L'unica certezza, per ora, è che il centrodestra non si spaccherà, né in Calabria né altrove.
Il vertice di ieri tra Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni ha, quanto meno, contribuito a definire un quadro fin qui parecchio confuso. E mentre non si sa ancora bene se il M5S e il Pd riusciranno infine a trovare l'accordo elettorale sul modello umbro, a Milano i tre leader hanno ribadito l'antica alleanza e rilanciato l'opposizione al governo giallorosso e ai suoi possibili omologhi regionali.

Tra gli obiettivi messi in cima all'agenda ci sono il contrasto all'asse M5S-Pd, «che si sta rinsaldando», la liberazione degli italiani «da questa maggioranza che esiste solo nel palazzo» e il ripristino del centrodestra classico in tutti i prossimi appuntamenti elettorali.

Strategia e tattica

La strategia generale c'è, dunque, e prevede – tra l'altro – anche un coordinamento delle politiche d'opposizione e il sì al taglio dei parlamentari.
Le tattiche da attuare nei singoli territori, invece, sono ancora tutte da definire. Il vertice a tre si è infatti aggiornato al prossimo fine settimana, quando – con ogni probabilità – si procederà alle varie assegnazioni e si cominceranno a fare i primi nomi.

Da quel che trapela, nel corso dell'incontro la candidatura alla presidenza della Calabria sarebbe stata rivendicata da Berlusconi, che avrebbe manifestato interesse anche per la Campania. Salvini, forte del suo primato elettorale, ha invece mirato al bersaglio più grande: la “rossa” Emilia Romagna, per la cui conquista è già pronto a schierare la pasionaria Lucia Borgonzoni. Quanto a Meloni, punterebbe su due regioni tra Marche, Puglia e Toscana, con quest'ultima contesa anche dalla Lega. La Calabria, secondo questo schema, andrebbe quindi a Forza Italia, così come era già stato stabilito diversi mesi fa.

E Occhiuto?

È chiaro che, prima di una pronuncia definitiva sulle assegnazioni, la situazione politica calabrese sia destinata a rimanere sostanzialmente ferma, in attesa di sviluppi concreti.

Se però il nome del candidato presidente dovesse davvero toccare a Fi, non ci sarebbero dubbi di sorta: Berlusconi “offrirebbe” il nome di Mario Occhiuto ai partner elettorali, così come già stabilito dal coordinamento calabrese.

Significa che il sindaco di Cosenza avrebbe la nomination in tasca? Niente affatto. Perché gli alleati hanno la facoltà di esercitare il diritto di veto sui candidati altrui. E Occhiuto, come lasciato intendere dallo stesso Salvini nella sua ultima visita a Cosenza, non gode del favore dei leghisti né, tanto meno, dei meloniani.

Fonti qualificate del partito azzurro, tuttavia, confermano che Berlusconi e il suo entourage avrebbero già pronta l'alternativa: un altro Occhiuto, Roberto, il fratello del candidato in pectore.
Uno scenario confermato anche da uno tra i principali maggiorenti del partito in Calabria: «Mario rischia di trovarsi a recitare la parte dell'agnello sacrificale...».

Salvini e Meloni, dal canto loro, non dovrebbero avanzare pregiudiziali nei confronti dell'attuale vicepresidente vicario alla Camera. In Calabria le cose starebbero in modo del tutto diverso.

L'indiscrezione sul possibile piano B del cavaliere ha già messo in allarme la gran parte dei colonnelli regionali, alcuni dei quali sarebbero pronti alle barricate pur di fermare l'ascesa dell'altro Occhiuto. «Abbiamo scelto Mario, non Roberto. Se le cose cambiano, tutto torna in discussione», continuano a ripetere.
E forse qualche malpancista si è già incaricato di far arrivare il proprio dissenso fino ad Arcore.