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Assemblea regionale del Pd in vista del congresso a Lamezia Terme. Tanti sono ancora i passaggi mancanti, la ferita è dolorosa, difficile da ricucire anche perché la diagnosi non sembra certa per tutti. Ma se si vuole ripartire il congresso rimane il nastro di partenza da tagliare. Un’indicazione sulla data è quella del segretario dimissionario Ernesto Magorno che ha ipotizzato quella del 13 maggio, dicendosi disponibile ad andare incontro a chi volesse far slittare l’appuntamento, ma comunque non oltre metà giugno.
Magorno si è lanciato poi a tracciare un identikit del nuovo futuro segretario regionale. Il neodeputato è apparso sereno nel tracciare la figura del suo successore anche sul solco di quelli che reputa essere i suoi errori: «Auspico – ha detto - che il prossimo segretario regionale, a differenza mia, possa partire con un partito il più possibile unito e possa raccogliere una larghissima maggioranza. Un segretario che, a differenza mia, venga eletto dai calabresi che scelgono di votare alle primarie, un segretario che possa rappresentare l’unità del Pd, cioè – ha concluso– proprio quello che non sono riuscito a essere io”.
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Intanto, un primo banco di prova è stato quello di Lamezia che ha visto una partecipazione incalzante e pochi intoppi. Per Giovanni Puccio, responsabile organizzativo del partito che ha aperto i lavori, i democrat a Roma dovranno fare un’opposizione intelligente e non esageratamente ferma per evitare il rischio di essere marginalizzati. Per Peppino Vallone, invece, presidente dell’assemblea regionale del Pd, quanto avvenuto il 4 marzo non è una semplice sconfitta, ma un vero e proprio cataclisma che fa capire come si sia completamente spezzato il contatto con gli elettori e quindi quanto lavoro ci sia da fare.