«Tanti suggerimenti dati alla politica, tanti suggerimenti ignorati e non accolti». Così, l’ex primario di chirurgia, Giuseppe (Pino) Perrotta, ha stigmatizzato il rapporto tra sanità e politica in Calabria, nel corso dell’incontro di presentazione della sua ultima fatica letteraria (intitolata, appunto, “Sanità e Politica – il Covid-19: l’ultima goccia”).

Nell’aula consiliare del comune di Paola, dinnanzi ad un pubblico partecipe e coinvolto, alla presenza del sindaco Giovanni Politano, della vice Maria Pia Serranò, dell’assessore Antonio Logatto, del presidente dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della provincia di Cosenza, dr. Eugenio Corcioni, del dr. Giovanni Stoppelli (nelle vesti di moderatore) e del giornalista Roberto Losso (collegato da remoto), Pino Perrotta ha dato un assaggio degli argomenti approfonditi nel suo saggio.

La disamina sugli anni di emergenza sanitaria, è divenuta spunto per mettere a fuoco la gestione territoriale dei servizi, in troppi casi risultati scarsi o dilapidati senza criterio. «Nelle sedi auree della politica regionale – ha detto Perrotta riferendosi ai principali Palazzi calabresi, ed in particolare alla Cittadella di Germaneto – ogni impiegato ha 30 metri quadrati a disposizione. I nostri malati invece, se ne hanno 8, sono pure tanti».

«Nel blocco operatorio di Paola ci pioveva dentro – ha aggiunto in un altro passaggio l’ex primario – È stato costruito il nuovo blocco operatorio al terzo piano, però in una delle sale c’era un problema di smaltimento di gas anestetici per cui, l’intero blocco operatorio, dopo qualche mese, fu chiuso. Ritornammo al quinto piano, rifacendo soltanto la copertura del tetto. Abbiamo avuto sprechi a non finire».

«Noi abbiamo un decreto Calabria», ha rincarato la dose Eugenio Corcioni, presidente provinciale dell’Ordine, «che dovrebbe consentire l’utilizzo degli specializzandi negli ospedali. Zaia in Veneto ne ha assunti 1080, nella nostra Regione il computo segna zero».

Fallimenti gestionali e carenze professionali, in un sistema sorretto da «amicizie» (parafrasando Perrotta che ha attribuito la paternità dell’espressione all’ex ministro della Salute, Girolamo Sirchia), hanno un margine di tollerabilità proporzionale alla connivenza collettiva di chi ha il potere di cambiare le cose mediante il voto. «Se noi stiamo zitti, succubi – è stato l’appello del camice bianco – e ignoriamo tanti segnali cattivi che ci arrivano dalla società, e li accettiamo, a quel punto abituiamo tutti quanti ad accettarli. Invece bisogna reagire».

Per far questo, la ricetta proposta dal medico è consistita in un rafforzamento della consapevolezza civica, mediante la partecipazione attiva alla politica etimologicamente intesa. «Altrimenti poi non possiamo lamentarci».