Il sindaco di Corigliano Rossano attacca Occhiuto dopo lo stato di emergenza proclamato dal governo per il sistema ospedaliero calabrese. «Il provvedimento certifica che in questi ultimi anni si è riusciti in una impresa epica: fare peggio del disastro ereditato sin dal 2010»
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«E se per uscire dal commissariamento, commissariassimo il commissario? No, non è il remake di uno splendido film di Totò, è la programmazione sanitaria ed amministrativa del centrodestra in salsa calabra». Così il sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, pronto a mettere il dito nella piaga, e tra le pieghe di un sistema ospedaliero finito nelle attenzioni del governo che ne ha proclamato –visti i risultati – lo stato d’emergenza.
Il tutto aggravato, secondo il primo cittadino jonico, «dall'ossessivo tentativo di narrare una sanità supersonica ma che viene sistematicamente smontata dalle cronache, facendo emergere l'immagine distorta ed ipocrita dell'attuale gestione sanitaria regionale. Evidentemente non avevamo visto tutto».
La qualità della sanità, per Stasi «non si misura sui social, sui quali l'unico livello alto registrato è quello delle balle, ma andando nei reparti e nei pronto soccorso, così come per gli interventi strutturali per i quali, dopo cinque anni, stiamo ancora misurando i ritardi epocali, dalle Case della Comunità ai nuovi ospedali». E così «il ritorno agli stessi livelli di emigrazione sanitaria pre-covid è un dato inconfutabile».
«Il commissariamento del commissario»
«Ecco perché – sottolinea il sindaco di Corigliano Rossano – il “commissariamento del commissario” rappresenta l'atto più veritiero e significativo di questi 5 anni di gestione sanitaria da parte del centrodestra, cioè la certificazione di un fallimento colossale mascherato da centinaia di dichiarazioni e proclami che la realtà, pezzo dopo pezzo, sta smascherando». Ma «prima che il castello di cartapesta crolli, visto che i poteri straordinari conferiti all'unico governatore nominato commissario dall'epoca di Scopelliti in poi, evidentemente non sono bastati, si prova con ancora più poteri speciali, ancora più deroghe e soprattutto ancora più soldi, passando sulle teste di amministratori, imprese, pazienti e cittadini».
Eppure finora, ricorda Flavio Stasi, «in termini di straordinarietà, non si era certo andati per il sottile: ci sono procedure utilizzate per la realizzazione dei nuovi ospedali che ancora non sono riuscito ad inquadrare amministrativamente e che forse fanno riferimento a qualche sperduto codice normativo rinvenuto nell'Antico Egitto, così come ci sono opere per le quali ancora non ho capito quanti soldi si stiano spendendo. A naso, ai calabresi la realizzazione di un posto letto ospedaliero sta già costando più del doppio della media nazionale. La nostra sanità era già, sostanzialmente, un regime di deroghe straordinarie che, evidentemente, non bastavano a sostenere la politica fallimentare di una classe dirigente che continua ad ingrassare operatori privati e concessionari senza pensare alla salute dei calabresi».
Il primo cittadino jonico ricollega tutto a faccende elettorali, accennando tra le righe all’ospedale della Sibaritide. «Volete sapere quale è il vero problema sul quale si sta lavorando in alcuni cantieri, per esempio? Inaugurare qualcosa prima delle elezioni. Qualcosa che sia un contenitore, una stanza qualsiasi, uno sgabuzzino per le riviste. Qualsiasi cosa purché si inauguri, preferibilmente senza far pagare penali a nessuno: a pagare dobbiamo essere solo noi, cari calabresi, con i soldi o con la salute».
Insomma, per Stasi «la sanità in Calabria non è un disastro da adesso: si sono avvicendati governi di diverso colore, con i medesimi risultati. Il commissariamento del commissariamento certifica che in questi ultimi anni, però, si è riusciti in una impresa epica: fare peggio di quel disastro ereditato sin dal 2010».