La decisione della commissione di Garanzia del Pd di Cosenza di ricorrere all’espulsione di Francesco Graziadio, Gianfranco Tinto e Aldo Trecroci, non è stata gradita da una parte del mondo democrat. La decisione di revocare la loro adesione all’anagrafe degli iscritti è stata presa all’unanimità ieri pomeriggio dall’organo presieduto dall’avvocato Salvatore Perugini, ex sindaco della città dei Bruzi. A puntare il dito contro di lui sono i consiglieri regionali Mimmo Bevacqua e Franco Iacucci che chiedono di bloccare il provvedimento e che invocano le sue dimissioni. Nel frattempo, l’assemblea pubblica del circolo bruzio sull’analisi del voto che si sarebbe dovuta tenere oggi alle 17:30 è stata rinviata.

Bevacqua e Iacucci si rivolgono direttamente al segretario provinciale Vittorio Pecoraro, che dal canto suo non ha inteso commentare le valutazioni della commissione, limitandosi a dire che «sono sempre appellabili» e che ha lavorato per la ricomposozione «senza riuscirci». In un’analisi offerta al nostro network, però, ha allargato il campo. «Il problema – ha detto – non è confinato a Cosenza e nella dimensione dei gruppi consiliari. Davanti a noi c’è l’esigenza di riscrivere le regole democratiche della convivenza interna, perché gli episodi recenti di cui ho parlato sono gravi. Priorità? Sicuramente Corigliano Rossano, dove all’ordine del giorno non c’è solo la questione di Rosellina Medeo, ma anche di altri dirigenti. Siamo in contatto con la segreteria cittadina e concordiamo su un aspetto: non si possono ricoprire ruoli direttivi nel Pd e non impegnarsi per il PD rinunciando a fare campagna elettorale con noi. Pertanto serve una valutazione. Serena, ma serve una valutazione».
Leggi anche

Bevacqua e Iacucci definiscono «inconcepibile» la decisione del Pd di Cosenza di ricorrere all’espulsione di Graziadio, Tinto e Trecroci «non solo perché eventuali contrasti vanno risolti politicamente e non con questi metodi, ma soprattutto perché la Commissione di garanzia non ha alcuna legittimità e autorevolezza per operare in quanto non effettivamente rappresentativa. Si tratta di un organismo ormai eterodiretto da chi pensa che i tempi siano ancora quelli di anni passati che, per fortuna, non esistono più».

Il capogruppo del Pd in Consiglio regionale e il vicepresidente dell’assemblea entrano nel merito. «A confermare la non rappresentatività della Commissione e, dunque, l’illegittimità di ogni sua decisione sono le dimissioni di diversi componenti della stessa rassegnate nei giorni scorsi. Componenti e individualità che rappresentavano sensibilità importanti del partito sul territorio (Funaro, Venneri e Oliverio, ndr). Decisione anche assunta – sottolineano i due – per la presenza nella stessa di componenti che con sfacciataggine continuano ad esercitare la loro funzione quando anche le pietre sanno del loro sostegno dato alle europee a partiti diversi dal Pd in occasione dell’ultima tornata elettorale. Per non alimentare ulteriori situazioni di contrasto interno avevamo provato a evitare lo scontro, perché il Pd ha bisogno di tutto, ma non certo di atteggiamenti e comportamenti volti soltanto a fomentare le polemiche».

«A tal fine – aggiungono Bevacqua e Iacucci – avevamo avuto un’interlocuzione con la presidente della Federazione provinciale Maria Locanto evidenziando quanto descritto, ricevendo da lei, anche dopo una sua interlocuzione con il segretario regionale Nicola Irto, in ordine al fatto che il presidente della Commissione Perugini avrebbe preso atto della situazione. Evidentemente così non è stato – concludono – e a questo punto chiediamo un intervento diretto e tempestivo sia al segretario regionale Irto che al segretario provinciale Pecoraro al fine di bloccare lo scellerato provvedimento di espulsione dei tre consiglieri comunali. Chiediamo, altresì, le dimissioni del presidente Perugini che non rappresenta più l’accordo unitario che aveva portato alla sua indicazione».