«C'era da aspettarselo. Le dichiarazioni di De Nisi si commentano da sole. Improvvisamente fulminato sulla via di Damasco, De Nisi da processato per le sue gravi responsabilità morali e politiche vorrebbe assurgere al ruolo di accusatore. Il tentativo è stucchevole e lo stile è quello del coniglio mannaro. L'esperienza provinciale da lui guidata si è conclusa con le sue dimissioni e la fuga prima della dichiarazione di dissesto. Di chi è la colpa? Dell'orco cattivo».

 

Non accennano a placarsi all’interno del Partito democratico vibonese le polemiche innescatesi all’indomani del provvedimento disciplinare avviato a carico dell’ex presidente della Provincia Francesco De Nisi accusato, insieme all’ex dirigente regionale Michele Soriano, di aver sostenuto i candidati del centrodestra in occasione delle ultime elezioni politiche. A formulare nuove accuse è il consigliere regionale Michele Mirabello. Lo fa in replica all’intervento dello stesso De Nisi che, a sua volta, aveva ripercorso la sua ultima esperienza amministrativa a capo dell’Ente intermedio, affermando come lo stato di dissesto della Provincia sia stato dichiarato dal commissario Mario Ciclosi su input del deputato Bruno Censore nell’intento di danneggiarlo politicamente.

 

 

Quindi Mirabello, anch’egli chiamato in causa dall’ex sindaco di Filadelfia, afferma: «Omette di dire, De Nisi, che il sottoscritto ha, purtroppo tardivamente, lasciato la carica di assessore due anni e mezzo prima dell'ingloriosa fine della sua gestione, sollevando importanti questioni politiche al mio partito. Temi e questioni che mi hanno dato poi ampiamente ragione sia sul piano politico che sul piano amministrativo. E poi ancora. Come mai De Nisi viene tesserato al partito democratico “a sua insaputa” in perfetto stile Scajola? La responsabilità di chi sarebbero? Dell'universo mondo. Toppa alle elezioni regionali e fallisce miseramente. La colpa? Di Sulla, Adamo, Oliverio e Giamborino che ha cercato per mesi come un questuante. Questa commedia è finalmente finita» asserisce il consigliere regionale.

 

 

«De Nisi - aggiunge -, che nel frattempo aveva mantenuto la sua ambiguità politica per anni inciuciando contemporaneamente con Mangialavori e con esponenti di primissimo piano del Pd, magari per cercare invano di rientrare in consiglio regionale, si è chiamato finalmente fuori ed il caso è chiuso. Anche le sue spudorate bugie restano consegnate alla storia e fanno parte del personaggio che tutti conoscono. Quanto alle analisi delle sconfitte del Partito democratico, come accade in una comunità, le faremo noi con serenità ed il suo prezioso contributo non è più gradito. Di certo, il sottoscritto come tanti altri continuerà a servire il suo partito con serietà senza saltare il fosso alla prima difficoltà».

 

Al coro si è unito anche il componente delle direzioni provinciale e regionale del Pd Giuseppe Pellegrino. «Che l’ex presidente della Provincia di Vibo Valentia avesse perso il lume della ragione già nel 2012, e che si fosse circondato di persone che non l'hanno mai avuto - afferma -, era evidente da tempo ma che arrivasse agli sproloqui televisivi nessuno lo avrebbe mai potuto pensare. Che accusasse il segretario del suo stesso circolo sul tesseramento farlocco era pure prevedibile ma che addirittura s'inventasse ridicole congiure contro di lui per giustificare la sua incapacità politica ed amministrativa, arrivando a smentire anche se stesso, non era proprio lontanamente immaginabile. Non si capisce più se mente sapendo di mentire oppure è diventato un bugiardo seriale, smentendo le sue stesse dichiarazioni».

 

Da ex consigliere provinciale, incalza Pellegrino, «voglio ricordare che le difficoltà dell’Ente partono proprio con la sua gestione, come più volte dichiarato dallo stesso De Nisi». «Già con lui presidente - continua -, i dipendenti della Provincia avevano difficolta a ricevere regolarmente lo stipendio, basta guardare gli atti e le rassegne stampa di quel periodo per avere conferma. Come dichiarato, dallo stesso De Nisi, al prefetto Di Bari, “la mancata approvazione del Bilancio 2012 avrebbe portato al dissesto” causando quello che oggi è sotto gli occhi di tutti. La velleità, di allora, di De Nisi, di candidarsi alle elezioni politiche non lo fecero riflettere a desistere dal rassegnare le dimissioni, preferendo la carriera politica alle sorti di una provincia intera, facendola, così, precipitare l’ente nel baratro attuale. La smetta, quindi - conclude Pellegrino -, di raccontare frottole alla gente perché non lo crede più nessuno e ritorni a fare l'ingegnere. Basta con questo accanimento, lasci ad altri del suo eventuale gruppo e non della sua famiglia l'opportunità di fare politica».

 

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