È quella di Polistena la prima piazza calabrese che si mobilita per le donne iraniane, dopo la rivolta scoppiata a seguito della morte di Mahsa Amini. Il caso della studentessa, il cui arresto dovuto alla scelta di non indossare il velo e il successivo decesso hanno innescato proteste che stanno destabilizzando il regime di Teheran, ha suscitato una reazione internazionale che non ha lasciato indifferenze l’associazione politica Uniti per Polistena. I suoi componenti, espressione della destra locale, hanno chiamato i cittadini al taglio di una ciocca di capelli, gesto simbolico che in tutto il mondo sta raffigurando l’adesione alla causa di chi protesta.

«Invieremo questi capelli all’ambasciata iraniana in Italia», ha spiegato Antonio Versavia, commissario del circolo di Fratelli d’Italia. Assieme a lui in piazza a sottoporsi alla sforbiciata anche la senatrice leghista Tilde Minasi e Giovanna Cusumano, dirigente regionale del partito di Giorgia Meloni.  «Siamo indignati – ha detto Alfredo De Pasquale, presidente di Insieme per Polistena – per come ancora nel 2022 ci possano essere regimi che reprimono nel sangue la voglia di libertà e di autodeterminazione delle donne». Concetto ribadito dalla senatrice Minasi, secondo la quale «il mondo non deve voltarsi dall’altro lato». La manifestazione è stata l’occasione anche per proporre il punto di vista della destra rispetto ai concetti di “libertà universali” e autodeterminazione delle donne.

«Non ci devono essere disparità di diritti – ha detto Margherita Siciliano, insegnante e organizzatrice della manifestazione – ed è per questo che chiediamo che la repressione della rivolta venga al più presto arrestata anche grazie a iniziative simboliche che si stanno ripetendo in ogni parte del mondo». In piazza sono arrivate anche tre giovani straniere – in questi giorni in città per un progetto Erasmus – e una di loro, polacca con origini iraniane, ha parlato senza trattenere la commozione. «In questo momento – ha detto Shahrzad Shafiei – anche il diritto più semplice, come quello di andare in uno stadio a seguire una partita, è negato mentre chi protesta, e non sono solo donne e studenti, viene aggredito e incarcerato: grazie per quello che anche a Polistena state facendo».