VIDEO | Nel corso dell’inaugurazione di una nuova sede nel centro jonico, il candidato governatore ed ex magistrato parla a tutto campo di alleanze, riforme, corruzione e centralismo
Tutti gli articoli di Politica
Luigi de Magistris piazza nuove bandierine in riva allo jonio cosentino. Nella giornata di ieri ha inaugurato una nuova sede in Viale dei Normanni allo scalo di Rossano, alla presenza di tanti simpatizzanti e prossimi candidati al Consiglio regionale pronti ad accoglierlo.
L’ex magistrato ha fatto tappa dapprima a Campana, comune in cui trova il sostegno del sindaco Agostino Chiarello e, successivamente, a Crosia e Corigliano-Rossano. Nelle prossime ore saranno ufficializzate le candidature nei vari territori. A Rossano è stato nominato Ciccio Ratti, referente del Comitato “De Magistris presidente”. L’attuale sindaco di Napoli si è intrattenuto con i presenti, poi è partito per la città partenopea, ma ancor prima ha rilasciato dichiarazioni alla stampa su alcune questioni importanti.
Sul versante politico e delle trattative, il movimento è aperto a tutte le sensibilità, nessuna preclusione, purché non vi siano soggetti compromessi con il sistema negli ultimi 40anni. «Potremo fare mediazioni politiche ma mai compromessi morali, ha affermato De Magistris. Riguardo a eventuali relazioni con l’ex governatore Mario Oliverio, de Magistris ribadisce di «non averlo mai incontrato» ma, allo stesso tempo, manifesta attitudini possibiliste.
La riforma del sistema giudiziario
Culturalmente è un momento difficile per gli elettori, la diffidenza nei confronti della politica sembra essere alimentata da un giovanilismo, mascherato di rinnovamento, urlatore che quando raggiunge le postazioni di potere si allinea ai sistemi di sempre. De Magistris tocca anche questo fronte: «Per me parla la storia, di chi da magistrato in Calabria non si è girato dall’altra parte e non ha tradito questa terra. Parla la mia storia di sindaco di Napoli trasformando la città da città dei rifiuti a primo centro per cultura e turismo». L’amministratore entra nel dibattito sulla riforma del sistema giudiziario in atto, ne contesta metodi e contenuti, e parla di “colpo di spugna” in un momento in cui non c’è rappresentanza parlamentare all’opposizione e ciò rappresenta un pericolo per la democrazia: «Non mi piace che si utilizzi la pandemia per dare un colpo alla giustizia. Mi sembra una voglia di una impunità nel processo d’Appello, un salva-ladri, mandare in fumo tanti processi sulla criminalità organizzata e sulla corruzione. C’è bisogno di una giustizia giusta, di una maggiore autonomia tra politica e magistratura e che la stessa ritrovi la questione morale come faro. Anche in Calabria ci sono luci e ombre, ora come allora. C’è bisogno di maggiore parità tra accusa e difesa, processi più rapidi, certezza della pena e meno custodia cautelare».
Lotta al centralismo e pari dignità territoriale
Analizza la delicata vicenda dei centralismi in Calabria e dei principi di pari dignità territoriale: «Sono radicato in questa terra ma non ho radici di appartenenza, mi dovrò occupare di tutta la Calabria, anzi delle Calabrie. Non ci saranno luoghi privilegiati, ci prenderemo cura delle aree abbandonate». In questo contesto De Magistris attacca il governatore Spirlì ritenendolo «incapace di trovare una soluzione sull’emergenza rifiuti, individuando Crotone la discarica della Calabria. La fascia jonica merita una attenzione particolare, continua il candidato alla presidenza, dalle ferrovie all’aeroporto, dalle strade agli ospedali». Torna in Calabria da politico, da questa postazione, eventualmente come potrebbe combattere le zone grigie del malaffare? «La maggior parte del denaro pubblico risiede nella regione, la Calabria non ha aree metropolitane imponenti come Napoli, Roma o Milano. Gestire il denaro pubblico in questa regione significa o creare vincoli, appartenenze, sudditanze, cointeressenze tra mafia e politica, oppure trasformarsi in una stagione dei diritti e della qualità della vita. Da presidente puoi determinare tutto questo, puoi avviare una stagione del cambiamento: dalla politica ai funzionari, ai dirigenti, e a tutta la pubblica amministrazione».