Il socialismo sta conoscendo una nuova stagione in tutta Europa, dalla Francia alla Spagna perché incarna ideali intramontabili che si adattano ai cambiamenti sociali. Bobo Craxi, ospite di Perfidia negli studi di ViaCondotti21 a Roma (rivedi qui la puntata), spiega perché nonostante i vari tentativi di imitazione (ed anche di soppressione) i Socialisti italiani sono ancora vivi e ben ancorati nel campo del centrosinistra.

C’è anche un revisionismo, che Antonella Grippo definisce interessato, dell’azione e delle idee di Bettino Craxi. Bobo non se ne duole, per lui l’importante è che ci sia uno studio di quella stagione in cui le differenze con quella attuale sono evidenti. Appare così normale il parallelismo fra la gestione craxiana di Sigonella e quella della Meloni di Almasri.

Anche per Craxi si è fatto tanto rumore per nulla per incapacità del Governo nel gestire la vicenda. Il punto resta quello della mancata spiegazione da parte della premier della ragion di Stato che ha portato alla liberazione del generale della polizia giudiziaria libica. L’uso dell’iscrizione nel registro degli indagati di Meloni, Nordio e Piantedosi per Craxi è stato sbagliato. Inevitabile quindi parlare dell’equilibrio dei poteri in Italia, che tracimarono nella stagione di Mani Pulite. Craxi ricorda quando il pool si presentò in tv per contestare la riforma Biondi o quando Davigo si disse a disposizione del Presidente della Repubblica.

Detto, però, che è necessario un sistema di pesi e contrappesi, per l’esponente socialista non si può arrivare ad una riforma della giustizia a colpi di spallate. Così come considera originale l’idea di istituire il Csm per sorteggio, come se i magistrati fossero dei bambini incapaci di gestirsi.

Anche l’idea di legare le nomine dei magistrati inquirenti alla politica a Craxi non piace perché, pur essendo un sistema in vigore in diversi paesi occidentali, c’è il rischio che i giudici divengano cinghia di trasmissione della politica.

Insomma la questione è seria e delicata e merita un dibattito politico e non una divisione in tifoserie. Non è un caso che della riforma giudiziaria si parli da anni in Italia. Per Craxi c’era stato un momento in cui sembrava matura la situazione ed è quello della nascita della Seconda Repubblica. Poi la nuova Repubblica non è nata - dice Craxi - si sono solo cambiate le leggi elettorali e si è tornati indietro come nel gioco dell'oca. Il Paese però ha bisogno che si vada avanti, con responsabilità da parte di tutti.