Il ruolo di comprimario non l’ha mai accettato. E anche questa volta l’ex presidente della Regione, Mario Oliverio, uomo forte del Pd finché è rimasto sulla cresta dell’onda, non ha nessuna intenzione di fare da spettatore a quanto sta accadendo nel centrosinistra calabrese. La candidatura di Maria Antonietta Ventura decisa da Letta, Conte e Speranza, gli dà l’occasione di tornare lancia in resta nell’agone politico cavalcando il suo cavallo di battaglia: le decisioni imposte da Roma e la marginalizzazione del Pd Calabria, chiamato solo ad adeguarsi. Così, questo pomeriggio, Oliverio ha chiamato a raccolta i fedelissimi per incontrare la stampa e proporsi, nei fatti, come il catalizzatore del dissenso dem.

«Da Roma stanno distruggendo un patrimonio politico, quello rappresentato dal Pd calabrese - ha affermato -. In questo momento mi faccio portavoce della sinistra calabrese, che non è vero che non c’è, ma semplicemente non viene ascoltata. Lancio un allarme affinché si rifletta, ma non sono qui per contrattare alcunché». Oliverio non ha detto di volersi candidare, ma di essere «pronto a qualunque iniziativa necessaria a svegliare il Pd calabrese».

La candidatura della Ventura, il ritiro di Irto e la gestione di Graziano

Sulla candidatura di Ventura, Oliverio ha sottolineato di non avere nulla da dire «sulla persona, ma solo sul metodo adottato per sceglierla».

Graffiante, poi. Il riferimento a Nicola Irto e al commissario del partito, Stefano Graziano. «Irto è stato consumato da queste logiche romane. Ma se avesse avuto una marcia in più avrebbe messo in ombra il commissario regionale invece di restare nella sua ombra». E ancora a Graziano ha alluso quando ha detto che «il partito calabrese, di fatto, è governato, da cinque consiglieri regionali e due parlamentari che sono abbarbicati intorno al commissario regionale e non parlano più con nessuno».


«Siamo in presenza di una gestione burocratica del partito, dell'assenza dei canali di partecipazione, della sospensione della vita democratica», ha detto senza mezzi termini l’ex presidente.  Quasi una dittatura da Roma quella descritta da Oliverio e che avverrebbe di fronte ai democrat calabresi ormai collassati su se stessi da un lato, ma pronti a rivolgersi all’ex governatore per chiedere di indicare una via d’uscita.

«Non era mia intenzione convocare questa conferenza stampa. Sono stato costretto – ha affermato -  a farlo perché c'è un disagio larghissimo nel centro-sinistra, nella base del Pd, negli amministratori locali. Un disagio che si coglie a piene mani e determinato da una deriva nella quale il centro-sinistra è come se fosse irrilevante. Questa situazione è nata con le elezioni politiche dello scorso anno ed è andata avanti progressivamente smembrando  il campo delle forze democratiche e progressiste riformiste».

 

La gestione del centrodestra

L'ex presidente commenta anche la programmazione e l'uso delle risorse finanziarie da parte dell'attuale governo di centrodestra alla Regione: «Stanno utilizzano le leve del potere come se fossimo in una condizione ordinaria. All'ordine del giorno del Consiglio di oggi ci sono una sfilza di nomi, la Giunta sta facendo nomine a iosa». E continua: «Si dice che è stato presentato un elenco di opere nell'ambito del PNRR ma nessuno sa dove sia». E si permette una battuta: «Sono stato indagato per la vicenda di Spoleto, 90mila euro, mentre in questi mesi è stato assunto un provvedimento da oltre 1,3 milioni per pagare un video senza nessuna procedura, e nessuno dice una parola, compresa l’opposizione»