«Troveremo la soluzione migliore» aveva detto l’assessore reggino Carmelo Romeo ma, a distanza di un anno, la situazione non è cambiata. E nonostante i proclami il museo del mare è nuovamente al centro di uno scontro legale che vedrà oggi la R. Marine Group depositare tre ricorsi per comprendere quale sarà il futuro del cantiere nautico che fino a marzo è in possesso della concessione ma che, in assenza di una soluzione per delocalizzare l’azienda, vive nell’incertezza. Ma andiamo con ordine perché la battaglia legale non è di certo all’inizio. 

Era marzo del 2024 quando annunci e sogni di gloria dell’amministrazione Falcomatà sono stati infranti dalla sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale per la Calabria che ha accolto il ricorso del cantiere nautico rappresentato e difeso dagli avvocati Natale Polimeni e Angelo Clarizia. Il Collegio aveva evidenziato come «il comportamento delle Amministrazioni non sia stato improntato a criteri di collaborazione e buona fede». Il Tar aveva chiarito che al Comune toccasse individuare un’area adeguata per ricollocare il cantiere. Questo passaggio, come denunciato dall’azienda, continua a mancare e a poco più di due mesi dalla scadenza della commissione, «nessun amministratore ha trovato una soluzione».

L’atteggiamento dell’amministrazione comunale era già stato scandagliato dal Tar che aveva constato come «pacifico e non controverso che Marine Group si è continuativamente fatta parte diligente nell’individuare almeno due aree di interesse dove si sarebbe potuto alternativamente ricollocare l’attività cantieristica, onde scongiurare le gravi conseguenze derivanti dalla revoca della concessione demaniale sollecitata dallo stesso Comune di Reggio Calabria». Una volontà che la società continua a mantenere valutando l’opera del Museo del Mare di pregio. Nonostante ciò, però, si sono trovati costretti a depositare oggi tre ulteriori ricorsi che, adesso, potrebbero porre un freno all’entusiasmo nell’annunciare lavori senza aver adempito per tempo alle prescrizioni della sentenza del Tar e del Consiglio di Stato. 

C’è una realtà imprenditoriale che adesso rischia di perdere tutto. Posti di lavoro in bilico, investimenti a rischio e un’incertezza che non consente di poter gettare le basi per un progetto di crescita già esistente. Da giovane imprenditore Federico Rosmini non vuole farsi scoraggiare ma alle promesse di un anno fa, quando l’assessore Romeo commentando la sentenza del Tar confermò che avrebbero incontrato «i rappresentanti dell’impresa del cantiere nautico e individueremo la soluzione migliore da percorrere», nulla è stato fatto. Ad essere presa in considerazione è stata una delle due aree proposte dalla società, ovvero, Pentimele, ma da un primo sopralluogo i luoghi si sono presentati inidonei. «Li è una vera e propria discarica a cielo aperto. È visibile l’amianto e per bonificare servono cifre importanti». Insomma, tre nuovi ricorsi e una richiesta chiara: «Chiediamo un confronto con il sindaco che fino ad ora non abbiamo mai visto». 

Protocolli d’intesa, sentenze e promesse: tutto inatteso

Nel 2022 era già stato firmato un accordo per la delocalizzazione. «Perché non è stato rispettato? Perché non si leggono bene le carte? Secondo me, si è arrivati al TAR solo perché non c’era altra via d’uscita. E ora, l’11 febbraio, il Consiglio di Stato entrerà nel merito. Ma già aveva detto chiaramente che bisognava delocalizzare urgentemente. Perché non è stato fatto? Tutti sappiamo quanto siano importanti i fondi del PNRR, e siamo d’accordo che queste opere siano necessarie. Ma Reggio Calabria ha bisogno anche delle sue aziende. Chiedo una cosa precisa: voglio un incontro con il sindaco Giuseppe Falcomatà. Non con gli assessori, non con i dirigenti. Con lui. Perché lui è il primo cittadino e deve metterci la faccia. Alle conferenze dei servizi ha mandato altri, lui non si è mai presentato. Adesso, però, è il momento di assumersi le proprie responsabilità».

Il Museo del Mare è una grande opera attesa a Reggio Calabria, ma che sta mettendo in crisi un’azienda che, oltre a dare lavoro, rappresenta una realtà fondamentale per questo territorio. L’unica nel suo genere. Si era arrivati a una soluzione con la sentenza del TAR, eppure, ancora oggi, qualcosa sembra muoversi. E Federico, pur deluso dall’atteggiamento dell’amministrazione, non nega l’importanza dell’opera. «Il Museo del Mare è un’opera importante, maestosa, di livello per questa città e per il territorio, un'opera di sviluppo e di rilancio. Tuttavia, sebbene fosse stata trovata una soluzione con le varie sentenze del TAR, e anche con l’ultima sentenza del Consiglio di Stato, che richiedeva espressamente un'ottemperanza da parte del Comune nel delocalizzare questa azienda, ciò non è mai avvenuto. Questo sta causando non pochi problemi, non solo alla dirigenza e ai collaboratori, ma anche ai clienti e alle pubbliche amministrazioni che si avvalgono dei nostri servizi. Non si capisce quale sarà il futuro, ed è un problema serio. Da tempo ci battiamo per difendere i diritti e l'etica di un servizio nautico unico a Reggio Calabria, che consente interventi immediati per le pubbliche amministrazioni, i diportisti, le attività di charter e i turisti, che possono avere esigenze o difficoltà su questo tratto di mare».

