Oliverio sta preparando il documento da portare al premier Renzi in occasione della direzione nazionale del partito che si svolgerà il 7 agosto e verterà sul Meridione.
Dopo i dati Svimez i democrat provano a darsi una mossa e i governatori delle regioni del Sud, tutti avversi alla corrente renziana, sono pronti a far sentire le proprie ragioni.
Tra gli interventi strutturali, sui trasporti e sullo sblocco di fondi, il presidente della giunta metterà tra le righe anche la situazione esplosiva che si è venuta a creare nel comparto sanitario. Con il commissario ad acta per il piano di rientro Massimo Scura non c’è mai stato feeling, ma adesso i rapporti sembrano essere arrivati al punto di non ritorno. Della vicenda si è discusso in occasione dell’ultimo vertice di maggioranza al quale ha partecipato anche il neo presidente del Consiglio Nicola Irto. Un incontro servito a dare un segnale di unità dopo la burrasca di “Rimborsopoli” e che vorrebbe anche essere un nuovo avvio della legislatura.
Proprio dopo aver concesso ai renziani di indicare il nome del presidente del Consiglio regionale e aver sacrificato propri uomini come Carlo Guccione, Oliverio è tornato ad occuparsi di sanità e del suo avversario numero uno. Forte del sostegno dei medici dell’Annunziata che hanno scritto una drammatica lettera di denuncia, il governatore ha chiesto a Scura una rapida inversione di tendenza. Altrimenti, dice Oliverio, si rivolgerà al governo. Per lanciare questo ultimatum è palese che deve essere cambiato qualcosa nei rapporti tra la giunta e Roma, altrimenti l’appello di Oliverio non avrebbe senso, considerato che fino ad oggi Renzi ha voluto la sanità calabrese affidata ad un commissario e ha anche comunicato la proroga della gestione fino al 2018.
Del resto gli equilibri in casa Pd sono sempre molti vari e Oliverio ha più volte dovuto aggiustare il tiro negli ultimi mesi. Adesso, però, con una giunta di tutti esterni, con il sacrificio di suoi uomini di fiducia e la concessione della presidenza del Consiglio ai renziani, sente di poter avere le mani più libere e di poter chiedere qualcosa in cambio al tavolo delle trattative.

 

Riccardo Tripepi