L'incontro con Boccia avrebbe dovuto ratificare una decisione a cui manca solo l'ufficialità. Ma resta il problema di far digerire la scelta agli antagonisti del leader di CambiaVento, Valerio Donato e Aldo Casalinuovo
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Saltata la riunione romana per ratificare l’ok del Partito Democratico nazionale del leader di Cambiavento Nicola Fiorita quale candidato a sindaco di Catanzaro in nome e per conto del centrosinistra (benedetto pure dal Movimento Cinque Stelle), anche su indicazione di alcuni maggiorenti locali che con lui hanno stretto patti di ferro per varie ragioni. Ma ormai è solo questione di tempo - e di forma - per favorire questo esito. Il problema, però, è come farlo “digerire” agli antagonisti di area dello stesso prof riguardo a cui va detto come non sia certo un mistero che si attendessero un diverso metodo di concertazione. E che ora si vorrebbero coinvolgere in un progetto… comune (in tutti i sensi del termine nella fattispecie).
Ecco la ragione del rinvio della riunione capitolina, che avrebbe in realtà dovuto dar seguito a una decisione adottata molto tempo fa (l’estate scorsa con ogni probabilità) pur se tenuta prudentemente nascosta, o quantomeno dissimulata, per comprensibili ragioni di strategia. Comunque sia ora l’incontro decisivo si terrà nel capoluogo calabro, forse con una presenza importante venerdì.
A fare le spese di quanto sta accadendo in casa Dem, così almeno lamentano i sostenitori di altre soluzioni per le ormai sempre più vicine elezioni, saranno tuttavia Valerio Donato e Aldo Casalinuovo. Il primo, collega docente universitario di Fiorita, che peraltro annovera nelle sue file collaboratori e sostenitori provenienti dal Pd per cui però si è posta fin dall’inizio una questione principale: la connotazione di candidato civico, e indipendente, malgrado un’appartenenza al mondo della sinistra mai negata. Anzi, spesso rivendicata con orgoglio. Ma il punto è che Donato, sin da subito, ha chiesto l’adesione al suo programma da parte del partito lettiano, dichiarando di voler formare un’aggregazione aperta. Persino a soggetti di centrodestra disposti a sposarne l’autonoma proposta politico-amministrativa.
Discorso leggermente diverso per il secondo aspirante sindaco, affermato penalista, che pur non militando attualmente nel Pd è supportato da un folto gruppo formato da elementi organicamente legati al mondo Democrat. Gente che oltretutto si è spesa pure nei recenti congressi, provinciale e cittadino in particolare, attendendosi di far imboccare una certa direzione alla candidatura Casalinuovo. Intendimenti o aspettative frustrate dalla notizia dell’incoronazione di Fiorita in barba a ogni possibile ulteriore ragionamento o tentativo di mediazione, che al contrario qualcuno si sta ancora adoperando per esperire.
C’è allora chi sta lavorando all’estremo tentativo di tenere unita l’intera coalizione, volendo sconfiggere il centrodestra senza se e senza ma. Si tratta, ad esempio, del neo-coordinatore Dem del capoluogo Fabio Celia, che continua a battere sui tasti dell’inclusività e della condivisione. L’idea è di garantire le legittime aspirazioni di tutti mentre qualcuno, dentro e fuori dal partito, starebbe invece dando luogo a sondaggi e simulazioni per capire quale rappresentante possa offrire di più in termini percentuali. C’è però la sensazione che a Roma, lo si ribadisce, si sia già imboccata una strada precisa con una pianificazione in base a cui il piatto della bilancia pende dalla parte del padre putativo di Cambiavento, sebbene in una fase così delicata quanti vi hanno molto contribuito non si espongano. Anzi, proprio nel rapporto con la segreteria nazionale, adottino la tattica di scaricare il peso di tale preferenza su un organismo esterno al contesto locale.