Accordo giallorosso fermo in attesa degli esiti della prima tornata elettorale. Intanto il governatore convoca il forum del centrosinistra. L'obiettivo è farsi trovare pronto al momento giusto. Ma Zingaretti e Di Maio hanno altri piani
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E mentre tutti attendono, Oliverio continua a portare avanti il suo piano. Il suo entourage ama ripetere una massima: «In politica chi ha tela tesse». E il governatore è convinto di avere ancora tanto filo per le mani.
La trattativa tra M5s e Pd, da cui potrebbe venire fuori un nuovo patto elettorale, è ferma in attesa del voto di domenica in Umbria. Oliverio non intende però appendere il suo destino alla volontà di due potenziali alleati comunque accomunati dalla volontà di farlo fuori.
La sua macchina elettorale è partita da tempo: le 5-6 liste già pronte, i comitati, le tante iniziative pubbliche per decantare i suoi 5 anni di governo. Ma ora si fa sul serio: il 4 novembre, in un capannone industriale della zona di Lamezia, il centrosinistra fedele al presidente dovrebbe iniziare i lavori sul programma elettorale.
Il «forum» si sarebbe dovuto tenere il 26 ottobre, ma forse Luigi Incarnato e gli altri animatori della coalizione alternativa al patto giallorosso hanno ritenuto opportuno posticiparlo. Evidentemente il voto in Umbria interessa un po' a tutti.
«Oliverio va avanti»
Non che i piani di Oliverio siano destinati a cambiare. Il governatore «andrà avanti comunque», ripetono i suoi. Tutt'al più un brutto risultato del «patto civico» di Bianconi potrebbe dare nuova linfa al “suo” centrosinistra, che ancora spera di ricevere l'appoggio (e magari il simbolo) del Pd.
In campo ci sono tre ipotesi, secondo uno dei dirigenti dem che sta coordinando la campagna del presidente. La prima: l'accordo Pd-5S si farà e a quel punto l'area vicina al presidente «potrebbe optare per la rottura» con i giallorossi. La seconda: il Pd costretto a ritirare il simbolo su pressione del Movimento. È la soluzione caldeggiata dalla deputata Dalila Nesci, secondo cui una eventuale intesa con i dem dovrebbe basarsi su un «presidente di garanzia» scelto dai pentastellati e sul ritiro del simbolo del Pd. «E senza il Pd in campo ognuno sarebbe legittimato a fare il percorso che ritiene più giusto», ripetono dall'inner circle oliveriano.
C'è anche la terza ipotesi, sintetizzata in una formula dialettale cosentina: «Si ricogliano». Cioè: il Pd, ormai orfano dei 5 stelle, torna al fianco di Oliverio.
Consiglieri di ritorno
I seguaci del governatore, a volte, danno l'impressione di vivere in una bolla o comunque in una realtà diversa rispetto a quella calpestata dal segretario Zingaretti e dall'intera segreteria nazionale, che ha ripetuto in tutte le salse che con Oliverio il discorso è chiuso: non otterrà mai il simbolo.
Ma alla Cittadella restano convinti del fatto loro, sulla scorta di tanti ragionamenti. Tra cui questo: «Gran parte dei consiglieri uscenti torneranno nel centrosinistra». C'è pure una motivazione: «Anche se il matrimonio con il M5s dovesse essere celebrato, nessuno garantisce agli attuali consiglieri il posto in lista».
L'obiezione avrebbe un suo fondamento: «I pentastellati non vogliono Oliverio perché indagato, ma diversi dirigenti del Pd sono stati coinvolti in altre inchieste giudiziarie e potrebbero subire lo stesso trattamento». Con la via giallorossa preclusa, allora, ai dem rimasti a terra non rimarrebbe altro da fare se non riabbracciare il presidente ricandidato. «Le porte di Mario – conferma, compiaciuto, un collaboratore di Oliverio – sono sempre aperte».
L'altra realtà
I piani del governatore al momento cozzano con le indiscrezioni che arrivano da Roma. L'accordo tra Di Maio e Zingaretti sarebbe stato sostanzialmente chiuso. Solo una debacle in Umbria potrebbe farlo fallire, ma i sondaggi dicono che i giallorossi sono molto vicini alla «coalizione degli italiani» di Salvini, Berlusconi e Meloni.
Il patto elettorale dovrebbe quindi essere chiuso anche in Calabria. Certo, tra Pd e 5 stelle ci sono idee diverse sui candidati. I dem vedono di buon occhio l'ex superpoliziotto Giuseppe Gualtieri; la maggior parte dei big pentastellati propende invece per Pippo Callipo, rispetto al quale la stessa Nesci ha tuttavia posto il veto («ha avuto la sua occasione, ora si vada avanti»). Il quadro è perciò ancora parecchio confuso. E contribuisce ad annebbiare anche l'orizzonte di Oliverio.
bellantoni@lactv.it