Giovanni Toti, governatore della Liguria, sabato, a meno di imprevedibili colpi di scena, presenterà il suo soggetto politico. Il vecchio Silvio Berlusconi aveva tentato di ancorarlo a Forza Italia con la nomina a coordinatore nazionale insieme a Mara Carfagna, ma la strategia è rapidamente fallita. Toti aveva declinato un programma di rinnovamento così rivoluzionario del partito azzurro che l’ex cavaliere è stato costretto a stopparlo ancor prima di iniziare.


Il presidente della Liguria non è uno sprovveduto e non si sarebbe mai avventurato in un’impresa così radicale se all’interno della coalizione del centrodestra non avesse ricevuto gli assist politici e gli adeguati appoggi logistici. E d’altronde i suoi buoni rapporti con Matteo Salvini non sono un mistero per nessuno. Se Toti, dunque, varerà il nuovo partito (che già i sondaggi danno a un buon 7%), siederà al tavolo del centrodestra da protagonista accreditato e ascoltato, mentre il ruolo di Forza Italia potrebbe diventare sempre più marginale.


La vicenda, chiaramente, avrà ricadute anche in Calabria soprattutto in prospettiva delle elezioni regionali. Lo conferma la strategia comunicativa dello stesso Salvini, il quale, con la stampa sul tema è stato molto evasivo e ha centellinato le dichiarazioni all’insegna della prudenza. Molto meno prudente, invece, Cristian Invernizzi, vero capo della Lega in Calabria, il quale ha dichiarato che «la corsa di Mario Occhiuto è una corsa a titolo personale».

 

Mario Occhiuto, infatti, continua ad auto proclamarsi candidato del centrodestra ma ad oggi, tranne i suoi più stretti sostenitori di Forza Italia, il fratello Roberto Occhiuto e la Santelli, nessuno degli alleati se l’è filato più di tanto. Sulla testa di Occhiuto pendono due macigni pesantissimi. Il primo è squisitamente politico, ovvero, il mancato gradimento dei suoi potenziali alleati. Il secondo macigno è di tipo giudiziario. Sei procedimenti penali per reati molto gravi rappresentano una ipoteca per il futuro che nessuna coalizione si può permettere di tollerare, neanche la più garantista del pianeta.

 

E d’altronde, lo stesso Invernizzi ha dichiarato che il profilo del candidato a presidente, «dovrà corrispondere a quello di una persona di specchiata onorabilità e senza condanne. Ad ogni buon fine, l’ultima parola spetterà a Salvini», ha chiosato il commissario della Val Seriana, inviato in Calabria per “dare le carte” più che farsele dare. Più chiaro di così.

 

L’irruzione del partito di Toti sulla scena politica, dunque, è destinato a mutare radicalmente lo scenario politico ed elettorale nella nostra regione. Giovanni Toti, infatti, sarà un facile attrattore per coloro che, stufi di una FI a trazione Santelli-Occhiuto, intendono guardarsi intorno. Tra i primi ad aderire al progetto del governatore della Liguria, per esempio, i fratelli Gentile, ma a quanto sembra altri pezzi da “90” del centrodestra calabrese sono già pronti a saltare il fosso. Nel frattempo, sarà interessante capire chi parteciperà dalla Calabria al teatro Brancaccio di Roma, anche solo come osservatore, al battesimo di “L’Italia in crescita” (questo il nome che ha scelto il governatore ligure per la sua nuova creatura politica).

 

Insomma, se la dinamica della politica ha una logica, e quasi sempre ce l’ha, se nasce il partito di Toti, Mario Occhiuto è fuori gioco. Uno scenario complesso e articolato quello calabrese sul piano politico, e che nei prossimi giorni potrebbe incrociarsi e, dunque, arricchirsi con la dinamica interna al centrosinistra, anch’esso impegnato a decidere il destino dell’esperienza politica e di governo di un altro Mario, l’attuale governatore della Regione.

 

Pasquale Motta