«I dati emersi durante le audizioni che ho avuto con il commissario alla Sanità Scura e il governatore Oliverio sono diversi, ma mi hanno lasciato in imbarazzo. Danno l’uno la responsabilità all’altro ma in realtà sono entrambi responsabili dello smantellamento e del disastro sanitario calabrese. Non esiste più un dipartimento della Salute alla Regione, c’è un facente funzioni che non è un direttore quindi il dipartimento è scoperto. Poi c’è Scura. I dati Agenas ci dimostrano in modo inconfutabile il fallimento dell’esperienza commissariale».


Un fiume in piena. Il senatore di Forza Italia Marco Siclari, capogruppo al Senato della Commissione Igiene e Sanità, dopo avere interloquito a Roma con il commissario Scura e con il governatore Oliverio ha convocato a Lamezia Terme una conferenza stampa per fare il punto sulla situazione della sanità calabrese alla luce anche di quelle che sembrano essere le ultime ore per Scura.


«Chiedo un cambio di passo – ha affermato il senatore- mi era stato anticipato che il 25 settembre ci sarebbe stato un consiglio dei ministri nel quale Scura sarebbe stato rimosso e questo non è avvenuto. Ne prendo atto, accadrà oggi, forse domani…ma in ogni caso se Scura ed Oliverio sono incompatibili o se ne va a casa uno dei due o entrambi. Dopo quattro anni è impossibile che riescano ad andare d’accordo».


Presenti anche diversi lavoratori del Marrelli Hospital sui quali si starebbe per abbattere la scure di 300 licenziamenti. Siclari si è esposto non solo al loro fianco, ma anche a quello dei cittadini spiegando di avere portato la questione in commissione al Senato parlandone con il commissario. «Abbiamo strutture specializzate – ha detto l’azzurro – e si continua a rimandare una decisione su un presidio che ha degli operatori sanitari in grado di offrire un’assistenza sanitaria adeguata, efficiente ed efficace. Una struttura come questa, che può dare molte risposte, oggi non è messa nelle condizioni di operare come dovrebbe. Le ricadute vanno non solo sui lavoratori ma anche sui cittadini che devono andare a curasi fuori pur avendo una struttura in Calabria all’avanguardia».