Ormai Mario Oliverio è stato messo da parte del Pd e non sarà il candidato governatore alle prossime elezioni regionali. Dopo le parole del responsabile nazionale per il Mezzogiorno Nicola Oddati, arrivano quelle altrettanto perentorie del commissario regionale del partito Stefano Graziano che esclude anche l'ipotesi delle primarie.

 

Oliverio dice che per scegliere il candidato governatore devono esprimersi i calabresi. Oddati ha detto che chi non si adegua alle decisioni del nazionale è fuori dal Pd. E il partito ha chiesto al presidente un passo indietro. È da considerarsi la rottura finale?

L’indicazione della segreteria nazionale è chiara, quella è e resta. Bisogna cambiare. Partendo da ciò nessuno vuole creare rotture. Del resto la segreteria nazionale ha commissariato il Pd calabrese proprio perché profondamente diviso. Ribadisco a lei quello che ho detto chiudendo la riunione di pochi giorni fa. È il momento della responsabilità e della generosità oltre che della lealtà, è il momento di anteporre l’interesse generale al destino dei singoli. È una fase molto delicata della storia italiana con una destra xenofoba, razzista e pericolosa che invade l’Italia e che si è presentata in modo forte anche in Calabria. C’è una rottura tra il sentiment e il vecchio schema politico. È evidente che abbiamo bisogno di aprire il Pd a forze civiche e a una candidatura alla presidenza su questo schema che ci permettano di essere innovativi e di cambiamento.

 

Come si sceglie adesso il candidato governatore? Esistono margini per organizzare le primarie?

Probabilmente dovremo condurre una impegnativa campagna elettorale per le elezioni politiche. Combattere voto dopo voto per recuperare terreno rispetto a Lega e Cinque Stelle, perché è ormai chiaro che queste due forze politiche, insieme, hanno condotto il paese allo sfascio e che il Partito democratico è l’unica alternativa. Non credo ci sia il tempo di organizzare delle primarie ed è perciò ancor più importante accelerare la costruzione di un percorso politico aperto, innovativo e credibile che parta dal centrosinistra aggregando le forze civiche. Sceglieremo il candidato presidente applicando tre concetti innovazione, condivisione e cambiamento.

 

La crisi del governo nazionale in che modo potrebbe influenzare le scelte dei partiti anche in chiave regionale?

Credo che siano percorsi indipendenti. Ovviamente dai territori guardiamo con attenzione a quel che accade a Roma, ma i blocchi politici rispetto al quadro nazionale sono definiti.

 

Secondo lei in che data potrebbero svolgersi le elezioni sia regionali che nazionali?

Se la crisi nazionale dovesse concludersi con lo scioglimento delle Camere non ci sono molti margini anche perché in autunno c’è la sezione di bilancio e l’esercizio provvisorio rischia di paralizzare ulteriormente un paese già fermo. Credo sia opportuno non andare oltre il 13 ottobre. Per le regionali decide il governatore, quindi bisogna rivolgere a lui questa domanda.

 

Vista la confusa fase politica attuale e considerata la forza attuale del fronte sovranista sono immaginabili alleanze nuove? Il rapporto con i Cinquestelle potrebbe cambiare?

Il Movimento 5 stelle in meno di un anno è stato capace di dilapidare il consenso conquistato, subendo la linea di Salvini. Io non credo che possa essere un nostro interlocutore, né che possano esserci alleanze anche perché noi abbiamo un’idea di Paese mentre loro no. E la nostra idea è radicalmente alternativa a chi vuole governare alimentando odio e paure. Quello che deve fare il Pd è riconquistare l’elettorato che in questi anni aveva votato 5 Stelle e che adesso è deluso.

 

Riccardo Tripepi