VIDEO | Opposizioni compatte contro il ministro dell'Interno dopo le sue dichiarazioni sul naufragio di Crotone, si pensa pure a una mozione di sfiducia su cui far convergere tutti. E tra le fila di FdI c'è chi vuole sapere la verità su possibili ritardi nei soccorsi: «Siamo i primi a domandarlo» (ASCOLTA L'AUDIO)
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Le vittime del naufragio di Crotone provenivano per lo più da Afghanistan (un Paese con 28 milioni di poveri e 14 milioni di bambini a rischio denutrizione), Iran (Paese con il 50% della popolazione sotto la soglia della povertà assoluta, inflazione al 40% e con rivolte in 161 città, 1.200 condanne a morte, 18.000 arresti, 100 bambini uccisi) e Siria (11 anni di guerre, 12.000 bambini uccisi, 14,6 milioni di persone con necessità di aiuti umanitari di cui 6 milioni bambini, 6.000 morti e 500.000 sfollati per il terremoto del 4 febbraio).
Numeri crudi che spiegano più di mille parole quanto siano state fuori luogo le parole del ministro degli Interni, Matteo Piantedosi. «La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli», aveva detto suscitando l’incredulità dei più.
Oggi Piantedosi è stato audito in commissione Affari Istituzionali della Camera. «L’assetto aereo Frontex che per primo ha individuato l’imbarcazione dopo le 22 del 25 febbraio a 40 miglia nautiche dall’Italia non aveva segnalato una situazione di pericolo o distress a bordo, evidenziando la presenza di una persona sopra coperta e altre sotto coperta e una buona galleggiabilità dell’imbarcazione. Poi c’è stato un peggioramento delle condizioni meteo», così ha detto il ministro provando a lasciare Frontex con il cerino acceso in mano.
L’audizione ovviamente non era legata ai tragici accadimenti di Cutro ma all’esposizione del programma del Dicastero. Piantedosi però ha parlato a lungo soprattutto della questione migratoria. Il ministro ha annunciato potenziamenti dei centri di accoglienza (soprattutto Cara e Cas), nuovi investimenti in Africa, missioni congiunte con la Francia in Tunisia e Libia per contrastare l’immigrazione illegale e ha annunciato di aver chiesto anche un potenziamento del piano europeo di ricollocamento dei migranti. Non una parola sul fatto che il barchino spiaggiato a Cutro non fosse partito da paesi del Nord Africa in una situazione politica a dir poco precaria, bensì da una potenza mondiale come la Turchia alla quale, fra l’altro, la Ue ha dato fiori di quattrini per contrastare l’immigrazione clandestina.
Naturale che dopo l’intervento del ministro si sia accesa la polemica politica. Ad Elly Schlein, appena eletta segretaria del Pd, non è parso vero di poter segnare un goal a porta vuota ed è andata giù dritta definendo «indegne», «disumane e totalmente inaccettabili», le dichiarazioni del ministro.
«Le persone che partono fuggono da qualcosa, situazione che lei dall’alto dei suoi privilegi non ha vissuto neanche da lontano - ha detto la Schlein - Chi è lei per stabilire che cosa giustifichi o meno la disperazione se la scelta è tra il rischio di morte per tortura e il rischio di morire in mare?». Durante il suo intervento Schlein si è anche focalizzata sulle falle del sistema di accoglienza europeo e nazionale che non garantisce alternative legali e sicure di accesso per i richiedenti asilo che hanno diritto di esercitare un loro diritto tutelato dalla Convenzione internazionale di Ginevra. Tornando sul naufragio, Schlein ha anche chiesto spiegazioni al ministro del mancato intervento da parte della Guardia costiera, dopo che nelle ultime ore il capitano della guardia costiera di Crotone, Vittorio Aloi, ha detto che si poteva uscire in quelle condizioni meteorologiche. «Il mare era forza 4, si può uscire anche con forza 8».
«Dal punto di vista delle responsabilità politiche, solo le dichiarazioni suggeriscono le sue dimissioni e per Giorgia Meloni una riflessione profonda», ha chiuso la Schlein chiedendo la testa del ministro. Contro il titolare del Viminale si schierano tutte le opposizioni: Pd, M5s, Terzo polo e Verdi-Sinistra. Carlo Calenda chiede a Meloni di far dimettere il suo ministro. E Riccardo Magi, segretario di +Europa, non esclude una mozione di sfiducia contro di lui su cui far convergere tutti: «Lo stiamo valutando», spiega parlando con i cronisti in Transatlantico, «e se decideremo di presentare la mozione di sfiducia ci confronteremo sul testo con gli altri gruppi».
La situazione del Ministro non è facilissima perché l’imbarazzo è evidente anche nella maggioranza. Anche un ministro di peso come Francesco Lollobrigida reputa necessario un chiarimento su quel che è accaduto a Cutro: «Non so chi dei nostri l'abbia chiesto - ha dichiarato - ma non ci vedo niente di male anzi, credo che non ci siano problemi per un gruppo parlamentare che non ha né per quanto riguarda sé né per quanto riguarda il resto della maggioranza nulla da nascondere. È ovvio che su temi così delicati ci sia un tempo per approfondire, è non solo legittimo ma necessario. Gli approfondimenti vanno fatti per poi rispondere. Alcuni giorni per appurare la verità penso siano utili a tutti», ha aggiunto rispondendo alla domanda sul perché Piantedosi non vada subito a riferire in Parlamento. In realtà era stato il senatore meloniano Alberto Balboni a dire che «se ci sono state lacune nella catena di comando per un soccorso tempestivo, noi lo dobbiamo sapere, ministro. Non è una richiesta che Fratelli d’Italia lascerà alle opposizioni. Noi siamo i primi a chiederlo, perché non si può lasciare una nave piena di bambini in balia delle onde ma rifiutiamo la strumentalizzazione politica».
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Insomma nella maggioranza le parole del ministro e il rimpallo di responsabilità fra Guardia di Finanza, Guardia Costiera e Frontex è evidente che ha creato più di un fastidio. Per ora il fuoco resta sotto la cenere ma è palese che molti degli esponenti del centrodestra vorrebbe che il ministro applicasse a se stesso la “dottrina Piantedosi”: stia a casa che è meglio. Non si muova. La veniamo a prendere noi.