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Nessuna retromarcia da parte del segretario regionale del Pd Ernesto Magorno malgrado i risultati elettorali deficitari. Questo è il file rouge della direzione regionale dei democratici in corso in questo momento a Lamezia Terme.
Sostanzialmente i quadri dirigenti del partito stanno sostenendo la linea di Magorno sulla necessità di far in modo che , detto in politichese, ognuno debba fare autocritica ma rimanendo sostanzialmente attaccati alla propria poltrona. Un partito che è ben al di là della questione del fallimento elettorale. È in realtà un partito che attende il capolinea del referendum di ottobre. Intanto il consigliere Arturo Bova ha letto il documento stilato tra giorni fa dai giovani dissidenti guidati da Gianluca Callipo e Marco Ambrogio con cui si mette in discussione l 'attuale segreteria regionale. Dalla discussione sta emergendo che nessuno sta chiedendo la testa di Magorno.
Ma la chiave di tutto il ragionamento sta nella necessità di fermare l 'emorragia di consensi tenendo ben presente il fantasma penta stellato che in Calabria ancora non si è espresso in pieno. Le lotte intestine interne al partito sono alla base del decadimento e dei recenti fallimenti. Gli esempi di Cosenza e Crotone sono lampanti.
Guccione rispetto alle critiche però avverte che sostituire le persone non risolve il problema. La questione della sconfitta è legata secondo Guccione ad un trend che riguarda la Calabria. La sua candidatura a Cosenza è stata un assunzione di responsabilità da uomo di partito. Ma adesso dice Guccione dobbiamo invertire la rotta non possiamo far finta che non governiamo la regione. In sostanza la vicenda politica registra anche lo stallo secondo Guccione anche dell amministrazione regionale. Che sia un segnale per accelerare un nuovo rimpasto? Potrebbe essere fatto sta che ho questo momento tutti sono convinti che bisogna cambiare rotta. Anche sul rapporto con Roma. La questione è chiara a tutti: fine della sudditanza. Sopratutto su temi cruciali come la sanità. Sono anni che i fondi della sanità sono gestiti al di fuori del bilancio regionale. In questo momento noi siamo delegittimati dal discorso più importante della vita politica regionale ossia la sanità. È molto grave conclude Guccione che chiede una inversione. E sulla questione cruciale del referendum bisogna stabilire un rapporto chiaro con i militanti ed i cittadini e non come è accaduto nel corso delle ultime elezioni dove il PD in molte occasioni era presente con più liste nelle stesse città. Un analisi del voto impietosa che pur rivolta al segretario regionale non sembra comprometterne la poltrona . Almeno finora.
Per Luigi Guglielmelli le critiche devono essere colte ed il documento di coloro che mettono in crisi la segreteria deve essere letto in maniera costruttiva e gli elementi di rottura con il passato devono stare nel dibattito.
L 'appuntamento per un approfondimento è stato fissato per il 28 e 29luglio prossimi ed intanto Pino Soriero chiede lo svolgimento immediato di un Congresso straordinario.
Per Mario Oliverio il dato del voto dipende molto anche da alcune specificità da cui non si può sfuggire e sappiamo tutti come sono andate le cose a Cosenza e Crotone a partire dalle candidature. Senza dimenticare il vezzo del trasversalismo che caratterizza molto l'azione di una buona fetta del partito. La sfida oggi è rappresentata per Oliverio dalla capacità di una rottura decisa con il passato. Da parte sua ricorda che alla Cittadella sua attuando un taglio al potere burocratico regionale per sconfiggere un sistema di potere deviato: "io in modo composto oggi mi fermo alla polemica ma chiedo una risposta netta alla richiesta di riorganizzazione del partito altrimenti poi non mi fermerò più alla polemica".
Oliverio ai giovani dissidenti dice: "La vostra ricetta è superata. È uno scopo tra classe dirigente mentre il vero problema è la disgregazione sul territorio". Il partito ha perso insomma la sua funzione di sintesi e non si rispettano più le regole.
Per Gianluca Callipo è stata una bella riunione perché "oggi ci siamo detti le cose in faccia". Ed ad Oliverio dice che non è stata inutile la riunione dei dissidenti perché il partito non c'è e bisogna dirlo con chiarezza. "Il nostro - dice Callipo - non è un attacco personale ma un momento di critica costruttiva anche un utile supporto alla giunta regionale".
Per Marco Minniti, che conclude i lavori oggi, è stata una discussione franca al di là degli accenti. Una discussione prevalentemente politica ma non una resa dei conti: "Oggi è stato un buon inizio poi faremo un arrotondamento di tutto il 28 e 29 luglio". Le questioni del radicamento del partito e del governo regionale devono essere comprese con il confronto diretto con i cittadini e non con meccanismi al chiuso del partito. Insomma per Minniti la partita si gioca mettendo in gioco il dibattito nelle piazze facendo quello che la gente pensa sia giusto fare. Per la stabilità ed il riformismo dobbiamo tutti insieme tutelare e difendere il governo Renzi.
A fine luglio quindi il partito si rivedrà per decidere e per avviare un congresso straordinario entro dicembre, subito dopo il referendum. Ed intanto ad agosto potrebbe esserci un punto seminariale sulla linea politica.
Sonia Rocca