«Con l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio non sarà possibile sanzionare neanche coloro che favoriranno o raccomanderanno a un concorso pubblico qualche amico, un parente o un semplice conoscente. Non sarà più possibile neanche sanzionare coloro che abusando del proprio potere favoriranno l’amico per una visita medica, magari scavalcando le già interminabili liste di attesa. In pratica molte gravi condotte compiute da chi gestisce “potere” nella Pubblica amministrazione non saranno più sanzionabili». Antonello Talerico, consigliere regionale di Forza Italia va conto la “sua” maggioranza di governo e “boccia”, da penalista, la riforma voluta dal ministro Carlo Nordio.

Per il consigliere regionale «è stata intaccata l’imparzialità ed il buon andamento della pubblica amministrazione con grave rischio per l’intero sistema, favorendo sempre più il malaffare. Questo intervento abrogativo è stato spesso motivato con la considerazione che il numero delle condanne dibattimentali per abuso di ufficio è particolarmente basso rispetto al numero delle iscrizioni nel registro delle notizie di reato e queste per lo più danno luogo ad archiviazioni».

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«In sostanza – continua Talerico – siccome questa norma viene applicata male dalle varie Procure è stato deciso di cancellarla, quindi anziché intervenire sull’anomalia qualcuno ha deciso di eliminare la norma penale tanto utile invece ad impedire con la sola sua semplice esistenza la commissione di gravi abusi per il rischio di incorrere in un processo penale. Fermo restando che sono convinto pure io che il reato di abuso d’ufficio sia stato utilizzato con un vero e proprio abuso da parte di taluni magistrati, travolgendo e pregiudicando tante persone innocenti che solo a distanza di anni sono riusciti a dimostrare la loro non colpevolezza, non è giusto gettare la spugna così».

Talerico affronta anche le obiezioni dei favorevoli all’abrogazione: «Qualcuno ci verrà anche a dire che era una norma di chiusura e che esistono altri reati (falso ideologico, concussione, corruzione) con cui si potranno contestare alcune condotte illecite, pur sapendo che difficilmente potranno essere inserite (ndr: per i vari profili formali e sostanziali) nell’alveo delle altre norme penali “sopravvissute”, con un evidente vulnus per l’imparzialità della pubblica amministrazione.  È possibile, mi chiedo, dare una patente di liceità a condotte, violative di leggi, che intenzionalmente siano economicamente vantaggiose per l’autore o ingiustamente dannose per altri?». Domanda retorica.

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Si aggiunga ancora che la stessa Unione Europea, aveva più volte ribadito allo Stato italiano «che il reato di abuso d’ufficio è uno strumento importante, anche perché riguarda l’esercizio di funzioni pubbliche per conseguire un vantaggio personale».

«È anche giusto – continua la nota – tutelare tutti quegli amministratori pubblici tra cui molti sindaci, rispetto al proliferarsi di plurime denunce infondate, che ne determinano ingiustamente lo status di indagati e l’inevitabile condizionamento che spesso ha condotto alla cosiddetta “paura della firma” e quindi alla paralisi o ritardo dell’azione amministrativa, proprio per il timore dell’apertura di procedimenti penali. Ma la soluzione non poteva e non doveva essere la semplice cancellazione del reato di abuso d’ufficio, piuttosto dinnanzi alle palesi erronee contestazioni di alcuni magistrati avremmo dovuto pretendere la responsabilità per tutte quelle ipotesi in cui erano stati commessi errori e/o abusi nella contestazione troppo superficiale del reato in commento. Oggi invece si è preferito l’abrogazione dell’abuso d’ufficio e, quindi la condotta del pubblico ufficiale che, in violazione di specifiche regole di legge, procura intenzionalmente a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale, ovvero arreca ad altri un danno ingiusto, sarà ammessa e mai più sanzionata. Il vantaggio come al solito sarà per chi è abituato a non rispettare e/o ad eludere le leggi e, non certamente per chi le leggi le rispetta».