C’è poco di metropolitano nella polemica che da settimane sta tenendo banco a Reggio. E, purtroppo, anche poco di nobile, stando almeno a quel che emerge dalle carte.

In buona sostanza la giunta Falcomatà è andata in corto circuito per una questione legata a gli alunni (37) del plesso scolastico di Rosalì, piccola frazione di Catona. Con l’assessore al Bilancio Irene Calabrò, originaria proprio di quelle zone, che avrebbe già rimesso le deleghe nelle mani del primo cittadino. Un gesto di protesta eclatante che il sindaco, almeno per il momento, ha respinto aprendo un canale di discussione con il Partito Socialista di Milana e Ruvolo che, a quanto pare, non sarebbero neanche stati messi al corrente di quanto accaduto dalla Calabrò.

La protesta di Rosalì

Il problema “metropolitano” sarebbe che il plesso di Rosalì sarebbe stato accorpato a quello di Campo Calabro e sottratto alla scuola “Radice” di Catona (987 alunni compresi i 37 di Rosalì). Una decisione che, si legge nelle pieghe degli atti del Comune, sarebbe dovuta al fatto che la scuola di Campo Calabro con 580 studenti resterebbe sotto la soglia di 600 prevista dalla legge. E dopo che tutti i tentativi in precedenza fatti per provare a salvare il plesso di Campo Calabro con altre soluzioni erano andati falliti.

 

Sono insorte le famiglie degli studenti di Rosalì e tutto il comprensorio di Catona sbandierando la difficoltà dei collegamenti tra Rosalì e Campo Calabro e le diversità culturali tra i territori. Il che ha destato più di qualche perplessità. Intanto perché, per come rassicura il governo della Città Metropolitana, gli alunni non si dovrebbero spostare, ma resterebbero nella loro scuola attuale e con gli stessi insegnanti. “Neanche per i documenti di segreteria”, precisano dal governo cittadino. In secondo luogo perché gli stessi problemi non erano stati sottolineati quando si era avanzata l’ipotesi di aggregare la scuola di Campo Calabro alla scuola Radice di Catona per un ipotetico super-accorpamento.

 

In quel caso Catona e Campo Calabro, evidentemente, avrebbero avuto la stessa storia e le stesse tradizioni. Con un postilla, però, che si legge sempre dai verbali delle riunioni avute tra l’Amministrazione comunale e i dirigenti scolastici. Il dirigente scolastico di Gallico aveva fatto presente che nel caso di accorpamento tra Catona e Campo, si sarebbe dovuto restituire a Gallico il plesso di Villa San Giuseppe.Non male, insomma, per territori che si sviluppano in un’area di una decina di chilometri o poco più.

 

Fuori dall’ironia, però, rimane la spiacevole sensazione che sulla pelle degli alunni si consumino battaglie che poco hanno a che fare con i loro diritti. Intanto perché spesso la legge che statuisce i criteri del dimensionamento indica parametri troppo rigidi e non consoni all’olografia di un territorio complesso come il nostro. E poi perché gli interessi delle dirigenze scolastiche spesso vanno oltre le reali esigenze dei cittadini e prestano il fianco alle strumentalizzazioni politiche.

 

Alunni come numeri e pacchi postali, insomma. Dirigenti scolastici a caccia di bonus e politici in perenne campagna elettorale pronti a metterci il pennacchio. Un mix micidiale che restituisce alla realtà una comunità che prima di diventare culturalmente metropolitana ha necessità di un lungo percorso formativo.

 

Riccardo Tripepi