Il soccorso in mare anche a mezzi della Guardia Costiera, unico punto di riferimento per la nautica reggina, un indotto non indifferente e la possibilità di investimenti futuri. Nonostante tutto questo «Il Comune non ha mai voluto interloquire, non si è reso parte interessata nel salvaguardare gli interessi della sua stessa città e dei suoi cittadini. Perché, prima di essere imprenditori, siamo cittadini di questa città. Siamo legati al territorio, lo amiamo e auspichiamo che questo Museo del Mare venga costruito. Siamo tutti favorevoli. Ma vogliamo poter continuare a lavorare. La nostra azienda ha 40 anni di esperienza: non siamo nati ieri. Tra due mesi scadrà la concessione su quest’area e, sebbene sia stata individuata un’area alternativa a Pentimele, questa non è idonea.  

Quando l’amministrazione afferma di aver fatto passi avanti, io evito di esprimermi, perché credo che la situazione sia più complessa di quanto gli assessori abbiano dichiarato. I quotidiani regionali hanno riportato dichiarazioni sulle capacità amministrative, e proprio su questo punto mi chiedo: dove sono queste capacità amministrative? Se davvero ci sono, allora chiedo al sindaco Giuseppe Falcomatà di presentarsi, di invitarci a un incontro per dialogare direttamente con lui. È il primo cittadino ed è responsabile della sua amministrazione perché o non sa cosa sta facendo la sua Giunta, oppure omette di sapere determinate cose, che però sono fondamentali per il futuro di Reggio Calabria».  

Posti di lavoro a rischio mentre si intavola l’ennesima battaglia legale

Questa è la realtà: il cantiere nautico di Reggio Calabria rischia di scomparire. Abbiamo fatto un giro per comprendere lo stato attuale delle cose, quali sono le richieste all’amministrazione, considerando che la concessione scadrà a breve e che proprio su quest’area dovrebbe sorgere il Museo del Mare. «Avevamo ipotizzato di poter convivere con quest’opera. Assolutamente sì. Avevamo questa utopia, credevamo che fosse possibile coesistere con i lavori del Museo del Mare. Lo definisco fantastico perché, essendo stato in Australia per un mese e mezzo, ho visto da vicino l’Opera House, e questa struttura me la ricorda molto. Se verrà realizzato, sarà sicuramente un’opera di grande importanza per tutto il territorio. Ma torniamo al problema principale: la nostra attività è legata alla nautica, sia per il diporto che per le pubbliche amministrazioni. Abbiamo in cantiere mezzi della Guardia Costiera e di altre realtà che dipendono dai nostri servizi.  

Abbiamo un Travel Lift, l’unico a Reggio Calabria, un investimento frutto del sacrificio di mio padre, che ha creato quest’attività per passione, non per business. Questo è un punto essenziale: noi lavoriamo per passione. La nostra azienda non è solo un’attività economica, ma un principio di vita. Il mare ce l’abbiamo nel cuore, al punto che abbiamo perso pezzi della nostra famiglia in mare. Ma questo non ci ha mai fermati. Oggi abbiamo uno staff di ragazzi eccezionali, dediti al lavoro, precisi, attenti, pronti a imparare. Eppure, il loro futuro è a rischio. Non solo il mio. Io sono giovane, ho 31 anni e tre figli. Lo Stato chiede ai giovani di restare e costruire il futuro in Italia, ma come si può farlo se ci vengono tolte le basi per lavorare?».

Tra due mesi scadrà la concessione. Non sappiamo cosa accadrà. E l’aspetto economico, le perdite in gioco e le variabili sono troppe e Federico da imprenditore lo sa bene. «Chi sarebbe così incosciente da prendere accordi privati oggi, senza sapere se tra due mesi potrà ancora operare? Questa incertezza blocca la programmazione, ha impedito le assunzioni che avevamo previsto e ha già causato licenziamenti, con ragazzi che si sono visti costretti ad andare via per cercare certezze. L’amministrazione aveva proposto due soluzioni: Calamizzi e Pentimele. Ma il fatto che non si sia andati avanti dimostra una cosa: a Reggio Calabria, l’amministrazione non esiste. Ci sono due sentenze del TAR, un protocollo d’intesa firmato tra Comune e Autorità di Sistema dello Stretto. Il Comune ha assunto l’obbligo di delocalizzare le attività presenti, eppure non lo ha fatto. Questo protocollo esiste dal 2020. Nel frattempo, ci hanno revocato la concessione, spinti proprio dal Comune».  

E allora, qual è il vero problema? «L’ignoranza di chi non sa leggere i documenti, non capisce la normativa e non si assume responsabilità. Questo non è un danno da poco. Un’attività che non può fare programmazione è un’attività condannata. Ma chi non ha mai lavorato, chi non ha mai aperto una partita IVA, chi non ha mai dovuto prendere responsabilità per i propri dipendenti, non può capire. Noi qui non stiamo spostando un tabacchino o un’edicola. Qui parliamo di un cantiere nautico, di un settore strategico».