La capacità di gestire la pressione, in politica, è fondamentale per affrontare anche i momenti più duri. Craxi affrontò il lancio di monetine senza tradire il minimo nervosismo, Berlusconi ha sfoderato sempre battute e barzellette per stemperare la tensione nei momenti più difficili.

Nino Spirlì, invece, questa capacità non ce l’ha: il fatto di essere “scrittore audace, comico di talento e autore di format tv e soggetti cine-televisivi” (leggiamo dalla sua biografia) non gli ha dato una mano a gestire i momenti di maggiore pressione mediatica, regalando perle e scivoloni degni di nota.

L’ultimo è di ieri sera: un post in cui si lascia andare ad una fragorosa e lunghissima risata, che svela tutta la tensione per quello che è stato probabilmente il pomeriggio più lungo della sua (breve) carriera politica. Pare che sia proprio Nino da Taurianova, l’alfiere della discesa della Lega in Calabria che ha sostituito l’armatura di Alberto da Giussano con una ben più morigerata accoppiata di saio e rosario, l’agnello sacrificale dell’accordo del centrodestra per recuperare Fratelli d’Italia e salvare la candidatura alla presidenza di Roberto Occhiuto.

Lo sgomento dei calabresi: «C’è da piangere, e tu ridi»

Subito dopo la pubblicazione dei rumor a opera della nostra testata, il presidente facente finzione (di governo) si è lasciato andare sui social ad una fragorosa risata. Più una iena ridens che la battuta di un “comico di talento”, che però è stata poco apprezzata dai tanti che hanno risposto. Quasi un migliaio i commenti, per la maggior parte battute e meme, commenti negativi che tra una diretta e l’altra raccontano di un esponente politico ai minimi storici in termini di consenso: proprio per questo la scelta era stata chiara. Accordo di palazzo, nessun passaggio dalle forche caudine del consenso elettorale e una comoda comoda poltrona alla corte di Germaneto.

Eppure, Giorgia la romana sta provando a schiacciare le uova nel paniere al signor Nino, che sulla sua strada ha trovato una Wanda Ferro non più disposta a lasciar passare nulla: così, se l’alleanza non viene messa in dubbio (difficile che un centrodestra in rampa di lancio non trovi un accordo elettorale di qualsiasi tipo), a salvare la tenuta della coalizione calabrese da agnello sacrificale potrebbe essere proprio l’ex blogger calabrese.

Lui ha provato a rispondere con una sonora risata ma i calabresi non l’hanno presa affatto bene tra chi chiede conto della spazzatura in mezzo alle strade, chi ricorda le centinaia di emergenze, quella risata è un boomerang che colpisce chi in questi mesi, nonostante tanto millantate esperienze di comunicazione, ha raccolto più scivoloni che acuti.

Come dimenticare, ad esempio, quando in diretta nazionale ammetteva di essere ignorante sui piani Covid, o come quando alzava la voce con i lavoratori, o con i giornalisti che lo incalzavano sulle tante emergenze, o sbottava sulle sue dirette Facebook contro i genitori rei di contestare le sue ordinanze di chiusura al TAR.

Spirlì, facce ride

D’altronde, come non ridere? Come non scoppiare in una fragorosa risata quando si scopre che in Calabria si stanno spendendo 20 milioni di euro per dei fantasmagorici studios a Lamezia mentre dall’inizio della pandemia le terapie intensive sono state aumentate di pochissime unità? Come si fa a non ridere quando ogni giorno davanti alla Cittadella protestano lavoratori, categorie, imprese, attività e l’unica risposta che dà è quello di alzare la voce e dire che si sta facendo tanto? Come si fa a restare seri, impassibili, quando la Calabria è l’ultima regione nella campagna di vaccinazione, quando il 30% dei docenti ha deciso di non vaccinarsi? Come può sorridere un ristoratore, un’azienda, un commerciante che attende ancora i rimborsi Covid richiesti con i bandi regionali?

La toppa peggiore del buco

Probabilmente a Nino da Taurianova interessa poco: a lui preme cingersi del suo manto, attendere come una vestale fedele il prossimo tour calabrese di Matteo Salvini per accompagnarlo in processione, mischiando sacro e profano in cambio di uno scranno da vicepresidente. «Rido come chi, leggendo fandonie, ne ride», ha scritto Spirlì dopo un’ora di shitstorm, puntando il dito contro quelli che ha definito «i soliti commenti dei finti moralizzatori, mestatori, miscelatori». “Fandonie” che, a quanto pare, lo innervosiscono parecchio, perché adesso il suo biglietto per un altro giro sulla poltrona di vicepresidente potrebbe essere messo in discussione: il tavolo si sposta a Roma ed è lì che bisognerà fare chiarezza, evitando che la fragorosa risata di Spirlì ai rumors di stampa si avveri. Altrimenti la risata da iena ridens potrebbe trasformarsi in pochi minuti in un chicchirichì da pollo tradito e sacrificato all’altare delle alleanze di governo.