Entro il prossimo 31 dicembre vanno utilizzate le risorse della vecchia programmazione ma poco si muove in questa direzione. I progetti messi a terra drenano solo pochi milioni e il rischio di dover restituire i finanziamenti alla Ue è sempre più concreto
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Il tempo uggioso ha reso ancora più malinconica la ricorrenza del primo maggio che in Calabria ha sempre avuto un retrogusto amaro. I dati forniti dall’Istat sono impietosi. Sono meno della metà i calabresi compresi nella fascia 20-64 anni che hanno un lavoro, con un tasso di disoccupazione che si attesta al 43,5%. uno striminzito 0,9% ci consente di lasciare alla Sicilia (42,6%) l’ultimo posto di questa classifica. La nostra regione poi, sempre secondo l’Istat, ha il record in Italia di laureati disoccupati: quasi uno su dieci non lavora. Più del doppio della media nazionale (4,2%) e lontano anni luce dalle regioni più ricche dove quel tasso è quasi la metà (2,8%).
Proprio per cercare di colmare i divari fra le varie zone del Paese l’Unione europea ha messo a disposizione delle aree più fragili i fondi coesione, ma la Calabria pare proprio non riuscire a sfruttarli.
Rispetto alla vecchia programmazione europea 2014-2020 riferita ai fondi Fesr e Fse i dati dicono che al 31 dicembre 2022 la spesa certificata della Regione e rimborsata da Bruxelles era pari a circa a 1,3 miliardi di euro su 2,2. Si sono utilizzati quindi solo il 60% delle risorse e rischiamo di perdere circa 900 milioni di euro se non riusciremo a spenderli entro il prossimo 31 dicembre.
Il dato, pubblicato sul portale Cohesion Data della Commissione europea, in realtà non è inedito. È contenuto anche nella risposta all’interrogazione presentata dal capogruppo regionale del M5s, Rosario Tavernise, al Dipartimento della programmazione economica. Nella risposta si ammette un ritardo nella certificazione della spesa e si parla di un action plan per la “messa in sicurezza” del programma. Fra le linee strategiche c’è anche la rimodulazione dei vecchi bandi, quelli che si sono mostrati più performanti. Ci si sarebbe aspettati quindi una continua pubblicazione di avvisi sul portale Calabria.Europa o su quello di Fincalabra per recuperare il tempo perduto. Invece non è così.
Ad ora c’è un solo bando ancora aperto e non riguarda i privati ma i comuni che hanno necessità di realizzare aree di parcheggio. Per il resto si è chiuso il bando voluto dall’assessore Davide Varì sul microcredito. In realtà la dotazione finanziaria non era corposissima visto che stiamo parlando di soli 3 milioni di euro per un massimo finanziabile di 90mila euro. È chiaro che la dotazione è bassa se si considera la potenziale platea di beneficiari che poteva raggiungere. Nel suo intervento in aula, Tavernise ha citato anche un bando voluto dalla vicepresidente Giusy Princi per l’imprenditoria femminile, ma anche questo ha una dotazione forse non all’altezza delle criticità del mercato del lavoro calabrese, soprattutto femminile. Per il resto non c’è nulla, soprattutto per le imprese e per i giovani.
Nel 2022 qualcosa si era fatto per recuperare tempo perduto. In particolare l’allora assessore al Turismo, Fausto Orsomarso, aveva riaperto bandi che si erano mostrati performanti. Ad esempio quello spettacolo e grandi eventi è stato riaperto due volte. Così come è stato riproposto, ad esempio, Riapri Calabria. Gli effetti prodotti sono tutti da valutare, ma almeno qualcosa si è mosso.
Oggi sui fondi Por pare sia tutto fermo. Dove sta l’intoppo, visto che lo stesso Dipartimento ammette i ritardi, non si capisce bene. Forse molto è dipeso dal fatto che la delega alla Programmazione europea in un anno e cinque mesi è passata tre volte di mano. Prima l’aveva trattenuta lo stesso presidente Occhiuto, poi è stata assegnata alla sua vice Giusy Princi, adesso è nelle mani dell’assessore Marcello Minenna. Speriamo che adesso si trovi una stabilità amministrativa e che si riesca a dare l’accelerazione utile a spendere nei prossimi mesi i 900 milioni di euro della vecchia programmazione. I sindacati da tempo chiedono un confronto per la rimodulazione di questi fondi, ma senza successo. Eppure sarebbe utile accelerare per evitare il disimpegno delle somme e le sirene che vengono da regioni come la Lombardia che da tempo propone di utilizzare i fondi comunitari non spesi per garantire i Lep in chiave di autonomia differenziata. Per la Calabria sarebbe davvero una bella beffa.