Niente proroga

Stabilimenti balneari, sindaci nel labirinto in cerca di una via d’uscita: «Montagne di pec per capirci qualcosa»

Preoccupati per l'imminente stagione estiva, i primi cittadini riferiscono di non avere competenze e risorse umane per avviare le gare per ogni lotto di spiaggia. Molinaro (Lega) pensa a una modifica della legge che ha trasferito dalla Regione ai Comuni la competenza sul demanio mentre la mozione che aveva presentato a gennaio è rimasta lettera morta

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di Massimo Clausi
3 maggio 2024
19:18
In alto da sinistra: Magorno, Cascini e Molinaro
In alto da sinistra: Magorno, Cascini e Molinaro

È esplosa come una bomba la sentenza del Consiglio di Stato che blocca sin da subito la proroga delle concessioni per gli stabilimenti balneari. I magistrati hanno infatti ritenuto non più prorogabili le concessioni date dai Comuni per cui bisogna necessariamente procedere a gara. Ma come?
Se lo chiedono i sindaci di Diamante, Ernesto Magorno, e Belvedere Marittimo, Vincenzo Cascini che amministrano due fra i Comuni del Tirreno cosentino a maggiore vocazione turistica.

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«Non vedo una via d’uscita nell’immediato - ci dice l’ex senatore Magorno - anche perché la legge parla chiaro: non si possono fare gare omnicomprensive, ma per ogni lotto di spiaggia bisogna fare una gara apposita. Quindi un Comune che deve mettere a bando ottanta concessioni dovrebbe fare altrettante gare, una per ogni lotto. Ma chi ci darà il personale necessario?». Magorno scadrà in giugno dal suo mandato, quindi non avrà questo problema ma si dice preoccupato per la prossima estate. «Io credo che l’unica soluzione sia porre la questione in Europa, specificando quella che è la particolarità dell’Italia che vede quasi un marchio di fabbrica negli stabilimenti balneari. In altri paesi europei, eccetto un po’ per la Spagna e per la Costa Azzurra in Francia, non esiste questo modello per cui bisogna impegnarsi a Bruxelles per far sentire la voce dell’Italia». 


Idea questa condivisa anche dal suo collega Cascini. «Guardi io da ieri sto mandando pec a tutti gli organi competenti per capire come regolarci. Non c’è solo il problema della difficoltà a mettere in piedi queste gare in tempi record e senza personale, ma c’è proprio un problema di parametri. A che prezzo diamo una concessione? Il problema non si pone nel caso di spiagge libere, ma per quelle in cui sono state effettuate migliorie come strade d’accesso, palme, addirittura piscine… con quali parametri le mettiamo a gara? Come facciamo per riconoscere a chi ha investito in questi anni almeno l’avviamento? Le confesso che sono molto preoccupato perché noi siamo un paese ad alta vocazione turistica dove funziona molto il passaparola. Ormai il turista è abituato ad andare ai lidi e trovare tutti i comfort, non si va più in spiaggia con l’ombrellone e la sdraio sotto il braccio. Pensi un turista che arriva a Belvedere e trova pochissimi lidi… sarebbe un danno economico incalcolabile. Penso che questa situazione vada affrontata in Europa. Mi auguro che il Governo, approfittando magari del periodo di vacatio delle elezioni, ponga seriamente il problema, altrimenti corriamo il rischio che caleranno in Calabria le grandi multinazionali a rastrellare tutto a danno di un’economia che da noi è sostanzialmente a conduzione familiare».

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Chi aveva previsto tutto è il consigliere regionale della Lega, Pietro Molinaro che in tempi non sospetti aveva investito il Consiglio della questione. Risale infatti al 10 gennaio scorso una sua mozione, la n° 79, (firmata insieme a Mancuso, Gelardi, Mattiani e Raso) che impegnava la Giunta regionale ad una serrata interlocuzione con il Governo sulla materia. Non solo ma la mozione impegnava la Giunta a far presente al Governo come la direttiva Bolkestein vada poi calata nelle singole realtà. Questo perché il presupposto della direttiva è la scarsità della risorsa spiaggia che quindi va disciplinata per evitare distorsioni alla concorrenza. 

«Il punto - dice oggi Molinaro - che questa risorsa in Calabria, che ha oltre 700 chilometri di spiaggia non è affatto scarsa come dimostra il monitoraggio sulla disponibilità della risorsa avviata dal Governo. Allora questo è un punto che il Governo deve porre con forza. Da alcune indiscrezioni che circolano so che l’esecutivo Meloni si sta muovendo in questo senso, ma anche noi dobbiamo fare la nostra parte. Ecco perché nella mozione abbiamo previsto che “Nel solo caso di superamento della scarsità della risorsa naturale su base nazionale, prevedere nella procedura di evidenza pubblica il riconoscimento del valore di mercato dell’azienda creata dal concessionario uscente, che tenga conto pure di avviamento, investimenti effettuati, beni materiali ed immateriali, remunerazione del capitale investito, etc. da porre a carico del concessionario entrante e in favore di quello uscente”».

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Nonostante la mozione sia stata approvata all’unanimità poi non ha avuto alcun seguito legislativo. E quindi come diceva Cascini non è previsto nulla per calcolare il valore di stabilimenti balneari che hanno fatto investimenti più o meno importanti. Per questo oggi Molinaro dice che andrebbe rivista anche la legge regionale n° 17 del 2005 con la quale la Regione ha demandato ai Comuni la gestione del demanio marittimo. «Una risorsa così importante non può essere affidata ai nostri comuni che hanno i problemi di risorse economiche e umane che tutti sappiamo. Dobbiamo ridare centralità alla Regione su queste vicende riformando la legge e prevedendo gli effetti della direttiva europea. Stiamo parlando di un indotto notevole per la Calabria che dobbiamo maneggiare con cura, nell’attesa che il Governo faccia la sua parte. Io non dico che l’Europa va combattuta, dico che va aiutata a calare alcune direttive nelle singole realtà dei diversi paesi per cercare di limitare al minimo eventuali danni agli operatori economici».

La verità che traspare dalle parole del consigliere leghista è che l’Italia, Paese nel quale spesso la proroga diventa regola, si è dormito un po’ su una vicenda che pure tutti sapevano sarebbe prima o poi esplosa. Allora per salvare l’imminente estate i sindaci non possono far altro che individuare l’escamotage giuridico più adatto per non incorrere in eventuali reati. Più semplice a dirsi che a farsi.

Giornalista
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