Oliverio rimane fedele alla linea. Con l’assenza di ieri alla serata di chiusura della festa regionale del partito ha fatto percorso netto.
Neanche un minuto di presenza alla manifestazione più importante (almeno così doveva essere) del Pd in Calabria e che ha registrato, tra l’altro, la presenza del ministro Maria Elena Boschi, alter ego del premier Renzi e volto della campagna referendaria per il sì.


“Problemi di salute” si è vociferato tra gli stand semi vuoti del lungomare reggino. Ma è chiaro che la “questione” non potrà passare inosservata. Intanto perché, alla vigilia di un appuntamento fondamentale per il futuro del partito e dello stesso governo nazionale, si pone un problema serio sulla compattezza del partito in Calabria.


Il segretario Magorno e i suoi la sbandierano in ogni dove, ma alla prova dei fatti il partito prende poi strade diverse. Ed allora se si mettono in fila le assenze pesanti registrate alla festa regionale di Reggio, le critiche arrivate dai circoli cittadini per il mancato coinvolgimento, le stilettate arrivate dai vari Stumpo e Guccione, e l’assenza scientifica e totale del governatore, qualche dubbio inizia a serpeggiare.


Neanche Marco Minniti, che pure doveva chiudere la serata di giovedì, si è fatto vedere nella sua Reggio per metterci la faccia, così come ha fatto spesso per dare segnale di attenzione e spargere messaggi di unità alle truppe.
Sul palco, per la conclusione della festa, ci sono stati soltanto il sindaco Giuseppe Falcomatà, il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto e il capogruppo del Pd Sebi Romeo. Quest’ultimo che già aveva marcato visita nel giorno precedente (quello della visita della Boschi) non ha potuto fare a meno di rispondere presente, anche per evitare che l’assenza degli ex bersaniani diventasse davvero un caso politico.


Solo reggini, insomma, per chiudere un appuntamento che ha avuto davvero poco di regionale. Quasi a rimarcare un altro e fondamentale aspetto che si sta registrando dall’inizio di questa legislatura e cioè la spaccatura anche geografica del partito.

 

Sicuramente Reggio è diventata periferica, dopo gli abusi a contrario della gestione Scopelliti, nelle attenzioni della giunta e nei pensieri di Oliverio. Soprattutto, dopo la scelta del presidente di puntare esclusivamente su assessori tecnici ed esterni, anche la stessa funzione del Consiglio regionale sembra essere diventata marginale e non consona al ruolo che la massima assemblea elettiva calabrese dovrebbe avere. Svuotato di competenze e funzione, palazzo Campanella è diventato una sorta di passacarte di una giunta tecnica che comincia a non essere più digerita da vastissime componenti della maggioranza di centrosinistra, oltre che dello stesso Pd.


Ed allora l’assenza di Oliverio di ieri rientra sicuramente tra quelle assai pesanti. Anche perché il presidente non ha mandato neanche un messaggio di scuse o un saluto ufficiale. Un modo grottesco di smarcarsi e prendere le distanze da quella che era al festa regionale del suo partito e non un convegnucolo qualsiasi.


Si vedrà alla ripresa dell’attività istituzionale, sempre che questa davvero si decida ad arrivare, quale sia davvero l’aria che si respira in casa democrat e ai piani alti di palazzo Alemanni. Ma la sensazione è che l’autunno che aspetta Oliverio, Magorno e il resto degli astanti più che caldo potrebbe essere rovente.


Riccardo Tripepi