La direzione nazionale del partito decide di inviare da Roma un tecnico che possa condurre i democrat all’elezione del nuovo segretario, sancendo di fatto il fallimento degli organismi regionali impantanati tra autoreferenzialità e lotte intestine
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Non solo “rimandato”, ma costretto anche a subire l’onta di un tutor, di uno che sia in grado di far compiere al partito i passi che, a quanto pare, da solo non è capace di fare. Il congresso del Pd calabrese viene di fatto commissariato con la decisione da parte della direzione nazionale di inviare in Calabria un “tecnico” che possa condurre il partito all’elezione di un nuovo segretario.
La decisione trova conferme ufficiali nel post pubblicato questa sera da Marco Sarracino, classe ’89, esponente democrat campano di un certo peso, componente della direzione nazionale e già portavoce di Andrea Orlando all’ombra del Vesuvio. È lui ad annunciare sul suo profilo Facebook che è stato «approvato all’unanimità il regolamento del prossimo congresso nazionale». E fin qua nulla di strano, ne abbiamo dato notizia oggi. Ma poi aggiunge: «Siccome in Campania non dobbiamo mai farci mancare nulla, la direzione nazionale ha disposto l'invio di un commissario che si occuperà della gestione del prossimo congresso regionale». Poco male, diranno in Calabria, a noi non interessa. Eh no, perché poi, rispondendo al commento di un utente che chiedeva lumi sulla sorte del congresso nella sua regione, Sarracino ha specificato che il provvedimento riguarda anche il Molise e la Calabria. Resta fuori, invece, il Lazio, che può continuare il suo percorso in autonomia.
Una sconfitta bruciante per il partito calabrese e, in particolare, per il segretario uscente Ernesto Magorno e il presidente della Commissione per il congresso Giovanni Puccio. Nonostante gli sforzi, infatti, non sono riusciti a mettere l’appuntamento congressuale sui binari giusti, tanto che il convoglio è deragliato alla prima curva, quella delle candidature alla segreteria che dovevano essere presentate entro il 26 novembre ma che hanno fatto registrare un silenzio di tomba.
Altro motivo che ha convinto la direzione nazionale a commissariare il congresso calabrese è, con tutta probabilità, l’eccessiva autoreferenzialità degli organismi deputati a guidare il partito in questa delicata fase, che hanno evitato come la peste qualsiasi reale confronto con la base. Palpabile l’imbarazzo dei vertici democrat calabresi, che si sono affrettati a cancellare dal sito del Pd Calabria tutto ciò che riguardava il congresso in programma per il 16 dicembre, dopo la decisione raggiunta in giornata da parte dei vertici romani di far slittare l’appuntamento congressuale al 2019, in concomitanza con quello nazionale.
Ora sarà un commissario a dover sbrogliare la matassa. Non è un’esperienza nuova per i democrat calabresi, che hanno ancora nella memoria la reggenza di Alfredo D’Attorre dal 2012 al 2013, a quel tempo bersananiano di ferro, salvo poi lasciare il Pd nel 2015 per aderire a Sel. Il trampolino di lancio rappresentato dal commissariamento calabrese gli consentì però di arrivare in Parlamento. Chissà che addossarsi la grana calabrese non porti fortuna a qualcun altro.
Enrico De Girolamo
LEGGI ANCHE:
Pd, rinviato il congresso regionale: si svolgerà insieme al nazionale