VIDEO | Il governatore ieri a Bivongi ospite degli amministratori che lo sostengono: «Calunnie su di me, chi sa parli senza nascondersi nell'anonimato»
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Nonostante i diktat imposti dal Nazareno, la campagna del governatore della Calabria Mario Oliverio verso le Regionali va avanti. Ieri il presidente è giunto a Bivongi, cuore della vallata dello Stilaro, per ribadire a sindaci e amministratori locali promotori di un comitato a suo sostegno, l’intenzione di non fermarsi. «Chiedo solo il rispetto dello statuto del Pd – ha affermato Oliverio – e di una regola che mi auguro non sia violata».
Nei giorni scorsi 23 dei 26 circoli piddini del territorio reggino hanno sottoscritto la volontà di non accettare la linea della dirigenza nazionale, invitando Zingaretti a indire le primarie per la scelta del candidato alla presidenza. «Riteniamo ineludibile il rispetto delle norme statutarie che regolano la vita democratica della nostra comunità politica – si legge in un documento - ispirate al principio del pluralismo e della libera espressione del pensiero». A tenere banco tuttavia sono le presunte calunnie sul conto del Governatore che circolano all’interno del suo partito. «Ci sono alcuni esponenti che alimentano il “non detto” secondo cui ci sarebbero pronte misure cautelari nei miei confronti. Se costoro hanno rapporti diretti con le Procure sarebbe un fatto grave. Lo dicessero pubblicamente senza nascondersi nell’anonimato».
«In questi anni - ha rimarcato Oliverio - abbiamo affondato il coltello nella piaga della discrezionalità e dei favoritismi. Abbiamo chiuso i carrozzoni dello spreco e delle clientele e abbiamo lavorato senza sosta per affermare e garantire i diritti di tutti. Con l’introduzione della digitalizzazione dei procedimenti amministrativi abbiamo dichiarato guerra alla “Vecchia Regione” e abbiamo inaugurato una nuova stagione nella organizzazione della amministrazione regionale e nel suo rapporto con i cittadini e le imprese. Quando esisteva la cosiddetta pratica della “cartellina” consegnata a mano, qualsiasi funzionario, qualunque dipendente poteva “integrarla” in qualsiasi momento e farlo a seconda delle proprie convenienze, delle proprie amicizie e della propria discrezionalità. Adesso non è più così. Oggi ogni pratica, ogni atto è trasparente e tracciabile. Qualunque cittadino può esercitare direttamente da casa sua il controllo sull'andamento di ogni provvedimento amministrativo. Basta andare sul Portale della Regione per rendersi conto di chi ha ottenuto un finanziamento e per quale progetto e per quali opere gli è stato assegnato. Tutto ciò ha permesso di accelerare l’iter dei procedimenti e di accendere i riflettori sulle zone di rallentamento o di stasi. È stata una grande operazione di trasparenza e legalità in una regione che, nel corso di decenni, è stata divorata dal malaffare e massacrata da gruppi di potere e da insaziabili lobby affaristiche. L’abbiamo assunta non senza dover superare ostacoli e difficoltà. Abbiamo avuto coraggio e ce l’abbiamo fatta, compiendo così un altro, importante passo in avanti verso la costruzione di quella che io amo definire una Regione “normale”, fondata sul rispetto della legalità, della trasparenza, dei diritti dei cittadini. Una Regione che i calabresi possano sentire come la propria casa».
«A tal proposito - ha proseguito il presidente della Regione - vorrei ricordare agli smemorati e a quanti fanno finta di non ricordare che quando sono arrivato alla guida della Regione ho trovato la Cittadella, il palazzo degli Uffici della Regione che, nonostante fosse stato inaugurato per ben tre volte e completato da quattro anni, era rimasto completamente vuoto. Ho chiesto i motivi per cui gli uffici non erano stati ancora trasferiti. Nessuno sapeva o voleva rispondermi».
Poi, ha aggiunto il presidente, «ho capito: c’erano 29 sedi sparse nella città di Catanzaro e la Regione continuava a pagare sei milioni e 900 mila euro di fitti all’anno. Era il 20 luglio del 2015. Assunsi immediatamente la decisione di trasferirmi, io per primo, nella nuova sede insieme agli uffici della Presidenza. Poi subito convocai in Cittadella la Giunta e i dirigenti a cui comunicai che tutto il mese di agosto doveva essere utilizzato per trasferire i mobili sparsi nelle varie sedi, senza acquistarne altri, e che entro il 1° settembre tutto il personale avrebbe dovuto essere trasferito nella nuova sede. Infine, andai personalmente negli uffici dell’Enel e di Telecom per firmare i contratti di allacciamento dei servizi ed eliminare così ogni scusa, ogni alibi con cui si continuavano a giustificare i ritardi del trasferimento. Ho fatto solo questi esempi - ha continuato Oliverio - per dire che attraverso atti come questi abbiamo rotto il reticolo, il verminaio di interessi che si era consolidato negli anni intorno all’Ente regionale. C’è ancora tanto da fare e da cambiare, ma sicuramente in questi anni abbiamo messo la nostra regione sulla strada giusta. Ora, indietro non si torna. La Calabria - ha concluso - non può essere riconsegnata nelle mani dei nostalgici del passato che, con la Regione e grazie alla Regione, si sono ingrassati e hanno costruito immense fortune a scapito della povera gente e dei cittadini calabresi”.