Una serata di chiusura particolare quella di De Magistris a Lamezia Terme. Il tour elettorale proseguirà oggi e domani con altre tappe in Calabria prima di lasciare spazio alle urne e a quella che lui stesso chiama “la rivoluzione con la matita”.

De Magistris a Lamezia

Prima l’accompagnamento all’attesa di un duo pianistico di gemelli capace di ricreare una scena da città nordiche, poi l’arrivo di un Pino Mascari decisamente carico e con poca voglia di stare zitto e tanta di parlare. È toccato a lui aprire, infatti, il comizio e dopo avere riassunto per sommi capi la sua odissea, il testimone di giustizia ha attaccato duramente lo Stato e i partiti considerati complici della ‘ndrangheta, fino al voto a De Magistris come ultima ancora di salvezza per rovesciare le cose.

«Ho denunciato ai tempi in cui ancora la parola ‘ndrangheta nemmeno si pronunciava, orami è diventata un’azienda che si è appropriata del nostro territorio», ga detto per poi accusare lo Stato di essere poco presente e spesso indifferente: «Mi avevano detto che avrei lasciato la Calabria per poco, non sono più tornato».

L'affondo di De Magistris ai 5 stelle

Attacchi anche al Movimento Cinque Stelle: «Dovevano entrare in parlamento per aprirlo e ci si sono barricati dentro», fino all’appello finale : «Bisogna costruire una grande casa della legalità nella quale sentirsi al sicuro, con una rivoluzione culturale che venga dal basso».

Il sindaco di Napoli ha mostrato il suo zaino spiegando di non avere altro che quello, nè appoggi nè sponsarizzazioni al contrario di chi sarebbe foraggiato a chi vede nella Calabria una torta. Poi ha puntato il dito contro gli chiede di prendere le distanze dalle dichiarazioni di Salvatore Borsellino, invitando i candidati a guardare attentamente alle persone che li accompagnano.

Poca diplomatico come sempre, l'ex magistrato ha parlarto dello sfascio della sanità con responsabilità bipartisan: «Hanno la memoria corta, si facciano aiutare da Amalia Bruni che è medico», ha ironizzato.