Il ministro dell’Interno Marco Minniti, blindatissimo, è arrivato nella sua Reggio Calabria per chiudere la campagna elettorale a sostegno della mozione Renzi. Minniti, che si è negato ai cronisti per le intervista, ha parlato più di mezz’ora e il suo non è stato un discorso per nulla banale. Anzi è suonato come un avviso ai naviganti, sia quelli presenti che quelli assenti. In realtà all’Excelsior si sono presentati quasi tutti i big del partito, con eccezioni dei cosentini e del governatore Mario Oliverio, impegnati nella loro città.

 

Per il resto presenti i big reggini, dal sindaco Falcomatà al presidente del Consiglio regionale Irto, passando per il deputato vibonese Brunello Censore, ad una pletora di consiglieri regionali e amministratori locali fino ad arrivare al coordinatore regionale della mozione Renzi, Demetrio Battaglia, al capogruppo del Pd in Consiglio Sebi Romeo e al segretario calabrese del partito Ernesto Magorno. Minniti ha dato tre messaggi fondamentali. Due di carattere generale ed uno rivolto proprio al partito calabrese che potrebbe da qui in avanti non dormire sonni tranquilli.

 

Per quel che attiene la linea politica, nessun dubbio: al centro vanno rimesse sicurezza e legalità. «Non possiamo lasciare questi temi ad altre forze politiche. La sfida per la legalità è poi centrale per la Calabria e per il rilancio del Mezzogiorno.» Ha detto a chiare lettere Minniti, confermando una certa torsione verso il centrodestra del partito. Il secondo è sul totale sostegno da fornire all’ex premier Matteo Renzi.«Quando un partito ha una leadership giovane e riformista- ha detto Minniti - se la deve tenere. Nel nostro caso questa leadership ha un nome e cognome: Matteo Renzi». Più chiaro di così…

 

Infine, l’ultimo e assai interessante passaggio che Minniti ha fatto sul futuro del partito che sembra aprire ad un rinnovamento della classe dirigente. Una scudisciata arrivata citando le parole di Gramsci. «Sapete qual è il compito fondamentale di un gruppo dirigente? – ha chiesto il ministro dell’Interno - Il compito fondamentale non è quello di costruire le condizioni per rimanere gruppo dirigente e – ha sottolineato - non vorrei che a qualcuno fra di noi fischiassero le orecchie. Il compito di un gruppo dirigente è quello di costruire le condizioni per il proprio superamento».

 

Palese in questo caso l’avviso dato all’attuale dirigenza del partito regionale, Magorno in testa, che a questo punto risulta avvisata. Probabilmente Minniti ha voluto dare un ulteriore pungolo per una chiusura di campagna elettorale in grado di fornire ottimi risultati, ma il messaggio pare chiarissimo. Specialmente se si considera che proviene da un uomo politico che difficilmente si lascia andare a qualche parola di troppo. In buona sostanza Minniti vuole un grade risultato alle primarie per chiudere una fase del partito con l’unificazione nel nome di Renzi. A quel punto l’attuale classe dirigente sarà chiamata a fare un passo indietro per consentire un rinnovamento in grado di dare nuova linfa al Pd. Nessuno a Roma, compreso Minniti, ha dimenticato i tonfi alla ultime amministrative e all’ultimo referendum. Sarà dopo le primarie, dunque, che comincerà la vera partita dentro il Pd calabrese con le inevitabili conseguenze anche sugli equilibri del governo regionale.

 

Riccardo Tripepi