadella Regionale di Germaneto, con il presidente facente funzioni Nino Spirlì che utilizzò tutta la varietà lessicale di cui in possesso per ricordare l’opera riformatrice, per mostrarsi come alfiere e garante di un progetto ancora all’inizio della sua attuazione.

Un’abitudine, quella di richiamare il nome di Jole Santelli, che è stata sempre più utilizzata nel corso dei mesi: non solo gli assessori e i collaboratori più stretti, non solo gli alleati politici, anche i big del centrodestra in settimana hanno più volte richiamato la continuità ed il ricordo del compianto ex presidente. Lo fa Salvini ad ogni piè sospinto, lo ha fatto qualche giorno fa Orsomarso presentando il progetto “Calabria Straordinaria” e in un post dallo stand della Borsa Mediterranea del Turismo di Napoli. Un nome che oggi, all’apertura della campagna elettorale del centrodestra nella convention di Lamezia Terme, è risuonato più e più volte.

 

L’appello della famiglia: “Non usate il suo nome”

Eppure era stata la stessa famiglia di Jole Santelli a tentare di porre un freno a questa strumentalizzazione sotto forma di ricordo e di continuazione dell’eredità politica del presidente Santelli: subito prima che iniziasse la campagna elettorale, fecero inviare al legale di famiglia una nota asciutta ma perentoria nei contenuti: “In prossimità della imminente campagna elettorale per il governo della Calabria – recitava la nota – Paola e Roberta Santelli, sicure di interpretare le sue volontà desiderano che il suo nome non venga utilizzato strumentalmente per tornaconto elettorale. Nel breve periodo in cui ha governato la Calabria, lo ha dimostrato facendo le scelte di governo che le spettavano ispirandosi solo ed esclusivamente al bene della Calabria e dei calabresi. Sarebbe, a nostro avviso offensivo della memoria di Jole intestarsi arbitrariamente parole come continuità o fare solo annunci e proclami da campagna elettorale”.
Parole chiare, che non lasciavano spazio ad equivoci, ma che sono state totalmente disattese e ignorate come visto anche oggi al T-Hotel.

La convention di Lamezia Terme e la nuova campagna elettorale

Queste parole, che rappresentano le volontà della famiglia, non sono state però tenute in considerazione dall’alleanza di centrodestra, che ha aperto la convention “nel nome di Jole” presentando il candidato Roberto Occhiuto. E forse è proprio qui, in realtà, che è necessario soffermarsi: non è un mistero che nel momento in cui la candidatura di Jole Santelli venne ufficializzata ai danni di Mario Occhiuto, volarono gli stracci nelle sedi azzurre del centro bruzio. L’ormai uscente sindaco di Cosenza era al lavoro da diversi mesi sulla sua candidatura a governatore ma con un tratto di penna la triade Berlusconi-Salvini-Meloni indicò la Santelli per superare la stasi e i veti incrociati sul nome di Occhiuto. L’architetto non la prese bene, i bene informati narrarono di telefonate di fuoco, tentativi di riappacificazione andati in fumo e una pace che avvenne molte settimane dopo. Adesso un nuovo Occhiuto è in pista, Jole Santelli purtroppo non c’è più ma il suo nome è l’ingombrante elefante nella stanza che nessuno sembra voler vedere: così come il divieto della famiglia di utilizzare il suo nome.