«Ho sete» ha gridato Matteo Salvini seduto ad un tavolo in quella cena tra militanti che è stata la tappa conclusiva del tour elettorale in Calabria. Una preghiera subito esaudita dai suoi fidati che hanno mobilitato mezzo locale per far giungere dell’acqua sul tavolo del leader.

In un noto centro sportivo dell’immediata periferia reggina, i leghisti della nostra regione hanno quindi fatto quadrato attorno al numero uno del carroccio, accompagnato nella tappa reggina dal segretario provinciale Franco Recupero, e dall’immancabile scorta del deputato uscente Domenico Furgiuele – nominato di recente responsabile della campagna elettorale - e della rappresentante della giunta regionale calabrese, la reggina Tilde Minasi.

Per lui anche un piatto stracolmo di cibo. Le solite leccornie calabresi, tra salumi, focacce e formaggi, insieme agli immancabili “pipi e pumadoru chini”, che proprio leggeri non sono e non promettono una nottata del tutto tranquilla, bagnati da fiumi di birra a solo marchio italiano. Mentre il leader era a caccia proprio di tranquillità dopo il tour de force che lo ha visto impegnato prima a Cosenza e poi a Catanzaro.

Chi c’era ha parlato di un Salvini, oltre che visibilmente stanco, anche nervoso. La visita in Calabria non ha fatto altro che confermare il momento difficile attraversato dalla Lega che, secondo i sondaggi, ha perso negli ultimi dieci giorni un ulteriore punto e mezzo di gradimento. In Calabria, se possibile, la partita è ancora più difficile vista anche l’emorragia di voti registrata alle regionali di ottobre del 2021, quando moltissimi voti della Lega sono andati a rimpolpare le percentuali soprattutto di Forza Italia. E d’altra parte Salvini sa che il vero obiettivo di queste politiche è tornare a livelli percentuali accettabili – almeno al 15% - per poter far pesare il proprio ruolo all’interno della coalizione di centrodestra.

Ma in Calabria, Salvini ha trovato un partito tutt’altro che in salute, e in preda alle solite polemiche. Basti pensare che nella tappa reggina – che alla cena militante ha fatto registrare qualcosa in più di duecento persone – parafrasando un must di morettiana memoria, si sono notate più le assenze che le presenze. Tra queste ultime, scontata quella di Furgiuele che ha sovrainteso all’organizzazione del tour calabrese, e del commissario regionale Giacomo Saccomanno. Ma in riva allo Stretto c’era anche la capogruppo a Palazzo Campanella Simona Loizzo, i colleghi Giuseppe Gelardi, e Pietro Raso che ha organizzato addirittura un pullman da Lamezia per seguire il leader nell’appuntamento conviviale, ma anche Pietro Molinaro, primo dei non eletti alle regionali con ricorso presentato nei confronti della capogruppo Loizzo.

Non c’erano invece Nino Spirlì, presente nella tappa cosentina, ma che non sarebbe “riuscito a liberarsi” per la cena, e Roy Biasi, sindaco di Taurianova dato in rotta col partito, che ha deciso di accompagnare la truppa di amministratori nell’incontro di Catanzaro, ma di disertare l’evento della sua provincia. Ma non è stato il solo, visto che all’appello sono mancati anche altre personalità del reggino che avevano avuto anche importanti ruoli nel partito, come il pluricandidato medico di Oppido Francesco Coco, o i referenti d’area, Renato Bellofiore per la Piana di Gioia Tauro, e il presidente del Gal Locride e già sindaco di Locri, Francesco Macrì, per l’area jonica.

Salvini ha comunque provato a motivare le sue truppe in questa difficile campagna elettorale. Per quasi mezz’ora il leader, attorniato dai consiglieri regionali, ha parlato di flat tax, del centrosinistra e dell’alleanza con Calenda, di bollette e caro gas, degli italiani tartassati e dell’immigrazione senza controllo, concedendosi anche un passaggio sull’eterno tema del Ponte sullo Stretto, puntualmente tornato in auge con la nuova campagna elettorale del centrodestra. «Dobbiamo unire Calabria e Sicilia» ha detto, chiudendo il tour agostano calabrese.